09 giugno, 2011

La salvezza.

L'antidoto. La medicina. La tachipirina, che va bene sempre. L'effetto allucinogeno. La sostanza stupefacente. Ieri me ne sarebbe servito un tre etti, sono tre e mezzo, lascio? Una bella 5 ore, come si dice, al Pronto Soccorso con uno dei figli, tanto per non essere diverso dagli altri, e per ricordarsi bene la strada dell'Ospedale, sia mai che si dimentichi, e soprattutto, come si sta mentre aspetti, tu non hai niente o quasi, e c'è anche chi non ha niente come te  ma anche tanti che stanno male ma male tanto. Alla fine ok. La giornata di ieri viene archiviata alla voce Menate, il Figliolo sta bene e ha pure studiato durante l'attesa sfiancante, la sua testolina non ha un bel nulla, solo un bernoccolo che qualche fanciulla dagli occhi languidi gli farà passare. O venire di più, a scelta. Orbene, così è deciso, oggi non ci sarò per un bel nessuno. Nel senso che oggi è giovedì e secondo le migliori tradizioni noi il giovedì si sparisce per un pò, ci si dà alla macchia, come dire, me ne vado e tanti saluti carissimi, che qui fra Liceali Immusoniti, Laureandi Precisini, Licenziande (si può dire?) con la grande ansia di cosa mai indossare alla Festa delle Scuole ormai prossima, Universitari da accudire, mi sa che ho reso grazie, mi genufletto e vado via. Dal canto suo, Egli, lo Sposo, non fa una piega. Lavora e lavora, studia carte nautiche, pianifica transumanze da e per l'Isola, osserva silente tutto quel che accade intorno a Lui Maiuscolo, sentenzia qualche frase delle Sue Maiuscole a tavola, fissa coi Suoi Maiuscoli Cerulei Occhi il Liceale che ancora non sa rispondere alla domanda Che Voto Hai Di Biologia. Ben perciò, me la squaglio, prima che in questa cucina inizi a tuonare forte. Anche senza goccioloni sul terrazzo.  Che io ci sia o no, per Lui Maiuscolo non fa differenza, almeno apparentemente. Egli  sostiene infatti di aver installato un microchip in uno dei miei orecchini, di quelli che non tolgo mai, e che sa sempre con precisione chirurgica dovecomeconchi io mi trovi. E sul suo display, oggi comparirà Knit.Knit.Knit. Maiuscolo, ovvio.

07 giugno, 2011

Gli Infiniti Giorni.



Infiniti erano i giorni che passavano sotto le porte socchiuse, dentro l'acqua del pozzo e nei giardini silenziosi, cicale e foglie nuove, insetti curiosi e niente. Pioveva da giorni, e i pensieri avevano strane forme bislacche, di quelle che fai con le mani sul muro, è un cane o sono soltanto le mie dita a giocare con la luce. Guarda meglio, si disse, fuori il fradicio dell'acqua piovana, dentro due rose sfiorite che non hai cuore di buttare, che burla l'acqua fresca sotto alle rose sfiorite, del tutto inutile, oramai.  Le cose le si accartocciavano intorno, foglie secche che fan rumore o forse foglie macilente, sotto il noce del sentiero, il fango non va mai via in quella parte della strada, d'inverno è impossibile e d'estate neppure, rimane solo una piccola pozzanghera, ma c'è, il segno del trattore e l'erba schiacciata. Infiniti i giorni che dovrebbero esserlo davvero, da tante cose vuoi fare, da tante ce n'è. Infiniti, come l'orizzonte che guardi di sbieco, che non ricordi se non sai, che non rammenti se non vedi, che non comprendi fino in fondo eppure è lì. A pensarci bene, è tutto un gran teatro, chi recita e chi applaude, chi strappa i biglietti e chi vende i popcorn, chi scopa la sala dopo, di malavoglia e imprecando, le cartacce e i bastoncini dei ghiaccioli, e anche i popcorn, quelli sempre. I giorni infiniti sono quelli che odi e ami, che attiri e respingi, nell'ineluttabile gioco del Sotto a Chi Tocca, del Chiama quando Arrivi, del Vorrei ma Non Posso.

E lo so che non si capisce niente, ma oggi va così, poteva essere l'inizio di un bel libro, magari lo è, chi lo sa.

Dedicato a chi come me, oggi vorrebbe essere al di là dell'orizzonte, e di giorni infiniti ne vorrebbe una decina,  lontano dal fango, dalle rose sfiorite e anche dai popcorn.

05 giugno, 2011

Se di domenica.

Ci sono dei lavori e delle questioni e delle situazioni che si possono solo affrontare di domenica, e di domenica soltanto. Che la domenica in fondo è bella perchè già dal venerdì tu sei lì che dici, Ecco, Magari lo faccio Domenica che Ho Tempo, ma non è sicuro che lo farai la domenica successiva, quella cosa che ti eri messa in mente di fare, può essere una domenica a caso, anche nei prossimi trent'anni, per dire. Accantonata l'idea di stendere, e meno male dacchè quassù in collina diluvia a nastro, è ancora troppo presto per cucinare e non so nemmeno in quanti siamo, indi perciò, ci si dedica con noncuranza ai lavori della domenica. Essi possono essere catalogati come lavoretti di poco conto, all'apparenza, ma che si rivelano di grandissima utilità a lungo termine. Per esempio, sono circa diciotto volte che mi dico, Sistemerò l'Astuccio Dei Ferri da Maglia, e per diciotto volte ho rimandato. Oggi, invece. Oggi che c'è il temporale e di far cose outdoor non ci si pensa nemmeno, anzichè bighellonare per casa si impegna il proprio prezioso tempo in lavori di questo tipo. Che poi, e che ve lo dico a fare, i lavori di sistemazione, come quello dei cucchiaini, per esempio, hanno comunque il loro bel risvolto psicologico. L'impegno mentale, il dover separare, appaiare, distinguere, ha fatto in modo che si accantonassero per un pò pensieri noiosi, squarci di spavento di prima mattina quando non si è realizzato subito che il Liceale stava fuori stanotte, ospite da un amico, e lo sapevamo anche, ma il fatto di non vederlo lì, nel suo lindo lettino mi ha procurato un lunghissimo secondo di purissima angoscia, di quella che ti gela e ti fa bollente in un attimo, non so se mi spiego. Così, sistemare il Prezioso Astuccio mi ha rincuorata, già che il mio cuore ultimamente sbatte forte contro la mia testa e si burla di me, e mi fa state immobile e muta, certe volte e agitata e rumorosa certe altre, e di starsene buono non ne vuol sapere, e batte forte contro le lenzuola prima di dormire, e respiro profondo e cerco di raccontarmela e dire che è tutto ok, ma proprio a volte non mi riesce, e se fosse domenica e se avessi astucci e cassetti da riordinare, allora sì, saprei come fare.

01 giugno, 2011

Cosa c'è.



Lo sai cosa c'è di più buono del profumo del tiglio?
No.
Il profumo del Tiglio Bagnato.
Ma dai.
Già.
A passare dal viale non ci si crede di quanto buono sia, davvero, non puoi capire. 
Esagerata.
Ma no, invece. Il profumo del viale è già forte da solo, ma è un forte che ti avvolge e ti culla, è un profumo che ti entra in testa e se ci pensi te lo ricordi bene, non è mica semplice ricordarsi di un profumo, non è una poesia o una canzone, o il nome di una via, che se ci pensi un attimo dici, ecco, quello lì. No, a pensare a un profumo non è facile, provo a ricordare uno di quei profumi che andavano tanto quando ero una ragazzina delle medie, Charlie, credo che si chiamasse, erano tutte impazzite per quel profumo, a me faceva vomitare, e se ci penso credo che sia l'unico dei profumi che mi ricordo a memoria. Il tiglio è uguale, potrei ricordarmelo anche in mezzo al deserto, per dire, dove di tigli nemmeno il sentimento, o in cima a un monumento, o pensarci mentre passo davanti a una rosticceria cinese. Ecco, il profumo del tiglio io  lo so. E lo amo di un amore semplice e assoluto, perchè mi ricorda una casa che avevo, i miei figli maschi piccini, la strada di ghiaia, le nocciole, il pergolato e le rose, il pozzo, Torino all'orizzonte, gli scuri alle finestre e i miei bambini biondissimi.
E poi, se a questo ci mescoli l'odore dell'acqua, del temporale, delle foglie bagnate, dei fiorellini di tiglio inzuppati, delle foglie che ci crescono in fondo, alla base, hai mai visto quante foglioline nuove ha un tiglio tutt'intorno, una specie di piccola aiuola personale, se la fa da solo, mica nessuno gliela fa un'aiuola, a un tiglio.
E' un albero buono, il tiglio, romantico, un pò demodè, decadente, in tutti villoni vecchi e un pò scrostati c'è un tiglio, una palma,  un glicine, qualche volta un cedro del Libano. Non so perchè, ma è vero, è così. Nessuno pianta più tigli nei giardini. E' imponente ma discreto, e si fa ricordare per quel suo odore rilassante e frizzante che ti fa dire che è estate, che finisce la scuola, che si è già un pò in vacanza. Il viale dei Tigli che faccio ogni giorno, oggi era di straordinaria bellezza e profumo, l'essenza stessa delle calma e del verde, e del lucido e dell'acqua.
Se rinasco albero, vorrò essere un tiglio.



Ma come.


Ma come. Non doveva essere giugno, la falce in pugno? Non si doveva scegliere dall'armadio l'outfit più consono, sì perchè adesso, con questa invasione di fescion blogger che dà alla testa, non ci si chiede più CosaTiMetti, ma Quale.Outfit.Indossi, cerchiamo di impararle le cose, eccheccavolo. Comunque, l'outfit doveva essere in bilico tra una camiciola scollacciata e un vestitino a balze di pizzo e rose, che detto così fa torta di matrimonio ma che è l'ultimo delizioso e scellerato arrivo nel mio armadio. E invece, quello che mi viene meglio mettere, o a farmi restare addosso guardando di fuori, è il pigiama. Qui piove e piove,ripiove e strapiove. La biancheria è stata miseramente dimenticata fuori, ed ora è lì, mesta, che mi guarda dall'Abiurato Stendino, senti, bella, io sono ancora in pigiama, mica posso rischiare la polmonite per venirti a ritirare, tanto, bagnata sei e bagnata rimani, vorrà dire che un altro giretto in lavatrice nessuno te lo leverà, ma adesso resti lì, bambina, non ho alcuna intenzione. E' il primo giugno e, nella fattispecie,  si sarebbe dovuto  studiare il caso di un picnic a casa della mia Amica delle Provette, forse un aperitivo, forse una merenda, di quelle da fare così, come dice lei, CheSiMangiaLaQualunque, dal dolce al salato senza soluzione di continuità, dove ognuno porta qualcosa e si chiacchiera e si sta zitti e si guarda lontano, beati. Un bellissimo niente, invece.
 Si cerca di dare un senso a tutto quanto, i figlioli ci son tutti, almeno a pernottare, che con feste e inaugurazioni e aperitivi e cose del genere, si sa in quanti si dorme ma i coperti, signora mia, son sempre un mistero della fede. Nel frattempo, io mi aggiro per casa in sollucchero, canticchiando. I lavori alla Sede di Cuore di Maglia procedono a velocità supersonica e tra pochissimi giorni dovrò solo decidere con aria pensosa che fiori mettere nei vasi, se tulipani bianchi o roselline selvatiche, per dire. E.sa.ge.ra.ta. In più, stanotte a mezzanotte è uscito il Summer Lace, che già nel mondo intero se lo stan strappando di mano, ultima creazione del trinomio Brenna/Fassio/Giudice, che non ce ne bastavano due, ne abbiamo aggiunta una terza, così, per non farci mancare nulla.
E sempre nel frattempo, deciderò cosa fare di me nelle prossime ore. Accantonate velleità marine/montane/lacustri/fluviali, mi sa che mi dedicherò con grande impegno all'ozio beato, ho almeno mille cose belle che potrei fare senza spostarmi di un solo centimetro, ho un libro, dei progetti, e persino un'idea cui lavoro da qualche giorno...
Piove che metà basta, ma a me, alla fine, ma che me ne può importare mai.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...