27 giugno, 2013

Le infinite volte.

Che ho letto un libro in un giorno solo. Mangiato, perlopiù.
Che sono uscita scalza a cercare il gatto.
Che sono rimasta a guardare fuori dalla finestra.
Che sono caduta per terra e mi sono rialzata, spolverandomi le ginocchia e dicendo Non Mi Sono Fatta Niente. Qualche volta non era vero.

L'estate è qui, un'estate verde anzichè blu, anzichè corallo, anzichè turchese, e tutti i colori che ha quel mare.
La collina è così generosa, così bella, così piena di cose.
Mi curo.
Curo le cose che ho, un orto improvvisato, un giardino strapieno di fiori che ti vien voglia di fare una festa, e quante feste i giorni scorsi, compleanni, anniversari e anche niente, Cosa Festeggiamo? Festeggio Te.

Mi verrà voglia di lavanda e marmellate, e pomeriggi con le miei Amiche, e sere tardi a chiacchierare coi miei figli, a identificare i rumori del buio, cicale, i grilli, una civetta che alla fine mi è diventata simpatica, il cucù.
Curo queste cose piccolissime e preziose, diamanti rari, curo me e i miei pensieri scompigliati, disordinati, così crudeli da farti soffocare certe volte, da farti come annegare, annaspi annaspi e non riesci a tornar sù, nemmeno seguendo le bollicine, è seguendo loro che si esce dall'acqua dopo un tuffo, come, non lo sai?

Ho centinaia di barattoli di vetro da riempire di qualcosa, o rivestire con il pizzo come fa la mia amica Rossella, che cuce cose così belle da perderci la testa, che mi insegna, spesso, tanto, ma non a cucire.

Ho scoperto che alla fine riesco sempre a tornare sù, qualche volta vado più a fondo, qualche volta ci metto di più, ma non è importante. E' mestiere che entra, e dovrei essere docente, ormai, di Risalite, di Rialzamenti dopo Cadute, ma forse non sto abbastanza attenta, non prendo appunti ed ogni volta affogo quasi, ogni volta casco.
Casco e mi rialzo, come facevo da piccola, per non preoccupare mia madre che vigilava su di me da sotto la pianta, la seggiolina arancione e il lavoro a maglia, la vicina Mariuccia sempre accanto, Consigli Pratici da sfogliare e risate semplici.

Casco e mi rialzo, spolverandomi le ginocchia appena appena, controllando che non sia troppo sbucciato, ma i graffi e i lividi non si vedono mai subito, spuntano sempre il giorno dopo. Ho imparato a gestire anche quelli.

Le infinite volte che ancora cadrò, e come allora  dirò Non Mi Sono Fatta Niente.
Non sarà vero, ma non lo saprà nessuno.
So mantenere i segreti.






18 giugno, 2013

Furbo Tiglio.

Sì, lo adoro.
Il profumo del tiglio ha uno strano effetto su di me.
Su di me che non mi riconosco, nemmeno mi assomiglio, su una me che non sono io.
chissà chi sono, poi.
Il profumo del tiglio che sento a zaffate girando per la città, mi fa beata fra le beate, calma fra le calme, e nessuno sa invece che generi di tumulti e menate, e magoni, magoni grossi come nespole da mandare giù, tutti interi, così, magoni inutili di una me noiosa e impacciata, di una me che non sono io, l'ho detto un attimo fa.

Il tiglio ha un profumo che mi devasta dalla bellezza, dal buono, dalla meraviglia.
Un pò calmante un pò eccitante, Mi Senti? Sono il tiglio. Che faccia c'hai da due giorni in qua, che smorfie fai, dov'è che guardi quando ti fermi a guardare fuori dalla finestra, non nel pratino, non la siepe, e dove allora. Che cos'hai, quando ti fermi a pensare, cosa ti passa per quella mente contorta e slavata, non un'idea folgorante, di quelle che devi subito raccontare a qualcuno, non un progetto da fare, il nulla sul nulla, il caldo, l'erba tagliata da portare via, è senza senso l'erba dimenticata, verde smeraldo sul pratino e poi giallastra e secca, promette e non mantiene, un pò come te.
Mi senti, sono il tiglio, un tiglio qualunque, un tiglio del viale, o della piazzetta della scuola elementare, ti ho vista passare oggi, non ti vedevo da un pò, o forse ti vedevo ma non eri tu, non sei la stessa che conosco, quella che so io è tutta un sorriso e un chiacchierare, questa qui è una donna stupida e col muso, che ne ha sempre una che non va, che si lamenta spesso, ma da quando poi.
Lo vedi, non sei tu.
Mi senti, sono il tiglio.

sì ero io
il tiglio non lo inganni
il tiglio ne sa.

Un clic per Cuore di Maglia.


Forse non tutti sanno che cosa sia Cuore di Maglia.
E' una mia idea, un'invenzione, quella di riunire un bel pò di donne appassionate di maglia e di fare tante scarpine, cuffiette e copertine per i bambini prematuri delle Terapie Intensive Neonatali.
Non solo, Cuore di Maglia collabora con case famiglia e Centri di Aiuto alla Vita.
Cuore di Maglia nasce nel 2008, e da allora, per vestire i piccolissimi ed essere vicino alle loro mamme,  di strada ne ha fatta tanta.
In macchina, in treno, a settembre prenderà anche un aereo.

Citroen Italia ha lanciato un concorso, Citroen Women Edition.
Con un clic, si dà la possibilità a 3 associazioni vicini alle donne di vincere un'automobile.
Che ci farebbe davvero molto comodo.
Ci vedo già il cuore sulla portiera...

Cuore di Maglia al momento è al sesto posto.
Basta un clic a costo zero e con un balzo in avanti di sole 3 posizioni, riusciremmo a vincere una C1, che è una macchina piccola ma con un bel bagagliaio, da riempire di corredini e cose belle.

Sono a chiedervi un clic.
Da voi e dai vostri contatti.
Da Facebook si vota cliccando qui.
Dal sito si vota cliccando qui.
Ma affrettatevi, il concorso scade il 30 giugno, che è vicinissimo.

Cuore di Maglia e Citroen.
La strada da fare è ancora tanta. Ce la regalate, una C1?


15 giugno, 2013

La Filosofia dell' Aspro Ribes.

Come ogni estate, lassù, nella casa in collina, ecco spuntare il ribes.
La Raccolta del Ribes, descritta qui, segna senza ombra di dubbio l'inizio di un nuovo periodo, di nuovi giorni tranquilli e senza grandi orari, senza grandissimi impegni, se non quelli piacevoli, ai quali, accidenti, oggi si deve giocoforza rinunciare, come il decennale di UnFiloDi, al quale tenevo molto ma che alla fine non si può e allora smetti di frignare, fine.

Quest'anno, il ribes della siepe è esploso in tutta la sua magnificenza regale, i rami piegati dal carico di tante gemme preziose, piccoli globi trasparenti e perfetti, incantevoli nel loro rosso rubino. Abbiamo dovuto metterci un nastrino, per dargli una mano a sorreggere tanta meraviglia.
Stamattina, ne ho trovato un mini grappolo accanto alla tazza della colazione, gesto amorevole del mio Illustrissimo Sposo, che sa da quanti giorni sorvegli non vista la siepe di fuori, e che non mi sono persa neppure un passaggio, dal verde deciso, al rosa, al rosso chiaro.
Ieri, la maturazione, complice il sole forte, il caldo, le giornate belle.

Il ribes è uno strano frutto, è così bello da vedere, fa capolino tra foglie che sembrano piccole foglie di vite, rami riccioluti e abbarbicati alla siepe del bosso, lo abbiamo piantato distrattamente anni fa, ignorato per un pò e adesso guardalo, splendido nel suo bel rosso.

Il ribes costa una sassata, ben disteso nelle vaschette blu dell'Esselunga e  sono fiera di averne una siepe tutta per me, da guardare quando voglio, da mangiare senza nemmeno lavarlo direttamente dalla siepe, e qualche volta senza nemmeno dividerlo acino per acino, dal grappolo, così.

Il Ribes insegna.
A capire di più. A concentrarsi più sulla  bellezza che sull'aspro dei suoi frutti.
A goderne della sua vista, più che della sua quantità, l'idea era di farne una marmellatina, ma forse non ce n'è abbastanza, forse un vasetto, forse meno.
Il Ribes è bello da guardare, e se ad un primo assaggio può sembrare aspro e nemico, sarà al secondo acino, e poi al terzo, al quinto, al millesimo, che ci si abituerà al suo gusto vivace e inusuale, apprezzando quel retrogusto di vaniglia, inaspettato, perlopiù.

Sarà un'estate perfetta, la mia, finchè troverò grappolini di ribes accanto alla mia tazza della colazione.

10 giugno, 2013

Giugno a stento.

Sarà l'aria ferma, il sole nascosto, il niente.
Che giugno è questo mai.
giugno è Vespa, è borse di vimini, è correre agli argini. Giugno è ciliegie nell'Albero Grande del Prato Grande, è grano quasi giallo, è profumo di tutto, di quasi tutto, quest'anno all'infinita lista dei profumi, al basilico, ai fiori, al pulito, si depenna quello del mare, della sabbia, i profumi che hanno certi porti della Grecia, l'odore del maestrale, si tira una riga sopra, zero.
Giugno a stento per gli ultimi giorni di scuola, il tiglio nemmeno, il profumo dico, i quaderni finiti, la sveglia muta.
Ma di tutto questo ancora nulla, non la voglia di correre agli argini, ancora troppa pioggia e pozzanghere e fango, e zero ciliegie e nemmeno il cestino, la Vespa poi.

Confusa, confuse le parole i pensieri le cose, confusi i progetti, confuse le idee, una stanchezza insolita, io che stanca non la sono mai, ma mai, ma proprio mai, che nemmeno la parola mi piace, è una parola triste, lo senti che suono che fa? stanca, non ha colore, non ha carattere, non ha doppie.
Confusa sì, che raccoglierei tutto quello che mi passa e lo scriverei qui, lascerei andare tutto quello che voglio, senza punti o virgole e nemmeno la maiuscole, già che ci sono, giugno a stento,senza ciliegie e senza grano  ma a stento sono anche io, come sospesa, come sollevata, non saprei, come appesa da qualche parte, ma non a volare, solo a guardare giù.

Giugno a stento, c'è aria di inizio e di fine, di cambiamenti epocali e di nessunissimo conto, dipende da che parte li guardi.
Il mio giugno ancora non lo so, non lo conosco, piacere, mi chiamo Laura e tu sei il mio giugno, ne compro uno, ne voglio uno bello come i miei giugni soliti, è il mese più bello per me, più di maggio, più di tutti.
Scelgo un giugno semplice, questo qui col fiocco lilla, un giugno pieno di cose belle, di silenzio, di pace, scelgo un giugno senza menate, con un cestino di vimini al posto della borsa, con i giri in bici e le corse agli argini, i bar coi tavolini fuori, le mie amiche,  voglio un giugno  coi suoi colori, che sia buono con me, voglio un giugno di quelli dolci, quelli che cogli il ribes, quelli che leggi in giardino e senti le api, quelli che non ci sono orari, che si apparecchia in terrazza e si fanno feste quasi ogni sera, invitati noi e pochi altri, voglio un giugno calmo, dimenticarmi di tanto, nascondere l'inverno e i pensieri e i magoni sotto la siepe e lì dimenticarmeli, i fiori del plumbago nuovissimo faranno la guardia e non li faranno scappare più, un giugno di quelli belli, normali e accecanti di sole e di storie e  di musica, un giugno purchessia, qualsiasi cosa, tutto fuorchè a stento.

Grazie, Pietro, per avermi suggerito un titolo così bello.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...