31 dicembre, 2009

Duemiladieci.

E' così bello scriverle, le date, trentunodicembre, io le scrivo sempre così, o coi numeri romani, nei biglietti degli auguri, nelle lettere che scrivo a mano, perchè ancora ne scrivo, ogni tanto. Perfino sulle ricevute delle raccomandate, Firmi qui, Con La Data, io scrivo 31 XII 09. E' strano, lo so, sono un pò strana io, me ne rendo conto. Duemiladieci, domani. Che significa l'agenda nuova, quella viola comprata a Parigi, che sa ancora di colla e che annuso e che a sfogliare le pagine vuote mi emoziono un pò, io sono un pò fissata con le agende, vecchie o nuove non fa nessuna differenza. Così, duemiladieci da domani. Lassù, un cielo che pian piano diventa azzurrino, il che fa pensare che forse oggi non pioverà, ma può piovere col sole, come è successo ieri. Domani è tutto nuovo. Il calendario di Doisneau da appendere in cucina, la casellina del Gratta E Parcheggia, che nome scemo, eppure non saprei chiamarlo in altro modo e voucher, sinceramente, è una di quelle parole che abolirei, ce ne sono un mucchio, ma l'ho detto cento volte, angolocottura, per esempio, mi mette una tristezza infinita. Duemiladieci, E' tondo a scriverlo in cifre, ma io che coi numeri non ci azzecco lo scrivo in lettere e mi piace di più. Ha un suono dolce, e fa già allegria, è uno dei pochi anni che finisce con la i, è morbido a pronunciarsi, duemiladieci, senti? non è bellissimo? è uno scoppio di risata, è un sonaglino discreto che si sente appena, lo si pronuncia sorridendo. E sorridendo lo aspetterò, questo anno magico che arriva fra poco, stamattina la nebbia di zucchero appena oltre il pratino, la colazione con la tovaglia rossa e un Babbo Natale seduto sul sacchetto dei biscotti. Duemiladieci da domani. Che sa di nuovo come il calendario della cucina, che luccica come le stelle alla finestra, che un pò temo ma aspetto, preparandogli il sorriso più bello che ho, non farmi del male, non te ne farò.
Tumblr.la Douleur Exquise.

29 dicembre, 2009

Mi extrana Navidad.




Le fotografie sono così tante. E metterle insieme tutte, e sceglierne qualcuna è un compito così difficile. E' stato un bel viaggio. Strano, ma bello. Ho visto il Museo di Picasso. E Mirò. E Gaudì. Ho camminato sulla Rambla, in sù e in giù e visto artisti di strada, e suonatori di chitarra e mendicanti. Ho visto lo stadio del Barcellona. FIn qui tutto normale, direi. Ma prima.

Ho salvato dalle grinfie del mio Sposo Imbizzarrito il mio Distratto Figliolo Liceale che ha ben pensato di scordarsi il documento d'identità dul tavolo della cucina, ben perciò, nessuna compagnia aerea al mondo imbarca un individuo senza documento. Sono tornata a casa a prenderlo, che è un attimo, sono tornata a Malpensa, che è di nuovo un attimo, e alla fine siamo partiti in macchina, che Milano-Barcellona è ancora meno di un attimo, di sera, col buio, la pioggia scrosciante, di quella che fa le bolle sull'alfalto e nemmeno il tergi a manetta ti fa vedere bene. E questo, solo l'inizio di una mini vacanza che alla fine abbiamo allungato di un giorno, epperforza, e che il nostro pranzo di Natale è stato in un McDonald's proprio sotto la Sagrada Familia, e finalmente stavamo meglio, ripresi, dimentichi di tutto e che invece no, abbiamo pure bucato una gomma, o forse ce l'hanno tagliata, anzi, senza forse, e poi una serie di altre piccolissime cose. Ma alla fine, ce l'abbiamo fatta. Barcellona è bellissima, la mia famiglia essa pure, il mio Natale alternativo eccolo qui, una specie di gita scolastica con le cose che più amo al mondo, e poi le tapas, pregunta, desculpa e adesso che siamo a casa troppe le fotografie per metterle insieme e troppe cose belle da pensare e ricordare, e tutto il resto, dimenticato, di già.


21 dicembre, 2009

La Danza delle Scatole di Latta 2


Alla fine è arrivata anche a me. Dalla mia compagna di scatola, cioè lei. Questo giochino bellissimo, organizzato con rara maestria dalla mia Amica Parigina, mi ha portato grandi sorprese, chiuse dentro a scatole di latta che hanno danzato e danzato in giro per l'Europa. La mia, nella fattispecie, conteneva queste cose meravigliose. Dei baccelli di vaniglia specialissimi e profumatissimi, zuccherini, rose per i biscotti e un segnalibro. Che ho adorato appena l'ho visto, forse perchè io regalo sempre un libro e un segnalibro, perchè le dediche mi fanno malinconia, ma è il segnalibro che conta, o forse perchè Parigi è mia, forse ci ho abitato in un'altra vita, o ci abiterò nella prossima, chi può dirlo. Perciò, dato che, maguardaunpò, la mia scatola arriva giusto da Parigi, ringrazio con un bacino la mia Compagna di Scatola e anche la mia Amica Parigina. Mai giochino fu più divertente.

Il fuoco e il gelo.


Sono diventata brava ad accendere il camino. Non è cosa da tutti. Sono piccole, stupide, insulse soddisfazioni in questi due giorni sospesi, il ghiaccio sulle strade, la neve, la nebbia, e il gelo, anche quello, non solo atmosferico. Amo questo periodo dell'anno, mi fa sentire di più l'odore della mia casa e di casa mia, che non ha lo stesso significato, anche solo cambiando l'ordine del pronome possessivo. O meglio, lo amo a momenti alterni, adesso sì, adesso no, mi piaccono cose e ne detesto altre. Mi piacciono le luci, i brilli, i pacchi e non sopporto le telefonate e le millecinquecento discussioni di ogni anno, sempre le stesse, sempre le solite, potrei scriverle a memoria. Scocciata, ecco, direi che son così, scocciata, un pò delusa, esclusa e fraintesa. Non mi piace. Così, mi perdo in cucina, guardo fuori tutto il bianco che c'è, è finalmente tornato il pettirosso, il che significa che fa freddo sul serio e non per finta. Ho dei pacchi già scartati sotto l'albero zen, altri intonsi, altri destinati e chissà quando riuscirò a destinarli. Le vacanze sono in parte già iniziate. il mio Illustre Sposo e il Junior Ing, alla fine riederanno alla versione natalizia della loro magione, e qualcosa si combinerà pure tutti insieme, noi famiglia rom di ogni Natale che viene, noi troppi e chiassosi e sempre così impegnati, noi che abbiamo tutto e che non ci serve niente, nemmeno un abbraccio e un Buon Natale, nemmeno il contare quanti agnolotti per la Vigilia o forse l'insalata russa è meglio se la fai tu. Noi, sempre fuori da ogni festa e da ogni conteggio di posti, noi che alziamo la media, noi che è sempre la stessa menata e che sono stufa, stufa, arcistufa, a questo penso avvolgendomi nel caldo odore di legno, abbracciandomi da sola, stringendomi addosso questo maglione rosa con le trecce, guardando un fuoco arancio e rossastro che ho imparato ad accendere così bene.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...