07 giugno, 2010

Morning.

E' una mattina che non decolla, che non inizia, che non va avanti, che non si sa da che parte prendere, cominciare, ok, inizio da qui, si ha solo voglia di fare niente, di sedersi fuori, di guardare le foglie, i fiori, le cose, strappare distratte le foglie secche, girarsi un rametto in mano, come fosse una biro, mordicchiarlo un pò con lo sguardo lontano, come assorta a pensare a chissà cosa, e Dio solo sa che non stai proprio pensando a niente, perchè non c'hai nemmeno il sentimento di pensare a una qualche cosa, qualunque, purchessia.

E' una mattina di quelle ferme e lente e assorte, di quelle che basta un niente a farti scattare come una molla, come i troll fuori dalle scatole, o come i bottoni, una volta la scatola di latta non si apriva, e a provare e provare, prima da una parte e poi dall'altra e poi ad un certo punto si è aperta, è esplosa e ha rovesciato fuori tutto il suo contenuto sul pavimento e sulle sedie tutt'intorno, e bottoni dappertutto, che a raccoglierli ci è voluto un secolo e ancora dopo giorni, bottoni e bottoni, non è mica semplice, i bottoni si raccolgono uno per volta, non è che che li puoi scopare o aspirare, non è il borotalco, che se lo rovesci, e pazienza, i bottoni invece no.

E' una mattina di quelle che si sente un quadro di casa, di quelli che l'Arch. vuole storti, e tutti a dire Questo Quadro è Storto, ma no, è così che deve stare. Una mattina in cui non si vogliono nemmeno vedere le cose da fare, una raccomandata da ritirare alla posta e già questo sembra  un viaggio lassù fino in paese, non so se ce la potrò fare, ho voglia id un giro in bici, in campagna, però, non sul Corso.

Me ne starei qui, a bighellonare sul web, a leggereleggereleggere, o anche scriverescriverescrivere, già docciata ma ancora in camicia da notte, che non è un bel segno e non ha tanto senso, alla fine, vuol dire mille cose, che sei pronta sì, ma non per il mondo di fuori, che sei sveglia sì, ma che ci vorrebbe un secondo per tornare nel letto, e invece non si può e non si deve, che sei in pista, sì, ma che l'unica cosa al mondo che riusciresti a fare sarebbe sceglierti un posto tranquillo e guardare lontano, o chiudere gli occhi e prendere il sole che nemmeno c'è, o riordinare la scatola dei bottoni, aprirla con grazia però, che se mai li rovesciassi, mi sa che li prenderesti a calci imprecando, e te la prenderesti col mondo e li sparpaglieresti ovunque e ancora, per giorni, bottoni e bottoni.


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04 giugno, 2010

Il mio nome è Canopy.

Forest Canopy. Immortalato stamattina presto, effetto vedo e non vedo, meglio le rose, meglio il cono del cotone violissimo, meglio le ombre dell'acqua del vaso. Il mio Canopy è stato messo sui ferri circolari in purissimo cristallo di Boemia, Alsazia e Lorena proprio domenica 31, infularmatissima dal Camp. Sembrava facilissimo. Che ci vuole, mi sono detta. Mai previsione fu più sbagliata. All'inizio era perfetto, le forme definite, i buchini al posto giusto, insomma, giusto. Poi. Quelle che avrebbero dovuto essere foglie o pigne, ecco che prendono sinistre forme, di melanzana, di supposta, e qui vince la decenza mia l'ingegno, dacchè signora son e non posso certo dire quel che sembravano davvero. Ma non lo disfo, non lo guasto, come dice la Manu. Io lo tengo così com'è. I miei scialli, si sa, sono modelli unici, nel senso che non c'è nessuna al mondo che li fa come faccio io, che seguo lo schema, certo, ma lo stravolgo, ben lo sa Emma che il suo Mormor mitragliato è passato alla storia. Ora, Vediamo cosa ci tiro fuori da questo qua. Il colore è così bello che da da solo fa tutto. E cosa importa se le pigne non sono pigne. Nemmeno lui non è uno scialle, forse è un pareo, forse chissà, e come si dice in questi casi,Sa Soltanto Quello Che Non E'. E a ben pensarci, non è nemmeno Forest Canopy. Chiamatelo Strawberry Canopy. Che mi piace di più.

Gardening.

M'è presa secca anche stavolta. Diciamo che mi sono appassionata, e speriamo che duri, nel senso. L'ispirazione è giunta a me dall'Illustre Sposo, sul viso del quale potevano notarsi smorfie di disappunto nel constatare lo stato di degrado in cui versava il davanzale  della Casa in Collina. Ciuffi giallastri laddove solo due settimane orsono facevano capolino delicatissime corolle violette, di un fiorino che non so dire, una specie di campanula, che ha anche Afef, nel suo Giardino Incantato, soltanto che i suoi sono in siepi, che dico,  una foresta di campanule. E poi, la scrivente si chiedeva perchè le rose del vaso avevano questa faccia triste, e guardavano in giù, non pettorute come quelle dell'aiuola, e già che loro c'hanno i tubicini, sarà per caso che non le bagno a sufficienza, anzi, non le bagno punto? Ieri, poi, l'apoteosi. Le mie Amiche, recatasi nella mia magione in visita pastorale per l'incontro del giovedì, hanno ammirato sì le rose dell'aiuola, che scoperta, ma hanno  osservato con disappunto, ammiccamenti e scuotimenti di testa, le sette foglie del basilico in vaso. Comprane Un Altro, mi hanno suggerito, Che è Ben Meglio. Ma io no, zuccona, voglio far resuscitare quello che ho. Gli parlo, lo accarezzo e, miracolo! lo innaffio. E con lui, tutte le altre piantine che non beneficiano dell'irrigazione ingegneristica, quelle più plebee, diciamo, le viole del pensiero, la miseria viola, le roselline candide del vaso. Non so se riuscirò in tale improba impresa, il davanzale è davvero in uno stato pietoso, aridità conclamata è la diagnosi, ma io non mi dò per vinta e con il mio bell'innaffiatoio tutto specchietti a mosaico, che si sa, ci vuol classe anche a innaffiare, cerco di salvare quel che resta. Il mio primo week end di giugno così inizia, nella casa in collina. Giardinaggio? Rianimazione, meglio.

03 giugno, 2010

Il senso delle rose.

Non so se ne abbiano uno, a me le rose nemmeno piacevano, una volta. Non mi piacciono quelle rosse, lunghe lunghissime, aristocratiche, segaligne nella loro perfezione, un pò antipatiche. Mi piacciono le altre, invece, le mie, per forza, che sembrano sfiorite e sono appena nate, mi piacciono perchè so di ognuna il nome, e ognuna ha un profumo diverso, limone e vaniglia e borotalco e si mescolano col profumo del caprifoglio, che è fiorito, finalmente, in ritardo quest'anno. Inseparabili, li metto sempre nel vaso insieme, anche se non è mica così semplice, il caprifoglio è il condominio dei calabroni e della api, ed è tutto un zzzzzzz certe mattine e bisogna fare attenzione. Il senso delle rose forse non c'è, in realtà. Quel che c'è è che ti fanno la cucina più bella, anche a guardarle ti ci perdi un pochino, nella mattina frescolina dell'inizio di giugno, che in questa casa la mattina inizia così presto, si è fatto tardi a vedere un film da paurissima con la faccia sprofondata nel cuscino, Allora Non Guardarlo Se Hai Paura, sì ma volevo vedere se era meglio il libro o il film e comunque mi han fatto paura tutt'e due e non so cosa ci trovano in questa trilogia che ti fa star male dall'inizio alla fine, a me piacciono i libri che hanno delle cose da raccontare e che magari un pò ti ci ritrovi, che ti fanno piangere, anche, non aver paura a salire le scale, dopo,  i libri che poi quando l'hai finito ti dispiace e  vorresti averlo scritto tu.


 E' freddino stamattina, me ne sono accorta perchè la camicia da notte era troppo leggera per uscire fuori ad innaffiare, ho scoperto che le piante stanno meglio se le bagno, io non sono brava, mi affido ai tubicini del giardino e a un sofisticatissimo impianto, dei vasi piccoli mi dimentico e mi stupisco che non fioriscano e che il basilico, creatura, si rimpicciolisca vieppiù. 
La mattina inizia così, dieci minuti dieci per fare il punto della situazione, per capire che strada imboccare, da dove cominciare, che di programmi non è che se ne possano fare granchè, li fai al millesimo e poi voilà, tutto da rifare, è il bello di questa casa, adesso un caffè lungo per svegliarmi per bene e poi si va, cambio l'acqua alle rose, prima di tutto, un senso prima o poi, lo troverò.

01 giugno, 2010

Pensare al mare.

Ci si pensa già, eccome, non manca nemmeno tanto, alla fine, ne ho voglia, del profumo, del sapore, del vento, delle cose. E' stato un anno strano, confusionario, incerto, come di passaggio, di prova d'esame, vediamo un pò se siete abbastanza bravi da passare anche questa qui, da uscire indenni dal cerchio di fuoco, vediamo un pò se avete studiato, se siete preparati. E' stato un inverno, perchè è stato e non sarà mai più, non solo di stagione, ma inverno davvero, inverno nei pensieri, inverno nei giorni, inverno e gelo, inverno e buio, inverno e tristezza, ansia e paura, qualche volta, anzi più di qualche volta, quante sono le volte comprese nell'unità di misura qualche volta, mille, cinquecento o tre? Ci si sente un pò come naufraghi scampati, come alpinisti in cima a una cima, e certo, alle cime si sta in cima, ovvio che.  Come in alto a guardar giù, che mi vien freddo solo a pensarci, che soffro di vertigini e mi viene voglia di buttarmi di sotto, ogni volta, come a Innsbruck, che il mio Regio Architetto mi diceva, Ma Dai, è Bellissimo, Vieni a Vedere, Non Hanno Paura i Bambini, Vuoi Avercene Tu?  guarda che bello, è da qui che saltano con gli sci, l'ha fatto un' Architetta di mondial fama, e il mio Sposo che sapeva, diceva, lasciamola giù che è meglio, e infatti mi sono attaccata al muro giallo acido, sarà per questo che odio il giallo, anche, e sono scivolata giù come una seppia cruda, e sentivo i calabroni nelle orecchie e la mia Amica delle Parole diceva, lontana lontana, Ma che Stronzi Siete, Non Dovevate Insistere a Portarla Qui, e i bambini tutti intorno a farmi vento, MammaMamma, scene pietose a Bergisel. Son cose. Le vertigini di queste inverno le ho lasciate indietro, non dimenticate, certo, solo allontanate, nascoste, nel ripiano più alto della libreria, come il vaso di ziaMaria che è orrido e non puoi buttare, obnubilate dai libri, dalle fotografie, dalle cose belle della casa, della vita, del cuore. L'inverno è lontano, è passato, se ne è andato col suo fardello di neve e di questioni, di pensieri e di notti a guardar fuori. E' l'inverno del cuore, bambina, tutti ne abbiamo uno, come i segreti, come un grande amore, come un vaso di una  ziaMaria. L'importante è fare un bel respiro, circondarsi di case belle, sorridere, nasconderlo lassù e pensare al mare. 

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...