28 giugno, 2008

Se.


Se il vostro esame di maturità porta la data dell'11 luglio 1982.
Se ancora vi ricordate quella sete spropositata, quella emozione, quel tremolio delle gambe e quell'ansia che quasi si vedeva.
Se mai più nella vita vi è capitato di rivivere la stessa ansia per un esame.
Be quiet.
La riproverete uguale uguale, bella bella, alla prima maturità orale del vostro primo figliolo.
E io che non ci credevo.



Che sono sveglia dalle cinque, che inizio mille lavori e non ne finisco nessuno, che ho già fatto un giro fuori alle 6 e 20 col cane, che ho portato il vetro alla campana, che ho una cucina che è uno specchio e che aspetto di svegliarlo e scrivoscrivoscrivo per stare calma. Ma calma, proprio calma non sono.
E no.

Regali.

Càpita, qualche volta, che la mia Amica delle Stoffe mi regali preziosi avanzi di preziosissime stoffe per tendaggi. Càpita che le suddette siano anche di metraggi consistenti, inservibili per fare tende ma che làscino spazio alla creativa e all'inventiva. Non di certo la mia. Io non sono capace di cucire. Nonostante ricami splendidamente (!) riesco a malapena ad attaccare un bottone, con un quantità di giri del filo intorno al bottone medesimo, che, nel giro di quattro/cinque ore, si stacca, e siamo daccapo. Ma mi è venuta in soccorso la mia Amica Teutonica del Knit. Ella, infatti non solo è un mito da queste parti per l'uso magistrale che fa dei famigerati ferri circolari, non solo è una vestale del vetro in tutte le sue forme, ma ha anche una straordinaria capacità nell'uso della macchina da cucire. Detto, fatto. Affidati a lei i preziosi avanzi, ecco che li ha trasformati in bellissime borse dall' uso poliedrico. Versione spiaggia, magari, oppure per trasportare con classe un lavoro a maglia, o versione città, lucide e setose, assolutamente uniche nel loro genere. Mi ha fatto felice. E non me sola. La Princess ha già posato i suoi occhioni su quella di destra, con l'elefantino. Vedremo. Per il momento, mille e mille grazie all'Amica Artista. E che abbia il ceruleo occhio ben attento alla casella postale.

Senza titolo.


E ascolta gli altri,
anche i noiosi e gli ignoranti.
Anche loro
hanno una storia da raccontare.

.....e t'ho detto tutto.

27 giugno, 2008

Caos.Tutt'altro che calmo.


Io non sono brava coi puzzle. Mai stata. Mi viene sempre voglia, ad un certo punto, di prendere la scatola e scrollarla giù dalla finestra, che è da venti minuti che sono lì con un pezzo in mano che non so dove diavolo mettere. Ma i miei giorni, questi qui, sono stati ben più complicati di un puzzle da ventimilamiliardi di pezzi. Il mio Sposo, che il Cielo lo sostenga, è ad altre faccende uso. Noi qui, si corre. In questo delirante avantieindietro, pur di rendermi il tutto più divertente mi sono fatta prestare una macchinina che mi piace tanto, ma che non potrò mai ahimè possedere, chè condannata son a guidare monolocali su quattre ruote, data la mia poderosa e sterminata famigliola. La mole delle ultime questione da sistemare prima dell'imbarco, previsto per i prossimi giorni, è di una tale sconvolgente entità, che mi ha fatto seriamente dubitare di poterla evadere senza riportare conseguenze e/o danni cerebrali permanenti. Insomma, ce l'ho quasi fatta. Con l'aiuto dell'Amico delle Lampadine, che con scioltezza ha sistemato l'impianto di irrigazione del giardino, che per un misterioso sortilegio aveva allagato le ortensie e seccato il pratino. Giorni roventi, in ogni senso. Non che non mi sia tolta le mie belle soddisfazioni, c'è da dirlo. Una cena improvvisata con le Amiche, per esempio, che era dal lontano 2003 che non uscivo da sola, cosa che quasi mi vergogno a confessare. O invitarne altre da me, un cous cous da primato e qualche figliolo. E poi acquisti, acquisti, che belli sono gli acquisti prima delle vacanze. Rilassati e gasati insieme, una manciata di costumini sberluccicanti, uno da trota fucsia, ma era l'ultimo, disdetta e proprio della mia taglia, potevo, potevo, potevo lascairlo lì, solingo, ramingo e guardingo? Ma no che non potevo. E poi brilli, brilli, brilli nell'olio, brilli nel gloss, brilli ovunque. Che sarò pure nel caos, avrò pure un figliolo che parla a latrati che domani, il Cielo volesse, Ben Maturo Già Sarà, e ci metteremo una bella pietra sopra e finalmente potremo tornare a parlare con verbi, avverbi e congiunzioni e sostantivi e pure aggettivi, già che ci siamo. Che avrò pure portato a termine una quantità di incombenze per le quali in media necessiterebbero un due/ tre settimane, ma signora cara, un brillo, un glitter, un paillette, rendono imperiale anche la più difficile delle settimane, e ben perciò, non indugi oltre. Mi va il luccichio. E anche il caos, qualche volta, riesce persino ad essere divertente.

25 giugno, 2008

Il salvataggio.

Niente o quasi succede in questi giorni di simil vacanza cittadina. Tranne il girare come una trottola per risolvere alcune incombenze, e di fretta, sa? chè ho da chiudere casa e raggiungere l'Isola, qualche figliolo resta ma il ricongiungimento famigliare avverrà presto, in fondo. Il Quasi Maturo finirà ben questa kermesse di appunti e di crediti e di prove e di tesine e di erroracci ministeriali da segnare con la penna rossa. Io qui, in realtà, dirigo. Smisto. Il traffico della Princi, da e per case delle amichette, il viaggio da e per i lidi casteggiani, Reale Ospite di una zia nemmeno adottiva, nemmeno acquisita, ma più preziosa di una Kelly rosa pastello. E mi accingo, vieppiù, ad accantonare cose da portar via, libri che voglio leggere, stirare parei ed altre amenità. Ma ieri, nel nulla agitato di questi ultimi giorni, un flebile cip cip che assomigliava più ad una suoneria di un telefono che ad un verso animale, ha catturato la mia attenzione, dacchè mi accingevo con rara maestria ed equilibrismo ad aprire la porta di casa, con circa 6 tra borse e zaini appesi alle mie stanche braccia. Il flebile cip giungeva, già rassegnato, dal locale caldaia. Che fare? Chiamati a raccolta i figlioli, che il Quasi Maturo ben se ne è guardato di aggiungersi alla squadra di Pronto Intervento, la PrinciAnsiosa, il Liceale e la medesima ecco che aprono con cura la porticina della caldaia.E quale non fu il loro stupore nel vedere, appallottolato in un angolo, un uccellino grande come un'albicocca, pennuto e morbido, con un faccino spaventato e lo sguardo colmo di disappunto per trovarsi, non già nel confortevole patrio nido, ma in un orrido, buio luogo, tra il sacco del terriccio e l'antipidocchi pe le rose. Il LicealeCuor Di Leone ha fatto il primo passo: lo ha raccolto con la tenerezza che è sua e cercava di capire con sguardo da primario se necessitasse di qualche ingessatura, steccatura o bendaggio. La PrinciCrocerossina gli carezzava il capino, ben attenta a scansare Philadelphia che si sa, è un cacciatore provetto. Com'è, come non è, lo abbiamo adagiato, spaventato e riconoscente nella gabbietta del gatto posta ad altezza di sicurezza e questa mattina, meraviglia, se ne era volato via. Non dopo aver spazzolato tutto il mangime del pettirosso che, secondo le regole dell'ospitalità, gli avevamo offerto per rifocillarlo. Va bene, lui era un passerotto e non un pettirosso, ma i passerotti non vanno mica tanto per il sottile, sa?

21 giugno, 2008

Le cicale.



Affascinanti. Il suono del sole, del caldo, dell'estate. Misteriose. Lo sai che ci sono e non le vedi. E non si capisce mai bene quando inizia il loro canto e quando finisce, non c'è un prima e non c'è un dopo, le senti e basta. Il solo suono monotono e continuo che non ti annoia, entra con discrezione dalla finestra che dà sul giardino. A guardare fuori si potrebbe indovinare da dove arrivi, ma non è impresa facile. Forse dal pratino, o dalla siepe di sole foglie dei gladioli, dalla dalia solinga, dal rosmarino o dal lillà. E' una musica che amo. La sola cui permetto di disturbare il silenzio di queste sere, in cui si cucina poco o niente, e si sparecchia con calma, con una pigrizia già un pò vacanziera. I pensieri scivolano quieti, ci si potrà accoccolare sul divano del terrazzo, a guardare le colline laggiù o le ortensie nascoste, che si colorano ogni giorno un pò di più, le foglie verdissime, la menta nel vaso. E' una pace semplice, lenta e meravigliosa, un lusso impagabile, di profumi mescolati, di sensazioni sovrapposte e così diverse, che ti fa sentire un pò fuori dal mondo, privilegiata e tranquilla, alla fine, a stare qui a guardare il buio, a respirare un'aria estiva che porta con sè la sinfonia monotona, struggente e bellissima, di un'orchestra invisibile.

19 giugno, 2008

Ode al Chinotto.

Che non piace a nessuno. Che è amaro e sa di fango, come dicono i miei figli. Che è demodé, desueto, obsoleto e un pò da sfigati. Il chinotto è la mia bevanda preferita. Insieme alla Schweppes con l'orzata. Roba più semplice? Il ginger. Comunque, mi piacciono le cose amarognole, aromatizzatine, disgustose, un pochino, a farsi piacere la Coca Cola o l'aranciata sono proprio capaci tutti. Lo adoro. E ho anche scoperto in questi giorni, che un antibiotico qui, una vitamina là, un fermento lattico sù e un Oki giù, somministrati su me medesima, vittima di una feroce quanto improvvisa malattia da raffreddamento, insperate virtù terapeutiche. Beh, forse il periodo è troppo lungo, ma con la punteggiatura giusta rende l'idea. Il chinotto risana. Guarisce. Non proprio come l'acqua santa, ma siamo lì. Disinfetta, aiutami a dire, una gola troppo provata da una tossetta stizzosa. Freddo al punto giusto, le sue bollicine miracolose saranno un vero toccasana per una laringe martoriata, un rossore che non si vede ma c'è, un solletico sciocco che non ti fa finire una frase senza tossire, e qualcuno dice pure che è una gran fortuna. Che sto zitta, intendo.Il Chinotto, proprio lui, il povero chinotto, che se ti sbagli a chiederlo al tavolino di un bar nel sole, tutti gli astanti a dire eeeeehhhhhh????Che cosa preeeeeeendi???????Maddddaaaai!!!!! Sì, Grazie, Un Chinotto e Senza Limone. Liscio. Plain. I camerieri sanno. E impallidiscono un pochino. Non lo Teniamo, azzarda qualcuno. Altri, troppo avanti, non fanno una piega. I poteri medicamentosi del chinotto saranno illustrati nel prossimo numero di Lancet, e sarà mia cura lodarne le staordinarie proprietà. Perciò, in alto i calici, stasera. Si brinda di chinotto. Che magari, mescolato all'antibiotico, ha un certo effetto corroborante, rassodante e inebriante. Di chinotto non ci si ubriaca, ma, deh, si può sempre provare.

17 giugno, 2008

Stasera di più.

Parla. Dice e non dice. Ha la straordinaria capacità di parlare senza dire niente. Ma sa che so. E' agitato, molto, ma non lo confesserebbe mai. E' un'agitazione che sento, che respiro come un'aroma, passandogli vicino, guardandolo in quegli occhi sempre un pò sbarrati. Stasera di più. Sfugge. Sa che lo scruto e non gli piace. Forse fa finta. Ha un broncio composto, di solito, una faccia che ritrovo in certi suoi coetanei, nei suoi fratelli, certe volte. Stasera di più. E' tutto pronto. Il dizionario, il documento, non ha voluto guardare la partita, erano già in mille, Vaaaado! ha urlato dalla porta, e forse il mio nonfaretardi nemmeno l'ha sentito. Non è un momento lucido, per lui. Dei fatti suoi parla a stento, ma stasera aveva voglia di raccontare, L'Ho Vista, Mamma. Ho chiesto, dove e come, ma in quel momento mi era già scivolato via, già chiuso di nuovo nei suoi pensieri, già pentito, forse, di avermi detto, anche se poco. Lo avvolgo, da lontano. Coi miei pensieri più belli, quasi a proteggerlo, quasi a dire, Passerà, Passeranno, gli esami, la confusione, il tuo non saper da che parte voltarti, non lo sanno gli uomini fatti, vuoi saperlo tu, che ancora non hai diciotto anni e hai la bellezza e il candore e la purezza e la stronzaggine e l'incoscienza e la semplicità e la trasparenza e la luminosità di questi anni bellissimi e tremendi e leggeri e complicati e meravigliosi. Sei un diamante grezzo, ancora incastonato nella roccia, sei un ciclone di contraddizioni e di pensieri e di egoismo e di dolcezza sconfinata. Sei un uomo, un ragazzino, sei il Principe della Luna, sei proprio tu, il mio unico figlio unico, lo sei stato per un pò e che bello andare in bici con te nel cestino, o nel marsupio, senza nessun'altro per mano, io e te da soli, mi hai insegnato tu a fare la mamma, a te e a tutti gli altri, gli sbagli che ho fatto li ho fatti con te. Ma non te lo dirò stasera. Stasera, che è la tua notte prima degli esami, che avrei così tante cose da dirti, che ti abbraccerei forte, se solo mi dessi il tempo e non sgusciassi via, perchè di cose da dirmi ne hai anche tu, tu, che sei bello di un bello disarmante, agitato e confuso, innamorato chissà, e che stasera entrerai piano nella stanza per dirmi Sono A Casa e avrai gli occhi più lucidi e più sbarrati, più smarriti e più spersi, e io non avrò il coraggio di dirti che ho per te un amore che strugge, che so come è fatto il tuo cuore e conosco la tua anima a memoria, da sempre. Ma stasera, stasera di più.

Di Twiga, maturità e pensiero laterale.

La confusione regna sovrana. E lo smazzo, pure. A dire che non se ne può più non si risulterebbe troppo originali. Lo dicono in troppi. Noi, che originali siamo, dacchè il mio Sposo ha intrattenuto al Twiga una vivace discussione con un suo degno compare, sul pensiero laterale, che mai lettino del locale ascoltò tanta cultura, sopportiamo con mestizia. Le violette spappolate, per cominciare. E le rose stropicciate, per finire, maltrattate, come se qualcuno avesse preso i petali e ci avesse camminato sopra. I figlioli poi. Il Maturando, che parlaparla, come tutte le volte che è troppo teso e dice Ma Non Ho Mica Paura, ma mi viene voglia ogni tanto di cercare fra i riccioli un interruttore, o almeno il volume, che ne so. Il Liceale, tristanzuolo in verità, le sue due belle materie a settembre, come una volta, non la danza incomprensibile di debiti e crediti e prestiti e cose. Per lui, la scuola ancora non è finita, ma come diceva quel tale chiècausadelsuomal eccetera. La Princi, tranquilla, alla fine, presa dal suo piccolo mondo di braccialettini, burrocacao e High School Musical. Tempo ci sarà. La scrivente, confusa e raffreddata, troppo freddo sulla spiaggia mi sa, ma mica si và in Versilia col Monclér, eppure, come mi avrebbe fatto comodo, in luogo di quella camiciola trasparentissima, d'effetto eccome, ma garanzia assoluta di afonia e mal di gola e di chissà che altro. Si sta così, un autunno in più, che proprio non se ne aveva voglia, si guarda con malinconia malcelata i parei belli stirati, le ceste colorate, i costumi tricot, gli abbronzanti nuovi nuovi, gli occhiali da sole. Il pensiero laterale sarebbe quello di imprecare, ma poichè lo fanno tutti, noi si sta silenti, e l'imprecazione che sibiliamo appena sveglie a guardare questo catino di zinco che abbiamo proprio sopra le nostre teste, lo teniamo per noi. Un vaffan@ulo laterale . Molto chic!

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...