05 marzo, 2009

Sopravvissuta.

Alla festa della Princi, intendo. Ai baffi di Nutella sul muro color ciliegia. A quattordici ragazzini che giocavano a nascondino in salone, creature, fuori pioveva a dirotto, qualcosa dovevan pure fare, no? A quattordici ragazzini che sciamavano a rotta di collo sù e giù per le scale. Qualche urlo al momento giusto, e direi che è andata strabene. Oggi, però, il meritato silenzio. Il nulla. I bisbigli. La solitudine. La pace. L'oblio. L'assenzio. Il niente. L'orizzonte. Il rumore della pioggia.


Ma qualo oblio, ma quale assenzio! Signora mia, che è da un pò che non ci parliamo eppure lei che sbircia sempre al di qua del pianerottolo, quando stende coi bigodini in testa e la vestaglia a rose, e le pantofole col cigno, la vedo, sa? Oggi un bel niente di tutto ciò. Muova le chiappe e si rechi, non lo vede che è proprio oggi, cinque marzo, il giorno segnato col cerchiolino rosso, lì, sul calendario? E no che non è oggi che deve portare la cocorita dal veterinario e nemmeno il compleanno di quella serpe di sua cognata, oggi, signora mia bella, SI KNITTA AL BIO! Perciò, si dia una sistemata, si tolga i bigodini e si avvolga in una nuvola di lacca e di Coty, si metta la sua spilla a cammeo sulla camica con gli sbuffi, le sue belle calze contenitive, il tacco medio, la gonna di vigogna e il collo di astrakan, e si rechi, testè, vieppiù, affinchè, in

Via Dell'Erba
Bio Cafè
dalle 3 alle 6


Col suo bel lavoro a maglia nella borsa, lì ci si tratterà per un pochino, a dirsi cose, a fare progetti, a contare quante siamo per domenica. Come non lo sa, COME NON LO SA? Non ce la posso fare con lei, il mio fisico non ce la può fare, forse, erano ben meglio assenzio e oblio. Sarò ancora in tempo?


04 marzo, 2009

Dodici.

Alla mia Principessa degli Gnomi, dei Fiori e dei Folletti, al mio cuore più piccolo, a un pezzo di me, buon compleanno.

03 marzo, 2009

Voglia di viole.

Sì che ho sbirciato nel pratino, tra le foglie secche, come quella volta. Niente di niente. Erbacce, rametti, ma di violette non v'è traccia. Così, mi son portata avanti. Ho comprato al mercato del lunedì una camionata (unità di misura, una camionata, due camionate ecc.) di violette. Molto belle. Molto viola. Molto finte. Sono mazzini di plastica di un bel verde smeraldo, con applicate delle violette di stoffa morbida, col loro bel bottoncino giallo al centro, certo non è seta pregiata, ma insomma, hanno il loro perchè. Ho tolto dai vasi del davanzale i rametti bianchi che facevano inverno, Natale, neve, gelo, tuscendidallestelle, brina e zampogne. Ho lasciato i sassi candidi. Ci ho piantato con grazia le violette, stamattina alle 7,40, in camicia da notte, piumino e ballerine argentate. Molto chic. ora, c'è un pò di colore alla mia finestra, un pò di primavera anticipata, un pò di bello che fa bello il cuore di chi le guarda. E chi dice che i fiori finti fanno tristezza, forse, non è mai stato al mercato del lunedì.

01 marzo, 2009

Dritto Rovescio.

Domenica di marzo.

E' così difficile. Si mescolano insieme, il dolore degli altri e il tuo. Due giorni di fiori, di singhiozzi, di incenso, di preghiere, di ricordi. E' così difficile consolare, te ne stai lì come una scema senza dire niente, abbracci, stringi, accarezzi piano, ma non serve, non serve mai. Se il dolore non è tuo più prossimo, anche se c'è, hai il privilegio e la lucidità di essere più forte, di poter dire faccio un caffè, di portare un torta che nessuno ci pensa mai a queste cose, andiamo un pò sul terrazzo, dai, a guardare il traffico che c'è di sotto, che ne so, qualunque cosa. E' così difficile. E si torna alle cose di sempre, la messa è finita e si va in pace. Si dormirà di un sonno di sasso, di sogni frastagliati e coloratissimi, con l'evidenziatore, quasi. E' la prima domenica di marzo, pioviggina, la tavola della colazione è ben apparecchiata, con le rose un pò passate ma ancora così belle che è peccato mortale buttarle via. Lo Sposo già sul pezzo, i figlioli dormienti, la Bruna Fidanzata essa pure, avvinghiata al Junior Ing., che s'ha da fare, le coppie moderne son fatte così. E' una domenica che ci si sente un pò convalescenti, un pò ammaccati, la tristezza pian piano evapora, diventerà malinconia sottile e poi se ne andrà del tutto, sovrastata dalle cose di ognuno. E' così che funziona, e meno male. E' una domenica in cui non si farà assolutamente nulla, si seguirannno ritmi oziosi e lentissimi, si farà un arrosto, forse, si sparecchierà, non è detto, una lavastoviglie, massì. Sarò tutt'uno col divano, mi sfonderò con mille pagine di Almudena Grandés, mi lambiccherò il cervello con Norah Gaughan, riordinerò per bene i miei gomitoli e il mio cassetto. E' scritto anche nelle istruzioni, dopo tutto quel che è stato, la prima domenica di marzo si vive così.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...