31 ottobre, 2010

La HalloTorta.

La Princi si reca ad una festa. Niente dolcetto o scherzetto, per fortuna, ho smesso, grazie. Ho intagliato zucche per anni e anni, e mangiato zucca per i  giorni e giorni successivi,  messo ceri alla finestra, non possiedo più un solo lenzuolo bianco che sia uno, che i miei maschi hanno fatto i fantasmi e già che c'erano vestivano pure gli amici loro, ho truccato streghe e streghine, bistrato occhioni lacrimanti, comprato denti da vampiro e ragnatele spray, consumato rossetti viola e Rouge Chanel, e scusate se è poco, il sangue Rouge Chanel ha tutto un altro effetto, mi aiuti a dire. Ho disegnato occhiaie, fatto capelli verdi, mantelli neri, attaccato ragni finti alle Dr.Martens, impallidito fanciulli che con la barba non è proprio il massimo, sono andata in giro per il villaggio con la lampada e la canzone della famiglia Addams e uno stuolo di bimbetti e mamme sventurate come me. Ora, me la cavo con una torta. Semplicissima. Non ci vuole una scienza, la genialata sta tutta nello stampo, riesumato dalla credenza di sotto e che avevo anche scordato di avere, forse. Mi piace. La Princi ha voluto metterci del suo e ha riempito gli incavi di occhi naso e bocca col cacao. Bellabella. E' una giornata da vomitare, se guardi fuori, freddo non fa ma piove piove e piove e pioverà anche domani, ma noi che ce ne importa. Ho un arrosto bell'e pronto, qualcuno dorme ancora, qualcuno è sveglio da ore e ore, io scrivo, leggo, e vado piano a leggere perchè non voglio che il libro che sto leggendo finisca troppo alla svelta, se mi fossi data ascolto lo avrei finito già ieri, ma voglio tenerlo lì ancora un pochino. Faccio due robe qua e là, una lavatrice, forse, stirare manco imbalsamata, cazzeggio, folleggio, nella calma quieta e avvolgente di questa casa, sto per finire un Forest nero, cercherò un progetto da fare subito dopo. Niente mi smuove, niente mi scalfisce, sto bell'e sciallata per due giorni interi, pensieri e menate, fuori di qua.
Comunicazione di servizio:
a grande, oceanica richiesta, la ricetta la trovate in un altro dei mie deliri, cioè qui.

29 ottobre, 2010

L'incazzo.

Le foglie non scricchiolano più, finito il tempo del rumore sul sentiero, è tutto umido e scivoloso e appicicaticcio, già i ricami della brina, gioielli evanescenti, non da indossare, se li tocchi appena si sciolgono e svaniscono e non li vedi più, non è che ne puoi fare un mazzo e portarli a casa e metterli in un vaso, sarebbe bello ma non si può. I passi sulle foglie umide sono instabili e sconnessi, hai sempre paura di scivolare ma vai veloce, cammini e cammini, senza correre, pesti sul sentiero, guardando a terra, è tutto uguale, molle e fradicio, spiaccicato. Camminare così serve a far svanire l'incazzatura del mattino presto, che è bastata una telefonata ma di quelle giuste, perfette, dorate, chirurgiche, a farti salire l'incazzo. Che non si può dire in altro modo, non c'è sinonimo, o contrario, si chiama così e basta. E' una specie di calore, una fiammata, come quando stai troppo vicino al camino acceso, che ti fa pensare, Adesso Spacco Qualcosa, una forza che non sai nemmeno da che parte arrivi, che nemmeno sapevi potessi sentire, ma che c'è.  Incazzarsi così al mattino presto è meglio, nel senso che poi hai tutto il giorno per fartela passare. Ma mi fa capire che mai io possa avere, o possa aver avuto o potrei mai nella vita  avere bisogno di qualcuno e di qualcosa e che tutto, proprio tutto lo devo fare da me. Ora, ci starebbe un bel vaffanculo, ma di parolacce ne ho già dette troppe e sono solo le 9 e che arrivare a sera tempo ce n'è, e poi il week end lungo e l'ora solare, sì, direi che ho tutto il tempo per farmela passare e stare meglio e a camminare sulle foglie  bagnaticcie, ma piano e dolcemente, magari con la musica,  facendo attenzione a non scivolare e a guardarmi attorno, che splendida nuvola di nebbiolina sottile e di alberi e freddo qualcuno che non so ha preparato per me. 

28 ottobre, 2010

Mi sa che stiro.

Ben mi conosco. La voglia di comprare scarpe in maniera incontrollata, ossessivo compulsiva, arriva insieme all'autunno, insieme alla nebbiolina, col grigio pallido che c'è di fuori. Ben mi conosco. Non un particolare tipo di calzature, vale tutto, siano Ugg o tacchi da tangenziale come quelli che l'Amica delle Perle si è misurata giorni orsono, lei che è sempre così bon ton, così BCBG, che ha sempre fiocchi e fiocchettini e ballerine rasoterra, a vederla arrampicata su un tacco 12, plateau e borchie escluse, ha fatto un certo effetto ad Afef e alla scrivente lì presenti ad assisterla nella scellerata prova. Ben mi conosco, appunto, e stamattina avevo voglia di scarpe. Nulla di strano, c'è chi si sveglia con la voglia di polenta, chi di lamponi, e io di scarpe. Male non fa. Quel che preoccupa invero è che la voglia di scarpe porta racchiuso in sè un ben preciso stato d'animo, una specie di travaglio interiore, qualcosa di simile a un desiderio di volare ma di voler restare al contempo  ben salde sulla terra. Un concetto inestricabile, nebuloso, ma che trova le sue tesi avvaloranti in più di un sacro testo, Elle, Marie Claire e cose del genere. Frivola son, ben me ne rendo conto, ma ad una più attenta analisi, l'opprimente desiderio di scappare in città e saccheggiar negozi cela l'assoluta negligenza, la totale mancanza di ispirazione alcuna a scendere di sotto e iniziare una pratica odiata e abiurata, negletta e irrisa. Ho mal di testa, mi bruciano gli occhi e trovo ogni scusa possibile e immaginabile per sottrarmi ai miei impegni, socchiudendo gli occhi e immaginandomi circondata di decolletée e ballerine, ankle boots e stringate maschili, sneakers e morbidissimi Ugg, con commesse cinguettanti e amiche che approvano o detestano e farei carte false per uscire alla chetichella e far finta di niente e raggiungere il corso ed ivi mettere in pratica il mio diabolico piano. Meglio che mi metta il mio bel cuoricino in pace. Ben mi conosco, si diceva. Succede sempre così quando devo stirare.

27 ottobre, 2010

Eccola!




CI eravamo già incontrate qui, ma oggi sono onorata di presentare il loro sito nuovo di zecca.

Da Prato, questa nuova formula di trovarsi a imparare o a insegnare, a fare la maglia.
I Betta Knit Social Cafè sono luoghi id incontro, dove si possono acquistare i kit per imparare a lavorare a maglia e conoscere persone con la stessa passione.

Arrivati giusto oggi su BettaKnit i nuovi modelli da comprare già pronti, oppure, per le knit addicted, i nuovi kit per farseli da sè

Un giro sul sito vi chiarirà alla perfezione, cosa, chi, come e dove.
E poi, il blog, da aggiungere fin da subito alla lista dei preferiti.


I kit sono completi di ferri e filato, e servono a fare sciarpe, cappellini, calze, un passamontagna, delle maniche molto glamour e perfino una pochette.
Ora, non avete più scuse.

Che cosa c'è nel kit?
C'è tutto l’occorrente per creare il modello scelto dalla collezione BK: gomitoli di lana, una coppia di ferri, piccoli strumenti di lavoro, un’etichetta “made by me”, istruzioni per la realizzazione del capo ed accessori per la sua personalizzazione.

I filati sono preziosi e nei colori di tendenza,  in pura lana, in pura angora, in cammello e  in alpaca.

E magari, chi lo sa, un Betta Knit Social Cafè ad Alessandria, non sarebbe nemmeno tanto male...


Una mattina così, un giorno così, il mercoledì non mi piace, o forse è solo questo qui, è un giorno che non ha granchè senso, non so nemmeno se si dice, ma io scrivo come parlo, rovescio qui sopra quel che mi passa in testa e qualche volta faccio errori grossi come case, da segnare con due righe, una rossa e blù, che non ho mica mai capito se era più grave rosso o più grave blù, ma mi piaceva così tanto quel pastello con due punte, chissà se si trova ancora in giro, fa tanto professoressa di inglese, mezzo tacco e calze coprenti, la cartella di pelle, i capelli scoloriti,  gli occhiali con la catenella. E' una mattina lenta, non fulgida, non brillante, non niente. Non so immaginare il freddo che fa di fuori e forse nemmeno mi interessa, alla fine. I giorni di fine ottobre sono così, non tristi ma sulla buona strada per diventarlo, non piatti ma che ci mettono tutto l'impegno per. Così, ci si organizza, si stila un piano d'attacco, si rastrella attorno a sè un bel pò di energia, come si fa con le foglie, che il vento ne ha buttate giù una tonnellata i giorni scorsi e han voglia i giardinieri a passare per la strada con l'Inutilissimo Spostafoglie, che, per l'appunto, le sposta da una parte all'altra e che ne fa dei mucchi, che poi passa un altro giardiniere con l'Altrettanto Inutilissimo Aspirafoglie, che, toh guarda, le aspira e porta via, e dopo un pomeriggio, da capo, le foglie sono ancora sulla strada, e forse sarebbe una buona idea lasciarle lì dove stanno, sono così belle, un tappeto di colori dal rosso all'arancio al verde scuro al marrone e che qualcuno potrebbe anche prenderci spunto, vediamo un pò, di che colore me la faccio una sciarpa nuova o un altro Ridicolo Cappello che mi piace un sacco, che colore va di moda, aspetta un attimo che vado a vedere le foglie. Si srotola così, la mattina calma del mercoledì mattina, (!), il caffelatte quasi freddo ancora sul tavolo, tra biscotti avanzati, polvere di Nesquick un pò rovesciata, appena appena, una biro che è servita a firmare qualcosa, il silenzio del mattino presto, ancora tutto da progettare. Da fuori nessun rumore, il camion della plastica mica passa di mercoledì, ci sono le gazze che bisticciano, e i giardinieri mi sa che leggono le Fragole, stamattina foglie ovunque, meno male.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...