28 aprile, 2011

L'entusiasmo.

Sai cos'è?
Cos'è cosa.
L'entusiasmo, dico, è scritto nel titolo. 
Ah, ecco.
Io di preciso non lo so. Ma ci pensavo stamattina, in macchina,era ancora così presto, si era detto, vacanze fino al due maggio, come le scuole, e invece no. Non è una domanda difficile, ma ci vuole un attimo di concentrazione per capire bene, per farne una bella risposta, un bel tema, non so. L'entusiasmo, e parlo del mio, è quello che quasi non mi ci fa dormire la notte. E non come quando ho l'ansia, cioè sì, è una specie di ansia, ma un'ansia di quelle buone, non ti fa salire il magone e non senti il vuoto nello stomaco, ma una specie di girandola, e un pò ti vien da ridere, anche, per tutte le cose cui pensi e che stanno andando al posto loro e che ti fanno sentire così leggera e ti fanno venir voglia di ballare intorno a quel tavolo che ha cambiato faccia, e che serve per quel progetto che hai, e che non vedi l'ora che. L'entusiasmo è quello che ti fa fare due giri alla rotonda di casa, perchè se no  la canzone che stai cantando con  la PrinciSorriso finisce subito e allora non vale, e lei canta così bene, e ci credo, lo studia a scuola come si fa a cantare bene e ha quella voce con quei bassi e quegli alti sottilissimi, che ancora non ti spieghi come fa a non steccare mai, epperforza, poi ti dici. L'entusiasmo, la bellezza, la semplicità, le cose della vita, i giorni uno in fila all'altro, svegliarsi che sai già che starai bene e non è cosa da tutti i giorni, ci sono state delle volte che ad alzarmi facevo una fatica ma una fatica, e che al posto del cuore avevo un sasso sporco, e restavo lì, schiacciata dal soffitto a guardare il niente fuori che sommato al niente che avevo dentro mi faceva niente, niente al mondo, niente di niente. Forse è per questo. Forse è questo che mi fa essere così, adesso, che quei giorni là sono così lontani e cancellati, mai dimenticati ma eliminati,  e non torneranno. Ho deciso così. E' questo allora, è tutto nascosto in questa semplice formula, fai una cosa che ti fa stare bene, mi vien da dire, a me, sì, a me, sii felice della tovaglia profumata di buono, del silenzio di questa casa e della musica assordante qualche volta, e culla e proteggi tutti i piccoli e grandi sogni che hai, tutte le idee, l'odore di vernice che ha la tua cucina in questi giorni, l'erba del pratino un pò macchiata di bianco, ma non importa, ci sono ancora così tante cose da fare e tante di  quelle scarpine e vestitini e copertine, e cose e cose, e allora sì, sii felice ed orgogliosa delle cose che hai fatto e che farai, tu e le tue scelleratissime Amiche, e vai fiera di questo entusiasmo che hai, di aver imparato da tua madre a fare la maglia quel giorno nel cortile, la seggiolina di vimini e la bottiglia dell'acqua vichy, quelle da fare con l'Idrolitina, ma guarda te cosa mi viene in mente oggi, e sii contenta se qualcuno ti dà della scentrata e non capisce, non è mica facile capire cosa può nascere da un cuore semplice, da un cuore normale, da un cuore che sa che niente più niente fa niente, un cuore che era un sasso sporco schiacciato dal soffitto e che adesso invece  è una girandola colorata.

27 aprile, 2011

La civetta.

Di preciso non saprei dire dove viva. Di certo non  sul ciliegio del pratino, e nemmeno sugli alberi oltre il cancello. Direi piuttosto sui pini del Prato Grande, è da lì che arriva il suo canto ogni sera, ogni santissima sera, a partire dalla seconda metà di aprile, e sempre intorno alle 22, 30, minuto più, minuto meno. All'inizio non mi piaceva. Mi avevano insegnato che il canto della civetta portava uno sgarro ma uno sgarro, e quindi a sentirla immaginavo che terribili flagelli si sarebbero abbattuti su di me e sulla mia famiglia. Ma poi, avendo scelto di condividere il percorso terreno, il desco, il talamo e tutto il resto  con un uomo di fine pragmatismo e di ingegneristica praticità, ho ragionato. O meglio, Lui mi ha fatto ragionare, sostenendo che, tra le migliaia di famiglia che udivano il canto della civetta, laddove pure portasse sfiga, cosa peraltro priva di ogni fondamento scientifico, perchemmai la sfiga avrebbe dovuto abbattersi proprio su di noi? La cosa mi tranquillizzò. Col tempo poi, ho imparato ad amare questo canto malinconico, questo ritmo incessante ma delicato, impercettibile, che mi fa sentire a casa, ma la mia casa a primavera, la mia casa di sera, a primavera, la mia casa di sera, a primavera mentre sto per dormire.  E alla fine, mi piace anche quella faccia che ha, gli occhi sbarrati, quel ciuffo buffissimo, quel becco adunco. Ho fatto incetta di anellini da pochi dollari e ciondoli con gufi e civette che dividerò con la PrinciRedenta. Insomma, ho fatto pace con la civetta. Così dicendo uscì e un vaso di gerani la colpì, cadendo da un davanzale. Dannatissimo animale, mormorò fra sè prima di perdere conoscenza, mi sa che stavolta  il Sommo Regio Sposo ha sbagliato.

25 aprile, 2011

Ode alla Nastrina.



Ci sono mattine un pò speciali, dove il tempo è speciale, il momento è speciale e la colazione, per forza di cosa, speciale ha da essere anch'essa. Non ci si è svegliati tardissimo, anche se il lunedì dell'Angelo è ancora vacanza, ma si è scesi lesti in cucina a vedere chi c'era, ad assistere a preparazioni di cestini da picnic e bagagli per transumanze varie. Una volta tornata la calma, ci si è potuti dedicare in concordia e giubilo alla propria prima colazione. La Nastrina è riservata alle colazioni di giornate di più che festa, come quella odierna. Essa, la Nastrina, consta in un mirabile impasto di pasta sfoglia che la rende unica. E' infatti la sola brioche che non si può farcire: dà tutto del suo. Non si può tagliare a metà, non si può dividere. Qualcuno però ha tentato di profanare tale e tanta mirabile prelibatezza, tuffandola non visto nel barattolo della Nutella. La Nastrina si è risentita. Essa vive di vita propria, non ama sofisticazioni e interferenze di sorta, non c'è trucco e non c'è inganno, Tutta Roba Mia, si sente dire dalla credenza. Ma la vera leccornia della Nastrina è il nodo. Il luogo esatto dove le due parti di pasta sfoglia si intrecciano, raddoppiando il loro sublime sapore. Di gran lunga il croissant che più amo al mondo, di quelli industriali, s'intende, la Nastrina, o meglio il suo nodo, fanno della colazione di Pasquetta una colazione speciale. E non ci si angusti troppo, cosce e chiappe non ne risentiranno di questo mirabile innocentissimo peccato. Presto, molto presto ci si recherà a cadenza trisettimanale ai cittadini Argini in compagnia di Afef, a correre e correre e correre fino allo sfianco. I nodi delle Nastrine sanno fare danni davvero giganti, ma uno, uno soltanto, che male può far?

22 aprile, 2011

Si pittura.

In data odierna si dichiarano ufficialmente iniziate le pasquali vacanze. Noi qui non ci si fa certo mancare un bel nulla di nulla, non si è deciso per nessuna meta esotica e/o marina e/o montana, ma si resta costì, in collina, il pratino è di un verde così smeraldo che sarebbe un peccato lasciarlo qui. In realtà, cose da fare ve n'è più d'una. Si pittura, in grazia di Dio, una credenza recuperata da un rigattiere, e anche delle vecchie sedie da bistrot, rigorosamente in numero dispari, come le rose. Io sono l'addetta pallini, nel senso che ho pitturato con indicibile grazia e leggiadria i pomellini della credenza, Che sembra un lavoro da nulla, e che cosa ci vuole alla fine, pucci il pennello, dai una passata tutt'intorno ed è già bell'e fatto, e invece no, come in tutte le cose ci vuole mestiere, sentimento e  soprattutto, esserci portati e costruire un apposito sostegno che faccia da supporto a tutta l'operazione, che se no, i pomellini, ma mi vuoi dire come fai a farli asciugare? Modestia a parte, io, per pitturare i pomellini delle credenze, ci son portata. E lo faccio con grande professionalità e concentrazione. Il risultato è una meraviglia, la credenza non sembra più la stessa, anche se l'Illustre Sposo sostiene che il lavoro sporco in realtà l'ha fatto lui, che ha lavato la credenza e le sedie e anche il tavolo e ha dato giù di martello e chiodini e sega circolare, e stucco e altre corbellerie. E' tutto vero, infatti. Ma tutto il lavureri sarebbe stato vano, se a qualcuno non fosse venuto in mento di fare i pomellini color glicine. Bisogna anche possedere  un certo bel gusto, come dire. E io, che di secondo professione son Pitturatrice di Pomellini, sempre modestia a parte, ossì che lo possiedo.

21 aprile, 2011

Pasquali Vacanze.

Lunghisssssssime. Ma proprio tanto, quest'anno. Iniziano e terminano con i ritmi della scuola e questo non va male, almeno finchè si può e ci saranno ancora cinque anni buoni, perchè anche la Princi fra 5 anni starà finendo il liceo e sarà l'ultima di questa casa, e da allora in poi delle vacanze scolastiche non ci importerà più nulla. Le Pasquali Vacanze iniziano in un modo tutto speciale, con un Ingegnere e un Architetto, per dire. Un progetto che si custodisce  e culla da un pò, che nessuno sa e che tutti sanno, ma che ci riempie l'anima di una bella agitazione, di un bel sentire, un bell'andare. Questa cosa piace a tutti. E, a giudicare dall'energia che ci si mette, verrà un amore. Le Pasquali Vacanze continuano poi con il Pasquale Knit e la Pasquale Pizza con le Amiche Scellerate. Dopodichè, è tutto da inventare, ci sono pic nic e grigliate e merende sparse in ogni dove, alcuni lavori di falegnameria, c'è un tavolo steso ad asciugare nel pratino rasato di fresco dal Jr.Ing. che ormai a lui ci piace di usare il tosaerba e noi lo si lascia fare, se si diverte lui. Domani, poi, è il giorno designato per l'acquisto di un cargo di Pasquali Uova, nessuno degli abitanti la Casa in Collina è troppo grande per il Pasquale Uovo, ci mancherebbe ancora. In questa pallida giornata di aprile inoltrato, il mondo sembra essersi accoccolato un momento, steso al sole a riflettere, accanto all'Abiurato Stendino, seduto a gambe incrociate davanti alla siepe, a pensare un pò, sfruttando l'ombra che fa il ciliegio. Le Pasquali Vacanze, iniziano così, il sole opaco, le maglie stese, il pane quasi pronto e il mondo fermo che pensa e sorride. Almeno il mio.
Per il pattern del Pasquale Uovo della foto guardare qui.
ph. Natural Suburbia

19 aprile, 2011

Le Persone della Vita.


Succede di rado, se succede. A me succede con più di una persona. Che io penso una cosa e lei la dice. Non è mica una cosa da niente. Che strano è il giro che fanno le persone che incontri, nel corso di una vita. Se ne incontrano tante, quasi tutte scivolano via, qualcuna ti rimane attaccata, un pezzo di scotch sulla manica, non ti è mai successo? a me un sacco di volte, soprattutto a Natale, quando passo le sere a far pacchi e alla fine della sera ci sono per terra strisce di carta e pezzi di nastrini tagliati, e fiocchi ma lo scotch mai, quello è attaccato alla mia manica, sempre, è un classico. Le persone della mia vita sono un sacco, no, non è vero, sono poche, non si annoverano fra le Persone della Vita quelle che appartengono alla tua famiglia, non è valido, è fin troppo facile. Le Persone della Mia Vita sono quelle con le quali faccio le cose, quelle che mi sono vicine, le mie Amiche, soprattutto, che sono un buon numero. Ecco, con loro qualche volta mi succede, io penso e loro dicono, o viceversa, che poi è la stessa cosa, dipende solo da quale prospettiva la vuoi guardare. Le Persone della Mia Vita sono quelle che stanno insieme a me al tavolino di un bar, nel sole di Torino, e si chiedono che cosa di straordinario io ci trovi mai nel cappuccino di Torino, ma in nessun posto del mondo lo fanno buono così. I progetti che nascono ai tavolini dei bar, di Torino o Alessandria non fa differenza, sono proprio i più belli, i più entusiasmanti, i più lucenti. E anche se alla sera ti sembra di aver prima  scaricato un camion di mattoni e poi che lo stesso camion ti sia passato sopra, beh, grazie, Persone delle Mia Vita, sono felice che il vostro sentiero sia lo stesso mio, che sapete le cose, che mi siete rimaste appiccicate, che io penso e voi dite. E viceversa.

18 aprile, 2011

Leggera.

Come in gita. Come in vacanza, quando in vacanza stai bene, non è così vero che in vacanza si stia bene per contratto, a volte si sta anche male, ma male tanto. Leggera, come quando ci si sente leggeri, bella scoperta, che razza di ragionamento è mai questo, leggera perchè le cose vanno come vorresti, per una volta almeno e anche se non vanno come vuoi tu, hai la faccia tosta di alzare le spalle e far la faccia alla menefrego e dire, ma chemmimportammè. Leggera, al mercato di stamattina, a guardar tutto e non comprar nulla, se non un pezzo di stoffa viola tutto a bolle, da divano, forse, sfilacciato da un lato, ma si rimedierà, costo dell'operazione 5 euro, me lo potevo permettere, alla fine. Leggera, perchè di idee ce ne sono tante e sembra strano ma la metà si realizza anche, con una facilità che non pensavi, ma forse non sono loro ad essere facili, sei tu che le fai così ed hai una discreta botta di fortuna, ogni volta, e ho detto fortuna. I giorni pesanti sembrano non essere mai esistiti, si è urlato tanto con la PrinciRibelle in questo fine settimana, le si sono fatti discorsi di ore, a turno, ha due genitori e tre fratelli maschi a redarguirla, ma in certe cose non si esagera mai, ed è ancora presto per dire se funzioneranno o no. Noi si aspetta. Si aspetta che il lillà esploda in tutta la sua profumata veemenza tinta pastello, succederà domani, al più tardi, spero ogni anno che resti fiorito un pò di più e ogni anno mi sembra che, ma forse soltanto nei giorni come questo, dove sono ciarliera e sorridente, e non trovo una sola cosa che non vada in niente e nessuno e  mi diverto a vivere così, i miei pensieri in testa, le mie cose più semplici, il mio cuore che vola, la mia anima pure, e io con lei, che dove voli se non sei leggera.

17 aprile, 2011

Di domenica.

Dei giorni della settimana, non saprei dire quale possa essere il mio preferito, mi piacciono più o meno tutti, non ci ho mai pensato, sono domande che non  hanno grande senso se formulate ad individui maggiori di anni sei. Forse, al di sotto ci si può ragionare. Mi piace il lunedì per il mercato di piazza Garibaldi e per le incursioni con le mie Amiche al Banco Incasinato dei Bottoni Spaiati e dai gomitoli di Sandra e Raimondo. Il martedì non saprei, il mercoledì perchè di solito vado a Torino e il giovedì perchè c'è il knit, e poi il venerdì arrivano tutti e sono contenta perchè poi è sabato e, ovvio, domenica. Con la mente affollata da ragionamenti di altissimo spessore sociale Ella si accingeva a vivere appieno una Bella Domenica lassù, nella Casa in Collina. Dormiente la tanta parte dei suoi abitanti, acciambellata nell'angolo di divano a lei assegnato, quello vicino al muro, così ci puoi impilare le tue cose,  i libri, le copie di Elle che non finisci mai di leggere, il cestino dei gomitoli e una serie di progetti, fogli e cose, meraviglioso ciarpame che solo un individuo disordinato sa affastellare con tanta grazia, che sembra frutto di ore di studio, per come sta tutto in bilico, per come vive di vita propria, governato da misteriose leggi di gravità, che a prendere qualcosa da sotto frana tutto. La domenica era fatta così, Ella lo sapeva benissimo. Non v'era bisogno alcuno di formulare grandi pensieri, grandi concetti, bastava girar lo sguardo di pochissimo e far volare la mente oltre la finestra, riflettendo sulle umane sorti: lasagne o arrosto? La tavola della colazione era già pronta da ieri sera, come al solito, profumatissimi  lillà fra le tazze, i biscotti e il Nesquik, nessun programma a brevissimo, solo leggere i giornali, ciondolare un pò, avviare un pranzo ma con grande, grandissima calma. Di domenica, la lentezza è regina nelle case come questa, dove nel pesantissimo vaso di cristallo viola, il più prezioso dei regali di nozze, qualcuno ha infilato un ramo di alloro lungo quanto una spada medievale, dono del Regio Vicino. Dove gli unici rumori consentiti sono il chiacchierare degli uccellini che abitano da qualche giorno il ciliegio del pratino. Dove ci si sveglia random, dalle 8 alle 14, dove le tazze col caffelatte vengono tolte appena prima di servire le tagliatelle, giusto, dovrò pur pensare anche al ragù, per l'alloro non c'è problema, non mi devo nemmeno spingere fino in fondo alla siepe, è lì in ingresso, nel Preziosissimo Vaso. In case come questa, di domenica, è la meraviglia.

14 aprile, 2011

Languida sera.

Così luminosa che proprio non mi veniva in mente nessun altro termine che fosse più adatto. Languida, sì, come certi sguardi, come certe volte, come certi momenti di perfezione, di bellezza, il verde delle foglie nuove, il campo seminato di fresco lungo la strada, che bel colore che ha, verrebbe da farci uno scialle leggero, impalpabile, di un marrone biscotto, di quelli che lasci nel forno un pò di più. Languida, come certe parole, come certi toni di voce, chiara come se stesse per piovere, e invece no, come se avesse appena piovuto, e invece no, le nuvole sono scure ma per nulla minacciose, il cielo è lontano, dietro le colline, fa persino un pò freddo, ma non è importante, è tutto così assolutamente bello, ragazzi che sbucano da ogni parte della casa, miei, non miei, non fa differenza, il prossimo week end si prevede sold out lassù, nella Casa in Collina, e già si stilano piccolissimi programmi, che quasi per certo non si faranno, ma va bene uguale. E allora. Allora non c'è motivo di nulla, inspira, espira, concèntrati e prosegui, non c'è motivo di aver quella paura sottile, quel senso di piccolissima angoscia, non tanto, solo un pò, farai tutto e lo farai al meglio delle tue possibilità, lo si dice sempre quando si ha paura di non farcela, qualche volta funziona qualche volta no. Oggi, nella bottega sgangherata di un rigattiere, mi sono persa  dentro libri vecchissimi, un trattato di Filologia Romanza, un libro di Liala foderato con la carta da regalo a gigli dorati, Un Amore di Dino Buzzati, che sono stata sul punto di comprare e poi ho lasciato lì, perchè non lo so nemmeno io, forse perchè mi sembrava di non fare la cosa giusta, come mi accade spesso, ma domani ci torno e li prenderò, mi sembra il minimo da fare, sarebbero stati perfetti comprati quest'oggi, con la credenza e il tavolo, sgangherati anch'essi ma così affascinanti, era il giorno giusto per chi crede nel destino, nei cassetti ci ho trovato due aghi da maglia e qualche uncinetto arrugginito, era da fare, dei libri romantici per una sera così, luminosa e decadente, sembra che piova e invece no, languida, ecco, non avrei potuto trovar parola migliore.

13 aprile, 2011

Che vento c'è.

E' colpa sua, è stato lui a svegliarmi questa notte, erano le 3,22, mi sveglio sempre a quell'ora o giù di lì, chissà perchè poi. Solo che non sono riuscita a riaddormentarmi subito, sempre per colpa sua, sempre lui. Il vento di notte è bello solo se hai sonno, e senti il sibilo con gli occhi chiusi. A guardar fuori, invece, il Pino Grande del Prato Grande scarmigliato e scosso, davvero, un vento fortissimo che quasi mai qui, a guardar fuori scarmiglia e scuote anche te, che ti fai albero, e allora di dormire non se ne parla più. Di notte il vento non scarmiglia solo gli alberi, ma anche i pensieri che intricati lo sono già per conto loro, mai fermarsi a pensare, mai cercare di districarli, col vento e il buio, non funzionerà. Nemmeno la civetta che abita il Pino Grande del Prato Grande, ieri sera se l'è sentita di dire qualcosa, scarmigliata anche lei, insonne forse, ma zitta. Il vento della notte lucida il cielo con lo spruzzino, fa brillare di più le stelle, e ti fa ricordare tutte le favole berbere che ti hanno raccontato nel deserto, sul firmamento e i suoi misteri. E nel pratino, sempre lui, il vento, ha scosso così tanto i rami del ciliegio che adesso per terra è un tappeto meraviglioso rosa confetto, che se avessi coraggio mi ci siederei dentro e ne prenderei a manciate, o forse li chiuderei in un barattolo, un barattolo di petali rosa sul ripiano della cucina, che rimangano sempre intatti e freschi a ricordarmi di questa notte di vento e buio, che si deve guardar fuori e basta, senza pensare, senza provare a capirci qualcosa, senza tentare di districare i pensieri confusi e ingarbugliati, nemmeno a provarci, non funzionerà.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...