28 dicembre, 2008

Tengo il segno.


Così, col dito. Per non perdere la riga dove sono arrivata, per non smarrirmi, per sapere bene da dove ricominciare. Sono giorni di una tranquillità devastante, di piccoli lavori di casa rimandati da mesi, riordinare l'armadio delle lenzuola, per esempio, che quella federa raminga a pallini non ne vuole sapere di sottomersi al suo mesto destino e cerca invano la sua compagna. Non solo le calze, in questa casa l'Anonima Sequestri si occupa anche di felpe, federe, canovacci da cucina, tovaglioli pizzosi. Un servizio da 18 diventato da 16, quel delizioso strofinaccio di Natale coi babbini e pinguini, che a ricamarlo mi ci sono giocata gli occhi, di lino, signora mia, mica di cotonaccio, coi buchi larghi così, quel lino da delirio, che più è stropicciato e più è bello, quello per i giorni di festa, sparito, nei meandri dei cassetti, degli armadi, dal su e giù, dalla lavatrice al posto suo. Pazienza, mi dico, lo troverò quando non lo cerco più, è una filosofia di vita. Si trovano le cose che non si cercano e non si sente la mancanza delle cose che non ci sono state mai. Confuso e nebuloso ragionamento, ma verrà fuori, prima o poi, studiando e applicandocisi, come a ripetere i personaggi dei Promessi Sposi al Liceale indietro di venti capitoli. Lo capirò, prima o poi, non mi smarrirò tra le pagine, si fa poco per volta e non dovrò perdere tempo, sfogliare avanti e poi indietro, troverò subito dove sono arrivata se tengo il segno.

Senza parole.

25 dicembre, 2008

Quasi.

...E come dice il mio Illustrissimo Sposo...
"Anche questo Natale ce lo siamo tolto...di torno, diciamo."

Tortellini e sushi.

Ma che bel Natale, signora cara, non ne ha idea. Certo, così inusuale, così strano, eravamo noi, lo sa? come ogni domenica, come sempre, solo, con più candele e più agrifoglio, e più palline bianche, trasparenti, con dentro il polistirolo, bellissime, lo sa, e attaccate al lampadario. Noi noi, noi davvero, noi, la falange armata, che per una volta hanno aiutato tutti a mettere i piatti, persino il Giurisprudente, l'avrebbe mai detto? sveglio da pochissimo, a dire auguri sottovoce e a ripiegare i tovaglioli rossissimi, dopo tanto bianco un tocco di colore, ci voleva proprio. Il menù, inusuale, anche, che li ho accontentati tutti, da brivido, tortellini e sushi, raccapricciante per certi versi, ma chi può dirlo, in fondo, e poi eravamo noi soli, veniva mica Nobu a controllare, no? Bello, tranquillo, che ci siamo sfondati di film in dolby surround, che tanto i vicini se ne sono partiti in montagna e poi sono così pazienti e certo non avrebbero battuto sui muri. Che bel Natale, signora, io e la Princi vestite quasi uguali, i fuseaux coi brilli e le pantofoline rosse, di velluto, che più Natale di così, ma lo sa che ha quasi il mio numero, la piccola di casa? La giornata è scivolata via così,come il miele giù dal cucchiaio, limpida e trasparente, pigra e lenta, noi e basta, noi e noi. baci, abbracci stretti, coccole calde che sanno di amore grandissimo e vero. I miei pensieri li tengo per me, in una scatola di latta, li lascio sotto l'albero, li butto nel camino, li getto nel sacchetto dell'umido o nell'indifferenziata, ma che bel Natale è stato, che dolcezza il regalo dei miei figli col nastro arancione, non siamo soli, noi abbiamo noi, lo sappiamo così bene, e mi viene da pensare che chi non c'era forse non era attratto dal menù, bleah!, tortellini e sushi, ma che razza di pranzo di Natale sarà mai.

23 dicembre, 2008

Cicciona.

E' il delirio. Tutti in casa abbiamo perso la testa per lei, per quelle sue orecchie interno radica, per il nasino di liquirizia, per quei dentini affilatissimi che hanno già rosicchiato nell'ordine le cuffie dell'iPod, un libro sotto l'albero, un numero imprecisato di pupazzini gentilmente offerti dalla Princi. Tutti tranne Lei. Che è altezzosa e spocchiosa, gelosissima fino alla nausea, palesemente indispettita da questo inaspettato arrivo carico di energia. Che fare? Passerà, mi dico. In fondo, ho gestito arrivi ben più complicati, quelli degli umani, intendo, che fra fratelli e sorelle di arrivi ne abbiamo avuti più d'uno, mi aiuti a dire. Nel frattempo, tutto procede con calma surreale nella casa in collina, ove ci si accinge in grazia, letizia e concordia a celebrare il Sanitissimo Natale. Vacanze iniziate, odore di pino, finto, lo sa? mi hanno regalato uno spruzzino che sparge odore di abete, dacchè il mio albero, lei lo sa, è vero sì, ma non è mica un pino, Colazioni protratte, film alla tv, calate cittadine per sbrigare le ultime faccende natalizie, consegnare gli ultimi regali quelli trasportati per giorni nella borsa, e cosa importa se il nastrino è un pò sceso, basta il pensiero, non è vero? Così, in questa immensità di renne e mangiatoie, di luminarie e bancarelle, zampognari e babbinatali, si procede con ordinata lentezza verso il 25. E la prossima volta che sento Irene Grandi che miagola Coooool bianco tuo candoooor, giuro, spacco la radio a martellate. Con l'approvazione delle renne che nemmeno loro ne possono più.

21 dicembre, 2008

Il bastone e la carota.

E non ci pensare. Non è mica niente, in fondo, Ma come, ancora non ti ci sei abituata? Sù, sù, via quella faccia da tonno in scatola, via quella'espressione da medusa, ma dove ce l'hanno gli occhi le meduse, qualcuno glieli ha mai visti? E' domenica pomeriggio, che siamo tutti qui e tutti insieme, dacchè il JuniorIng. è rientrato nella casa paterna dopo una mini vacanza di scialo con la sua IngegneraFrescaDiLaurea. Coraggio, coraggio, c'è la partita alla tv, le scuole chiuse e nessun compito per domani, è già vacanza di Natale, tra poco ti chiederanno una merenda, una cioccolata, forse, non fare quelle spalle curve e quel muso da scema, se proprio vuoi, puoi aprire un regalo, quello lì col fiocco bianco, viene mica Babbo Natale a controllare, no? E poi puoi sempre dire a tua discolpa, vedi, BabboNatale, avevo bisogno di tirarmi un pò sù non sapevo bene se ero arrabbiatissima o tristissima o immagonitissima o tutto insieme, e allora, lo so bene che si aspetta il 24, ma dai, non ho fatto nulla di male in fondo. Ma no che non ci si abitua, no che non serve a dire, Ma è Sempre Così, e allora smettila, smettila MaSmettila! come ti dice la tua Amica delle Perle, smettila di correre dietro, smettila di scodinzolare, smettila con questo entusiasmo scemo, smettila di aver già organizzato in 8 minuti una pranzo per 10 che non ci sarà, rimarremo noi, solo noi, noi e basta, che è meglio così, ma tu smettila, smettila, smettila. Ora, fatti una doccia, magari un bel thè con quella bella teiera a fiorellini viola che è un regalo di Natale e che ha resistito anche troppo sotto l'albero zen, che tanto si sapeva, che tanto è sempre così, e che giuro che non verso una lacrima, giuro che mi ci sono fatta una corrazza che lucido per bene ogni sera, e non pensate più a me, e fatte finta che sia sparita e con me tutti i miei, e allora e perciò, andate un pò tutti a farvi friggere. Meduse comprese.

19 dicembre, 2008

Grand soirée.

Esco pochissimo da sola. Nel senso, con le amiche. Pensavo che fosse un pò patetico, non so, una specie di fuga, io sto bene a casa, perchè dovrei uscire. Mi ricredo immediatamente. Seratona ieri sera, a festeggiare l'ultimo Knit Cafè del 2008, noi, il gruppo storico, socie fondatrici, tesoriere, segretarie, presidentesse, tutto insieme. Così, tra un gossip e un magone, il racconto di un viaggio avventuroso e qualche immancabile, innocentissima, elegantissima volgarità, si è dipanata con grazia la nostra serata di follie. I figli piazzati con i rispettivi Sposi, la Biondina e il Giurisprudente, manco a dirlo, insieme, con la segreta speranza che a nessuno dei due venisse in mente di ripetere l'esperimento Sciogliere il Cioccolato a Fuoco Lento, che di danni, così narra la mia Amica delle Perle, ne hanno fatti a sufficienza già ieri, quando per merenda, hanno sciolto un blocco marmoreo di cioccolato Novi e c'è chi giura di averne visto qualche schizzo anche sulla facciata del Duomo. Facessero un pò quello che volevano, ieri sera proprio non ci riguardava. Da rifare, assolutamente. Che di risate così le fai soltanto con chi ti conosce davvero, non importa se da un anno o da dieci, sono le affinità, le cose uguali, gli stessi sentimenti, lo stesso modo di intendere le questioni della vita. Con loro, puoi anche permetterti di stare zitta ed ascoltare, di fare una battutaccia da osteria, di cogliere quel magone furtivo negli occhi dell'Amica delle Provette, di invidiare la precisa calma di Biancaneve, di sperare che Afef rieda sana e salva da quel viaggio NonSoDove, e dire all'AdP che questo nuovo look le sta a pennello e che le dà un'aria sofisticata ed elegante. Ma la prossima volta, mie amiche carissime, vediamo di fare le cose un pò più in grande. E va bene che teniamo famiglia, e va bene che siamo mogli e madri esemplari e bla e bla, va bene che le nostre giornate non è che siano proprio noiose, ma che siamo rientrate alle 21,25 non diciamolo a nessuno.

Zingari.

In fondo, lo siamo in pò tutti. Noi, però, di più. Noi che abitiamo la casa in collina, così aperta a mille amici, al caldo, nel morbido del divano, col fuoco, le chiacchiere, i ragazzi, le cose. Nessun parente. Un pò orfani, di nonni e di zii, di zie, anche, di quelle che al compleanno ti regalano il pigiama, che ti fanno il dolce la domenica pomeriggio, che si ricordano, le uniche, l'onomastico di tutti. Di nonne, il soldo per i dentini, la medaglietta del battesimo, di discorsi un pò lontani, a stupirsi sempre di come usano il computer, e di quella cosa con la musica che hanno nelle orecchie, nonne a scuola di telefonino, i finti rimproveri per i pantaloni scesi, per le gonne troppo corte, per quel filo di trucco. Noi no. Non abbiamo zii, non abbiamo nonni, e se ce li abbiamo è come non averli. Strano. Ho imparato a non pensarci troppo sù, pazienza, mi dico, ho provato e riprovato e sofferto come si soffre quando si chiede un affetto che, inspiegabile, non c'è. Ma a Natale, accidenti, com'è diverso. Che belli i miei Natali da ragazzina, la tovaglia ricamata e l'insalata russa, e mille cose e mille dolci e mille piatti, chi fa questo e chi fa quello, e a contare le dozzine di agnolotti in cucina, basteranno? e il panettiere che portava in bici il pane per 3 giorni, e io che arrotolavo per bene i tovaglioli, scrivevo i segnaposti coi pennarelli, facevo il centrotavola col Das e i rametti di pino e la neve finta e l'oro spruzzato e la candela rossa e la letterina sotto il tovagliolo e la poesia recitata in piedi sulla sedia, mio padre coi lucciconi. Un bel niente. O meglio, no, un bel tutto, siamo così tanti, noi qui, ma siamo noi e basta. Per uno strano meccanismo del destino noi siamo sempre solo noi. Noi troppi per invitarci, noi che abbiamo i nostri impegni, noi che poi i ragazzi escono e io che cosa faccio lì, noi che tanto non ci serve niente, che abbiamo tutto, che siamo qui, nella casa in collina, lontana da tutto e da tutti, così complicata da raggiungere, la nebbia, poi. Noi, che nessuno arriva con le pentole, che nessuno ci chiede Quanti Agnolotti Allora, che non stiliamo menù con nessuno, tu fai questo e io faccio quello, noi, che per non pensarci dobbiamo andare via, zingari nostro malgrado, bello, bellissimo, ma un pò triste, in realtà, noi, orfani di affetti di famiglia, noi, falange armata contro il mondo intero, noi, perfetti, lontani, in ogni caso, soli.

17 dicembre, 2008

Mattina presto.

Non è che si perda tempo, alla casa in collina. Ci si sveglia all'alba o quasi, quando, col tempo da lupi che c'è là fuori, ci si vorrebbe crogiolare e accoccolare e acciambellare sotto le coltri e poltrire, dormicchiare, leggere o guardare il soffitto, semplicemente. E invece, un bel niente proprio. Si barcolla fino in cucina, dopo aver svegliato di baci qualche figliolo che ancora frequenta le italiche scuole, dacchè il Giurisprudente già in vacanza si trova. Un risveglio così incerto meriterebbe una colazione lenta e pigra, mescolare il latte con rimbambita lentezza, giusto il tempo, quell'oretta, di carburare come si conviene e mettere in fila i pensieri, ad uno ad uno, devo fare prima questo e quest'altro, e passare da qui e poi di là, stiracchiarsi, magari, sbadigliare con eleganza, sospirare un pochino guardando di fuori. Fandonie! Noi qui si arriva al desco famigliare ch'è bell'e pronto per la colazione, tutto bene in ordine ingegneristico, la mia tazza personale, il cucchiaino coi cuoricini, insomma, una roba da spot. E' quel che viene dopo che ti squassa. Già, perchè l'Illustrissimo, che il Cielo lo assista, è già sveglierrimo, pinto e tratto, già sul pezzo, come si dice, e io faccio una ben misera e tapina figura, col mio pigiama a pallini e la faccia a forma di cuscino, che ancora sono nella fase in cui cerco di ricordarmi, ma cosa ho sognato? Lui, l'Isoscele, ha già letto ogni sorta di quotidiani, rossi, neri, gialli e blù, e rosa, anche, che per prima si legge i titoli della Gazzetta dello Sport. Perciò mi informa, riporta, mi fa un riassunto di quanto è accaduto nelle ultime ventiquattr'ore. E domanda. Ma cosa domandi, non vedi che ancora non ho avviato il cervello, che non so nemmeno bene che giorno è e quanti ne abbiamo e cosa e come e nemmeno dove, in realtà? Io dormo ancora, dall'impiedi, anzi, da seduta e tu già nel circuito forsennato che è la gestione di questa vita così bella ma, mi si consenta, un tantino complicata. Lui, Uno e Trino come lo chiamano i figlioli, ha già avuto una tonnellata di idee. Ti andrebbe se, ho pensato che, oggi si potrebbe, e magari fra due anni, oggi potresti fare,ti piacerebbe se, sai cosa mi è venuto in mente, e cosa pensi di. Pensi? PENSI? Ma io non penso ancora, mio Sposo adorato, lasciami nel mio limbo di sogni e piumone, ancora per un pochino, ancora non ho attivato, non ho connesso, non ho un bel niente. I miei ingranaggi sono fermi da ore, dài loro il tempo di attivarsi per bene, di cominciare a girare per produrre pensieri di senso finito. Niente, mi sa che mi tocca svegliarmi sul serio. Così, catapultata dal mondo ovattata del sonno a quello incasinato e già organizzatissimo ed efficientissimo e sveglissimo dell'Illustrissimo. Così, in questo delirio mi accingo ad iniziare la mia giornata, che ho la connessione gentilmente offerta dalla Cicolita e che dura fino alle 8, e perciò mi devo sbrigare. Una congiura contro di me. Che va bene che i vicini di casa non si scelgono, e passi, ma forse, avrei potuto almeno sposare un uomo meno complicato. Ma sai la noia?

16 dicembre, 2008

Bella.



...ed è in certi sguardi che si vede l'infinito.

Vento da dove.

Non si capisce. E' raro il vento qui, che quando arriva porta l'odore del mare, le promesse dei marinai, il richiamo delle sirene. E' un vento gelido e impertinente, e quale vento non lo è, e soffia e fischia tra le persiane chiuse, e appiccica le gocce di pioggia sui vetri, pietre preziose, schegge di brillanti misteriosi, briciole luccicanti. E' un vento da burrocacao, da guanti, sciarpe fin sul naso, da cappelli calati sugli occhi, un vento freddissimo e di poche parole, non credo porterà nulla di buono, forse neve o ancora pioggia e pioggia, che non è bella prima di Natale, la pioggia fa tutto più triste e più buio e noioso e malinconico. Ma tu soffia, vento, soffia forte e veloce e sibila e fischia come sai fare, strappa le nuvole, scopri i misteri, lucida i pensieri e porta via quelli pesanti e quel pò di magone, portalo via, più lontano che puoi, lontano davvero, da dove vieni tu, lontano da dove.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...