21 giugno, 2016

Gli esami finiscono.

E' una notte prima degli esami.
Una qualsiasi.
Non esattamente.

E' una sera, che la notte arriverà, e sarà forse silenziosa più di altre. O forse no. Ci si troverà in terrazza, le sere sono belle da qualche giorno in qua, e c'è profumo di gelsomino e una luna impossibile e così bella che staresti ore a guardarla e a pensare, bella scoperta, scrivere cose belle guardando la luna, non è tutta 'st'impresa, diciamolo.

No che non è una notte come le altre.
E' la quarta.
L'ultima, per me.
La prima, per la piccola di casa.
Che piccola, non è.

Domani, in questa casa iniziano per l'ultima volta gli esami di maturità.

E' stata una giornata fin troppo tranquilla, con un via vai di fanciulle con dizionari in mano, libri, fogli, chi si è fermato qui per la notte e ha fatto colazione nella mia cucina, con un gatto in braccio e gli occhi persi. Lei, invece, tranquilla.

L'ho scrutata nei giorni scorsi, coltivata un pochino, protetta, un pò viziata,  fatto finta di non vederla quasi,e invece, ad ogni scuotere di capelli, ad ogni sospiro, ad ogni guardare fuori dalla finestra, un punto indefinito del pratino, della collina, chissà, sapevo esattamente che cosa le passasse per la testa. Esattamente. Perchè lei è me. 

Sei me, figlia.
Sei me non solo perchè metti i miei anelli e mi rubi tutto, sei me perchè come me sei smarrita e forte, dolcissima e di roccia, sei me quando ridi, anche quando piangi e piangi poco per non farti vedere, sei me perchè sei ansiosa come nessuno al mondo e ostenti una sicurezza che non sai nemmeno dove vai a prendere e che qualche volta sembra vera. Non sempre, quasi mai, anzi mai. Chi ti ama davvero conosce il tuo segreto, ed è bello arrendersi, qualche volta.

Sei me perchè abbiamo le mani uguali, lo stesso sorriso, per questo lo riconosco, le volte che non è brillante luminoso come sempre. Sei me perchè sei una bufera, perchè parliamo allo stesso modo, perchè hai la camminata che un pò ciondola, come me.

Sei me. Per questo so.
So che domani è il tuo giorno, so quello che provi, che ne hai voglia e scapperesti, che non vedi l'ora che finisca ma forse no, che sai che a tratti sarà un trionfo o uno sfacelo, e ogni quarto d'ora cambi idea.

Vivi questa sera, figlia.
Perchè sarà una di quelle sere che non scorderai mai.
mai nella vita, mai.
Uguale solo alla sera prima di andare sposa all'amore della vita, e forse neppure. Lì non avrai paura, domani invece sì.

Non è vero che le paure fanno crescere, le paure fanno paura e basta, forse, l'unica cosa che puoi fare è un pò imparare, perchè dalle paure si impara, come dal freddo,che ti insegna a vestirti di più, come dall'amore, che ti insegna a non difenderti mai. Dalla paura si impara il modo per averne di meno.
E' complicato da spiegare, lo capirai da sola.

Fai di questa paura una delle più belle della tua vita, fai di quest'ansia l'ansia migliore che si possa avere, lo so che ti senti come dentro a una tempesta di vento, fa che sia allora il vento più bello e profumato e conosci. E' solo così che sarai salva. 

Domani non comincia e non finisce nulla, non si girano pagine e non si mettono punti, nè a capo, nè maiuscole. Domani, è un giorno speciale che vivrò insieme a te, nel modo migliore che so. nel modo che tu stessa mi insegnerai.
Ti aspetterò alla fontana davanti al liceo, per tutto il tempo del tuo tema, sei brava a scrivere e non sarà difficile per te, ti penserò così forte che i miei pensieri li vedrai passare dalla finestra, se guarderai fuori.

nessun esame sarà mai come questo.
ma io, io sarò in tutti gli esami che avrai, oggi e sempre, figlia che sei me.
















16 giugno, 2016

La Collezione di Pastelli Viola.

Ho una collezione di pastelli viola.

Qualcuno comprato, irresistibilmente. Quando vado in cartoleria per altro, esco sempre con le Bic Cristal d'oro e d'argento, e un pennarello o un pastello viola. Deve essere una patologia, non so.  Adesso, i pastelli  li vendono anche sciolti, non c’è bisogno di comprarne una scatola intera. ne basta uno, due al massimo,  Ne ho una quantità. Molti li ho sottratti dagli astucci delle elementari dei miei figli. Quelli che non sono dimenticati, intendo.

 Li tengo per me.
Sparsi nella borsa, sul tavolo, in mezzo al quaderno sul comodino, chi non cw l'ha, un quaderno a righe sul comodino, per scrivere prima di dormire o appena sveglia. Mi capita, ogni tanto. Quando sono tanto felice o tanto triste. A seconda.  Scrivo e scrivo. Incipit, capitoli di libri, sceneggiature brevissime.
Non rileggo mai.
Fra mille anni, ritroveranno il mio quadernino sul comodino e diventerà un best seller.
Ma i pastelli viola sono un’altra faccenda. Non li uso. Non coloro mai. Anche adesso che è diventato tendenza. Non coloro. Li guardo.

Li tempero ogni tanto, li rimetto a posto nel loro vasetto  trasparente, li metto in gradazione mentre parlo al telefono, per  concentrarmi o per distrarmi, chi lo sa, ma non li uso mai. Li guardo e basta.
Così come guardo i miei giorni di adesso, l’estate che non arriva, le cose che ho e quelle che non ho più, questi cieli impossibili che non sanno di caldo e di giugno, ma a me in fondo va strabene, io amo i temporali, le gocciolone sul terrazzo, i tuoni, i lampi, le saette nel cielo, l’odore dell’acqua, hai mai fato caso che il temporale ha un odore bellissimo. E poi, i temporali sono viola, lo sanno anche i sassi.
Guardo le cose mie come i pastelli viola del vaso, di marche diverse, alcuni quasi nuovi, alcuni usatissimi.
A volte mi viene voglia di usarli, di colorare le giornate che proprio non girano, di lilla chiaro, di viola intenso, di glicine tenero, di pervinca acceso. Niente. Non li tocco, li lascio lì. Ci sono cose che vanno lascaiate così come sono, perché non c’è una ragione né le puoi cambiare, né possono andare diverso da come vanno. Forse, nemmeno colorandole.

Guardo i miei pastelli come si guarda una mappa, meglio se di un tesoro nascosto da qualche parte che ancora non so dov’è, ma lo troverò presto,  ho questa sensazione, i tesori  si trovano sempre sulle spiagge e sono forzieri pieni di monete d’oro, e escono un poco dalla sabbia e tu hai la mappa in mano e dici, dieci passi di qua, sotto l’albero di là, scavi pochissimo ed eccolo lì.
Sono certa che il forziere sarà viola.

E se così non fosse, lo coloro io, che tanto, ho i pastelli.

13 giugno, 2016

La Leggenda Delle Improvvise Amarene.




Le amarene mi piacciono.
Sono forse una delle pochissime, ma mi piacciono.
Anche come temperamento, intendo. Maturano per gradi e non tutte insieme, non si danno troppe arie e insomma, hanno meno pretese delle cugine ciliegie. Sono più popolari, non so come dire.

Mi piacciono sì, ma non  ho mai piantato nessun albero.
Qualche anno fa, a  uno dei miei Figlioli, insieme all'Amata dell'epoca, punse vaghezza di piantare un albero di amareno agli Argini, a testimoniare il loro amore eterno. Lo trovai un bel gesto romanticissimo e fuori moda, per questo molto prezioso.
La storia d'amore naufragò burrascosamente sei mesi più tardi, ma l'Amareno del Figliolo e dell'Amata è ancora lì. Chissà, magari qualcuno ci fa pure la marmellata.

Questa mattina presto, mentre passavo in rassegna alcuni interventi da fare sulla siepe del Pratino, quale non fu il mio stupore nel vedere una miriade di bottoncini rosso rubino che mi guardavano, dalla siepe medesima.
Ma come.
nessuno vi ha mai piantato, qui.
Questo è il posto del ribes e delle more, questo è l'angolino dove la siepe di solito fiorisce, proprio qui qualche anno fa c'era il caprifoglio, che è morto al freddo e al gelo dell'inverno 2011.
Che qualcuno o abbia piantato a mia insaputa?
Impossibile.
Il mistero di infittiva vieppiù.
E tale rimarrà.

Il Mistero delle Amarene Improvvise, nate senza motivo al fondo di un Pratino qualsiasi, non dà segni di essere risolto, e va bene così.
Ne ho raccolte una manciatina, sistemate in una ciotolina sbeccata ma bellissima, adagiate con grazia in un letto di foglie verdissime e le ho messe a tavola, la Maturanda ed io, per il pranzo sotto all'acero in terrazzo. Calmeranno gli scleri prima degli esami e poi con quel bel colore rossissimo, fanno allegria.
Benvenute Improvvise Amarene, avrò cura del vostro alberino e dei frutti che vorrete regalarmi.

Non ci si deve mai chiedere il perchè delle cose, perchè il mondo gira uguale come vuole lui, e puoi dannarti e sbattere la testa al muro e girare su te stessa fino a non capire più niente, che tanto, sempre niente ci capirai.
 Il mondo va dove vuole, un pò come quei carrelli dell'Esselunga con le ruote bloccate e hai voglia a spingere e a tirare, la direzione la decide lui. Così, il destino.

E il mio destino ha voluto per me un albero di Amarene.
Improvvise.
Dolcissime.

la felicità è una cosa semplice.





09 giugno, 2016

Guardami.




Ho lasciato scorrere una quantità di giorni, di notti, di pomeriggi, di momenti belli, meno belli, di ansie tremende, di paure, di piccole felicità, quasi sottovoce, quasi a non volermi nemmeno rendere conto che il tempo passava e passava davvero, per forza.

Ho preparato viaggi, partenze e ritorni, vacanze, non tante in realtà, cene e pranzi della domenica, e merende, e apertivi, venite? Veniamo.

Ho provato a rendermi conto, a ripassare quel giorno, e i giorni prima, e ci ho pensato così tanto e così bene che sono riuscita a sentirmi ancora come quel giorno, Come accartocciata pronta ad esplodere, è così che ha mi ha fatto,  il dolore, quando una voce mi ha detto che dovevo essere forte, perché tu non c’eri più.

Ma come non ci sei più.

Con te dobbiamo fare una quantità di cose che non sta né in cielo né in terra, abbiamo ancora circa mille cene e un sacco di natali e la festa per il mio anniversario, e dobbiamo andare di nuovo a Londra, e ancora mille volte in vela ma stavolta senza tempesta e non più al Giglio, stavolta decido io e non mi importa se metti il muso, tanto il muso con me non lo hai messo mai, le volte che abbiamo litigato, circa tre, credo, siamo rimaste litigate un quarto d’ora, non c’è soddisfazione a litigare noi due.

Con te, Luisa ed io dobbiamo cucinare per capodanno e ballare il tango spostando il divano e tu che ridevi ma non sono sicura che ridessi solo così o se fossi anche un po’ sbronza, non sopportavi che il mio telefono continuasse a suonare, da allora ho tolto un sacco di cose e spesso tolgo anche la suoneria, anche se è del tutto inutile, oramai.

Con te dobbiamo ancora inaugurare quella casa così bella, devo ancora ricamarti una quantità di strofinacci, dimmi che canzone vuoi che ci scriva stavolta, e farti calze colorate e scialli e sciarpe, e il cappello per sciare che hai perso e quasi piangevi,  e lasciarti la mia borsa che ti piace un sacco, te ne do un’altra, quella piace a me, me la regali? Con te dobbiamo ancora parlare tanto, devo dirti tante di quelle cose che non sai, ti sei persa un anno intero di me, te ne sei andata senza salutare, senza dire, Eugi Andiamo, Che Sale La Nebbia,  senza dire niente.

Cosa hai pensato mentre volavi via, e da che parte sei passata, e cosa vedi da lassù, dalla nuvola dove ti sei seduta, le gambe incrociate e le Hawaianas che abbiamo comprato insieme, e quel costume viola che mi piaceva tanto, Hai Più Tette, mi dicevi, Non Ti Va.


Guardami Silvia, amica di tutta la mia vita o quasi, guarda giù, che ci hai lasciato tutti qui a cercarti dappertutto, e ad averti dappertutto, negli addobbi di Natale, negli armadi delle tovaglie, nella cornice con l’uccellino da dove adesso mi sorridi, ti ho messo davanti al lavandino e ogni tanto ti parlo e ti sorrido e mi viene da dirti che sei scema, e che mi manchi, mi manchi da morire, è solo un anno o diecimila, è solo un attimo o sono mille, Silvia, guardami, non mettere il muso se non andiamo dove vuoi tu, adesso resta qui che ho ancora così tanto bisogno del bene che mi vuoi, quello che ti voglio io è ancora qui, intatto e non sa dove andare, ho bisogno  di te che mi chiami Lau e mi dai sempre ragione con tutti, anche quando non ce l’ho, guardami  Silvia, lo so che non ti arrabbi, io e te non siamo mai riuscite  a litigare per davvero, ma tu, ovunque sei,  guardami, Silvia, guardami.


19 maggio, 2016

Sogno sempre il mare.

Ho bisogno di uno bravo.
Uno bravo a interpretare i sogni.
Sogno cose strane.
Tremende certe volte.
bellissime altre.
E spesso, il mare.

Quasi sempre. E mai calmo. 
Lo sogno in tempesta, come quella volta al Giglio, che mai più sono stata peggio di così, in mezzo al mare, intendo. Lo sogno con le nuvole, coi fulmini orizzontali, con le onde più grandi di me e io che voglio gridare e non ci riesco.
E poi, lo sogno da terra, da una balaustra che guarda giù, e si vede la ferrovia, e io che aspetto e aspetto, e cerco di leggere il nome del paese e non ci riesco, e pioviggina finissimo, e poi mi guardo le mani e sono azzurre, come se il cielo mi fosse piovuto sulle mani.

Che strana cosa sono, i sogni.
 Metti insieme cose e situazioni della vita reale, un compagno di scuola che non vedi da secoli, gente famosa, che magari ti sposi pure, è successo qualche sera fa, che ridere.
Io me li ricordo i sogni, anni fa qualcuno deve avermi detto che era belo segnarli su un quaderno appena sveglia, perchè se non te li ricordi è una delusione, Ho Sognato Ma Non So Cosa, ho sognato ma non mi ricordo. 
Io, invece, mi ricordo sempre.

I sogni forse sono la parte di noi che nascondiamo di più, quella che ci fa capire delle cose, per quanto ingarbugliati e strani siano, portano sempre un fondo di verità, qualcosa che si colleghi alla vita vera. O forse proprio no.
Sogno il mare perchè lo amo.
Sogno il mare perchè ne ho voglia, perchè mi guarisce dai pensieri pesanti e dalla malinconia. E mi ricorda cose bellissime, giorni bellissimi, e persone che non ho più. Forse, è proprio per questo che lo sogno così tanto, perchè mi illudo di ritrovarle.

Così, raccolgo i miei sogni, li scrivo fitti su un quaderno, e lo tengo lì. Non lo rileggo mai, forse non è ancora il momento, scrivo tante di quelle cose che non legge nessuno e che tengo per me, scrivere e leggere sono una terapia, forse lo è anche sognare il mare.

E forse, la tempesta che vedo è quella che si ha dentro, ognuno di noi ha una tempesta nel cuore, che gli piaccia o no, che la senta o no, le tempeste sono quelle che poi fanno il cielo più bello e il mare più calmo, liscio e di velluto, con le ondine leggere che fanno ssssshhhhhhh appena appena, non quelle rabbiose che si infrangono sugli scogli e  sono forza e bellezza, come quelle di Capo Testa che da terra sono uno spettacolo di energia che non ha uguali al mondo.

Forse, la mia energia la prendo proprio da lì, dalle onde che sogno le notti che qui c'è il vento e metto insieme il vento vero con le onde finte, e non so più bene se sono su quella balaustra a guardare giù o se sono nel mio letto, e comunque, chiudo gli occhi forte perchè non vorrei svegliarmi mai, perchè il sogno svanisce, le onde che hai solo immaginato vanno via e il vento vero ha solo scompaginato l'aiuola delle rose che adesso è tutto un tappeto di petali color pesca e rosa, e arancio e lilla.

Spero che il mio sogno sia rimasto sotto il mio cuscino.
Stasera, forse lo sognerò di nuovo.
Chissà.



Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...