08 novembre, 2010

Centocinquanta.

Ma grazie.
Di che?
Ma mica ringraziavo te.
Ah no? e chi, allora?
Loro.
Loro chi?
I centocinquanta che mi seguono, cioè che mi seguono ufficialmente.
E che significa?
Significa che sono passati di qua, si son trovati bene e han deciso di scriverlo.
Cosa.
Che si son trovati bene.
Sì ma non te la tirare, 150 non sono mica tanti.
Vero. Ma non sono solo loro, a quanto ne so i clic sono circa 500 al giorno
Ah.
Ma sai solo dire ah?
No, è che 'sta storia mica l'ho capita.
Fa niente


Comunque, grazie. A tutti i centocinquanta. Vi metto tutti in fila e vi ringrazio uno per uno. 
Un giorno di questi, ci prendiamo un caffè. Resta da capire dove.
ph.la douleur exquise

05 novembre, 2010

Il maglione.

Ho voglia di un maglione. Che scoperta, non è una richiesta così straordinaria, come potrebbe essere questa, che peraltro ho già da un bel pò e mi sa che la voglia me la posso anche tenere, nel senso. Ho voglia di un maglione di quelli veri, non un golf, non un twin set, non uno scaldacuore, voglio proprio un maglione vero, di quelli che si dice, Ok, Metto Un Maglione e Scendo, quelli che ti abbracciano di un calore continuo, morbidi sì, ma strutturati, spessini, di quelli che si infilano con mestiere, e ognuno ha un modo diverso di infilarsi, o di togliersi, a seconda, prima le braccia o prima la testa? Di quelli che ai bambini dici, Fai Il Pugno con La Mano, e glielo infili, vedi? prima una manina, poi l'altra manina e che buffi quando invece imparavano a metterselo da soli, tutto un cercare, un annaspare, un metterselo al contrario, sghembo, la testa nella manica, il delirio. Ho voglia di un maglione semplice, magari fatto coi ferri dritti, classicissimo, con le trecce, forse blu, che nero, un maglione così, è troppo maschio, o forse bianco, ma non proprio candido, un crema acceso, ecco, un burro fresco, non candido, ma panna, non ho mai capito la differenza fra panna e crema e sì che nemmeno son daltonica, ma mi piace la definizione di alcuni, il mastice è quello che preferisco e quando non so definire un colore tra il marroncino, il grigio e  il tortora dico Mastice, che nessuno al mondo sa che colore sia esattamente, ma passo per una che ne sa e allora ok. E' un giorno non proprio dritto, pesante già dalle prime ore, non faticoso, è già venerdì, la settimana è passata come passa l'acqua fresca, in mezzo secondo e nemmeno me ne sono accorta, ma è un giorno così, nè liscio nè gassato, nè diavolo nè acquasanta. Sentirsi così non è una gran meraviglia, potresti fare di ogni e il suo contrario, potresti comprarti tre paia di scarpe o fare un'offerta in Duomo, potresti cucinare per ore o mangiare in piedi davanti al frigo. Il nulla, il tutto, l'universo in un bicchiere, perduta per sempre sulla strada del faro, smorfie di disgusto,   recite a soggetto, improvvisazione e nulla di fatto. Confusa altresì, è l'autunno, bellezza, è il niente del mondo, c'è da trovare una strada, un sortilegio, c'è da tirarsene fuori e pure in fretta, c'è da trovare l'antidoto il vaccino, isolare il batterio prima che sia troppo tardi e allora, sii cortese, fatti 'sto maglione, vola basso e schiva i sassi, che va bene così.

04 novembre, 2010

Strane cose.

Strane cose succedono lassù, nella Casa in Collina. Può capitare ad esempio di trovarsi nella bruma autunnale, con un carico di figlioli misti, propri e altrui, ballerine e pigiama a pois, che son così cool, ha visto? ho anche cambiato il vestitino delle Fragole, che molti mi chiedono E Le Fragole? Sparite, mica uno deve vedere la fragole, per capire di essere sulle Fragole, no? Ci si può trovare un pacchettino sul davanzale, pieno di cose bellissime, che ha posato con grazia l'Amica del Villaggio appena prima di partire verso il concerto di Sting, noi qui si è avanti di una spanna. E strane domande, anche. Perchè le Insulse Cimici hanno deciso di passare l'inverno a casa mia, che non le sopporto e vorrei trovarne uno che ci piacciono, le cimici, o forse uno ne ho trovato, il mio figliolo Giurisprudente, anni nemmeno due, è stato sorpreso a succhiarne una, accoccolato sul tappeto del salone, o forse era il Liceale: coi figli ci si confonde, spesso dici Chi Era Che, e poi ricordi di quella volta che han detto e fatto, e sai bene il luogo e la malefatta ma il soggetto lo confondi, son così tanti che la fine, uno si perde. Strani momenti, calmi, siam sempre meno in questa casa, ieri sera cena a due con la Princi, così bella, così grande, con i gesti che riconosco miei, che impara da me senza che glielo insegni, che qui non si fa in tempo a finire un Forest, nemmeno a stirarlo come si conviene, Era Proprio Quello Che Mi Serviva, che già se lo gira con grazia intorno al collo, ci si avvolge, Me Lo Presti, Mamma? In fondo, di strano non c'è quasi niente, la lavatrice di sotto gira e gira, ho tonnellate, che dico, montagne di cose da sistemare, in casa e fuori, e da scrivere, anche, perchè c'è un bel progetto per la mezzanotte del 30 novembre, che non si può perdere per nienteniente al mondo. E' una mattina così, si vorrebbe fare ma non proprio, ci si vorrebbe muovere ma non proprio, ci si dà un termine, Inizio alle 9, si sta ancora così, il pigiama a pallini, rumori bassi di fondo, fuori è tutto immobile, prima la nebbia, adesso non so.

02 novembre, 2010

E comunque.

Ho letto questo.
Me lo chiedono in tanti, perciò confesso.
Io, i libri, non li leggo. Li mangio, li abbraccio,  mi ci tuffo, non so come dire. Ci sono dentro. Poche volte ho lasciato un libro a metà. Mi faccio trasportare, assorbire, nel mondo che suggeriscono  le parole, nelle frasi che ti fanno immaginare, nei nomi che ti fanno pensare alle facce, nei colori che ti fanno indovinare i paesaggi, i sorrisi,  le sedie, il mare. Leggo molto, sì, mi piace, sì, e ho le mie belle preferenze. Leggo da sempre, ho letto Via Col Vento a 10 anni, col dizionario accanto per cercare le parole che non conoscevo. Ho letto i classici, nessuno di Sophie Kinsella, tutti quelli di Almudena Grandes, la Storia di Elsa Morante per scommessa, il Gattopardo in un pomeriggio. E tutti i libri di De Carlo, tutti, dal primo all'ultimo. Questo qui l'ho adorato da subito. E se ne avessi il tempo, se potessi, se fosse una cosa non da pazzi scentràti, oggi, lo ricomincerei.

Wet November.

Piove, ripiove e strapiove. Niente di bello, stamattina. Una figliola malaticcia, nessun progetto piacevole nell'immediato, almeno non fino a stasera, che di uscire dovrei, sì, e far due cose in città, ma chi ne ha voglia di bardarsi e coprirsi e fare attenzione alle pozzanghere e passare sotto gli alberi davanti a casa, mi sembra sempre che sotto gli alberi piova di più, in automatico, anche quando smette, e sento le gocce che scendono e piove anche quando non piove più e poi  l'ombrello, io non sopporto andare in giro con l'ombrello, lo perdo, lo dimentico, mi sembra di mettere sempre uno spazio inviolabile tra me e il resto della gente, l'ombrello non permette che nessuno ti si avvicini e se lo fa lo guardi rabbioso, perchè ha urtato il tuo, di ombrello e non c'è modo di cucire così un minimo di relazione improvvisa che abbia un senso. Ho pensieri confusi stamattina, bui, come la luce che c'è fuori, ma come può mai la luce essere buia, sì che può. E' pesante e opprimente, il colore che si vede da qui, è fradicio e impossibile, e niente suggerisce se non starsene nel letto, e nemmeno a guardar dalla finestra, se no l'effetto si amplifica e non va bene. Quel che farò quest'oggi ancora non lo so, trovo detestabili questi giorni ingombranti e senza senso, che sono tristi per definizione e anche se ti sforzi non ci trovi una sola ragione che sia una e forse mi piacerà uscire fuori a schivare le pozzanghere e aspetterò che piova di meno, così l'ombrello non mi servirà.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...