28 marzo, 2014

Il Vaso delle Biglie.


Conservava il suo vaso di biglie colorate nel ripiano più in vista della cucina.
Una passione da sempre, le biglie di vetro.

Ogni tanto però, ci voleva una rimescolata, andavano controllate, riviste una ad una, forse,anche spolverate. Una volta, aveva anche provato a dare un giro di lavastoviglie.

Certo, v'era modo e modo.
Si potevano accarezzare con un panno morbido, con tenerezza quasi, magari con quel piumino da polvere che giaceva in un armadietto e che faceva tanto Desperate Housewife.
Oppure, si potevano sciacquare con l'acqua gelata, di malagrazia, di fretta, le biglie sono forti sì ma non amano essere bistrattate, certo, a chi piacerebbe?

Le biglie del vaso erano una delle cose che aveva al mondo più care.
Quel giorno, aveva preso il vaso distrattamente, molte erano scivolate fuori, qualcuna aveva perfino rischiato di rompersi.
Alla fine, però, era riuscita a recuperarle tutte, carponi sul pavimento, sotto i mobili e dietro alle sedie, le aveva sciacquate con grazia e sapone Marsiglia, asciugate con un panno candido, rimesse nel vaso, riposte fra le cose al mondo più care, nel ripiano più in vista della cucina.



26 marzo, 2014

Sola.

Non esiste l'unità di misura della solitudine.
Forse, nessuno ci ha mai pensato in realtà, nessuno ci si è messo mai a studiarlo sul serio, vediamo, quanto sola sono da uno a mille.
Dati confusi, di difficile calcolo per tutti, figuriamoci per me, con troppi fattori da tenere a mente, col riporto di due, il 3 nel 9 sta 3 volte, pigreco e raggio x raggio x 3,14. Ecco. Non viene.

La solitudine non si calcola, si sente.
E ci sono momenti dove è più facile calcolarla, dove tutto ti appare lampante eppure così confuso.
La notte, esempio, quando non sai se dire Sono le 4 di notte o le 4 del mattino, che effetto diverso che fa.

Ci sono notte che non dormi, e stai lì a studiare a memoria gli alberi al di là della finestra, col buio non si dorme, voglio vedere fuori. O se va male, ripassi per bene il ripiano del comodino, la matita, gli orecchini, un bicchiere d'acqua, il libro di Fosca che pure hai riletto un pò, ieri sera, ma che stavolta non è servito.

Sentirsi soli è brutta questione.
Non si quantifica in persone che hai intorno, certo che no, con tutte quelle che ho dovrei stare a posto per la vita. Sentirsi soli è una condizione dell'anima, del cuore, forse, che non trova pace, che non trova la strada, che sbatte e sbatte di qua e di là, un calabrone sul vetro, una farfalla intrappolata in un barattolo.

Di notte poi, si è più soli che mai, i pensieri spinosi diventano macigni a schiacciarti e valanghe a travolgerti, e si respira appena per non svegliare nessuno, e poi ci si fa un giro si sotto, o di sopra, a controllare che tutti dormano nei loro letti e che tutto sia tranquillo e perfetto, e senza pieghe, ma quella stropicciata sei tu, che sei perfino uscita sul terrazzo col gatto, lui sì che non ti ha voluto lasciare sola.

la solitudine ti avvolge come un mantello pesante, stoffa vecchia e sporca, ti imprigiona come si fa con le lucciole, due mani chiuse e non mi scappi, e la tua luce nessuno la vedrà, finchè sei qui dentro.

stare sveglia non mi piace, mi fa pensare pensieri che non voglio pensare, i pensieri non si scelgono come le fragole al mercato, col buio che c'è non si riesce a vedere.

sola fra mille, mica solo la notte, io contro il resto del mondo, salva solo in questa casa, salva con la luce ma col buio non c'è storia, il buio è cugino del sentirsi soli, ti abbraccia sì ma stacci attento, non fidarti del buio, non fidarti di nessuno, cuore schiacciato nel barattolo, lucciola imprigionata, stupida farfalla, stupida e sola.



20 marzo, 2014

Viola nel Muro.


Non si capiva come avesse potuto crescere lì.
Senza acqua, senza terra, solo col sole.
Inspiegabile.
La viola era nata proprio lì, tra il muro e la staccionata verde dove si sarebbe abbarbicato, di lì a poco, il gelsomino.
La scoperta fu fatta una mattina di marzo, stendendo le lenzuola, la meraviglia dei primi giorni di bel tempo è proprio stendere fuori, all'aria bella, col profumo del sole.
La viola era lì, un ciuffetto di smeraldo e qualche bottoncino di viola chiaro, caramelle quasi, Violette Leone, le conosco bene,sono state i confetti per il mio matrimonio.
La viola del muro aveva deciso di nascere lì, senza preavviso, senza grandi pretese, senza alcuna invidia delle viole dell'aiuola, di là, che invece avevano sfidato la corteccia di pino delle rose e godevano del privilegio della primissima fila. Guarda Che Belle, viola scuro e foglie larghe.

La viole del muro sono gemme incastonate nel nulla, rendono meraviglioso un pezzo di cemento armato e una staccionata spoglia, fanno di un angolo inutile un angolo bello, semplice, colorato appena, viola chiaro e foglie piccole, loro.

Vorrei essere viola del muro anche io, avere il coraggio e resistere, senza terra, a dispetto di tutti.
Un pò, la sono.
A volte non mi riesce, ma ci sono giorni in cui mi sento invincibile e forte, e di me dò il meglio, i colori pastello, le foglie tenere, quel che so fare, qualche parola a un'amica, risate nel telefono, sorrisi anche, se sorridi al telefono se ne accorgono, non lo sapevi?

Oggi il sole non c'è.
La viola nel muro è sempre lì, morbidissima, l'ho persino accarezzata questa mattina.

Che miracolo sei, viola perfetta di primavera, avamposto di giornata meravigliose che verranno, messaggera di bellezza e pace, che mondo bizzarro è mai questo se nasci e mi sorridi da un angolo di muro.
Imparo da te forza e tenacia, imparo da te a resistere, imparo da te l'inaspettato, la gioia piccola, stamattina, e per mille altri giorni ancora, non mi farò sommergere, non mi farò schiacciare.

 Sarò Viola nel Muro, vedrai, riuscirò.


16 marzo, 2014

C'è la luna che mi guarda.



Non sono brava a fare le fotografie.
Faccio delle foto stupide, sbaglio la luce, miro male, non ne so di inquadrature e grandangoli.

Ho preso in prestito la stanza più bella di questa casa, quella col letto basso e le finestre sulle colline, a perdita d'occhio. E' la stanza che è stata di quasi tutti i miei figli maschi, a rotazione, è la stanza degli ospiti di riguardo, è luminosa e grande e ha una parete verde acido voluta da non so quale figliolo.

Ho qui le cose che mi servono per organizzare gli eventi dei prossimi mesi e mi piace farlo guardando fuori ogni tanto, le colline che sono diventate mie, il Monferrato verdissimo e affascinante di questa stagione, si aspetta da un giorno all'altro un'esplosione di fiori bianchi e rosa, nuvole soffici, qua e là, nel verde.

L'ho vista da subito, una lunetta rosa là in fondo, quando ancora la luce non si è arresa al sole che va giù, e non è buio ma quasi, non è sera ma quasi, è la primavera bellezza, mica uno scherzo.
C'è un'aria profumata e speciale, la domenica è quasi finita ma non se ne vuole andare.

La luna, sale nel cielo, lenta, imponente e bellissima, regale nel suo essere un pò rossa e un pò dorata, piena stasera, uno spettacolo che amo da sempre.
La luna dà il meglio di sè quando il cielo è scurissimo, ma anche adesso non è poi così male, le luci della strada di sotto provano ad offuscarne la bellezza intatta ma lei che la sa lunga, sale piano sù sù, dietro ai rami del ciliegio e resta splendente, a guardarmi da lì, a farsi Imperatrice di questo cielo lucido che si meraviglia ogni volta, è un cielo abituato alla nebbia questo qui, e la prima luce lo stordisce e lo fa timido, ma come, all'improvviso tanta bellezza per me.

La luna mi guarda e mi sorride, lo so.
Sa che sono qui, mi conosce così bene, sa che l'ho guardata tante volte da mille posti diversi e ogni volta erano storie nuove, vite diverse, forse, situazioni che cambiano sempre, che vanno via veloci.

La luna mi guarda e mi racconta delle cose che capisco solo io, che solo io so leggere e tenere lì, in un cassetto nascosto così bene che a volte fatico pure io a ritrovare.

Quando mi sentirò  persa penserò alla luna di stasera, a questo momento perfetto, a questa luce soffusa che è già buio ma che ancora non lo sa, anzi, diventa buio buio per rendere lei, la luna, ancora più bella.

Nessuno al mondo mai sa resistere alla luna.
Nemmeno il buio.

14 marzo, 2014

Se pensi al giardino.

Sì, forse dalie.
E astri, anche, li ho visti in una busta all'Esselunga tempo fa.
Mia nonna ne aveva una tonnellata di astri, dalie e gladioli, fiori desueti nei giardini di adesso, nessuno ha più il tempo di passarci giornate a curarli, i giardini.
Mia nonna invece sì.
Lei ci passava i pomeriggi, e io con lei. Scolpiva aiuole perfette, strappava erbacce, sfoltiva rose e cespugli di ligustro. Io avevo un retino per le farfalle, un innaffiatoio rosso e i capelli lunghissimi. Mi piaceva, quel giardino, dove al centro campeggiava un pino trapiantato dopo il primo Natale passato in quella casa. Era il 1972. 

In questa mattina che è venerdì, e che me la prendo comoda dopo una settimana passata in tournèe che nemmeno Shakira, penso al giardino che farò in questa casa di adesso, quali colori e quali fiori, voglio i fiori di mia nonna, e distese di lavanda a perdita d'occhio, come se questo giardino fosse una landa sconfinata e invece è solo un giardino semplice, qualche alberino e un pratino, parlo come mia mamma, lei mette sempre i diminutivi alle parole.

Sembra da qui una mattina di pace.
Questa notte, i letti dei miei figli erano tutti occupati, come da tempo non succedeva, forse qualche mese, e questo ha fatto di me ieri sera la donna più felice e serena al mondo, appena prima di svenire nel letto, sfatta dopo un'infilata di giorni pienissimi di cose belle, di preparativi e progetti e soddisfazioni personali. E lussi, anche.
Ieri, un pranzo con Afef e la mia Amica della Moda, che ambo secco sulla ruota di Alba.
Chiacchiere e cose belle, alternando confessioni e paure, preoccupazioni e piccole vittorie. Che bello è uscire a pranzo con le Amiche, è un rito diverso dal caffè al volo, in centro, veloce. A pranzo ci si racconta di più, si ha più tempo per dire le cose, anche le più tremende, anche quelle che ti pesano e fanno male. E poi, si sorride e si va avanti, Assaggia Questo, è Una Delizia.

Il giardino che vorrei ha tutti i colori del mondo, i profumi che nemmeno riesco ad immaginare, e insetti e farfalle e ronzii e battiti di ali colorate, le cicale. E il sole.
Comprerò bulbi e vasi e fioriere, financo una piccola staccionata, alla difesa.
Troverò anche un retino e un innaffiatoio rosso, mia nonna sarà felice.
Quel pino piantato è ancora lì, nella vecchia casa sul bivio, dove passo ogni tanto.

L'inverno è dimenticato, la tempesta sembrerà passata e il giorno sarà perfetto, se pensi al giardino. 


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...