30 maggio, 2007

Potevo resistere?

Considerando che è ancora troppo presto per gli addobbi di Natale e che è cominciato ahimè quello che in gergo viene chiamato Scialo Estivo, che arriva un pò presto, in verità, ma a noi, a vedere tutti quei costumi e quelle ceste di paglia e quei solari ci fa venir voglia di vacanza e, secondo ahimè, di spendere e spandere, ecco che non si può resistere ad un oggettino del genere. Si tratta di uno stendino mignon, i miei Architetti Preferiti potrebbero anche saltare sulla sedia, ma non importa. Loro sanno che io nasco barocca e hanno avuto un bel daffare a indottrinarmi con Gandia Blasco e Viteo. Li ho accontentati, certo, ma non rinnego le mie origini, barocche, si diceva. Così, non riesco a resistere all'acquisto di questo aggeggio, ove forse non ci appenderò mai niente, ma che è così assurdamente improbabile che alla fine, finisce per piacere da morire. A me è successo. E pazienza se il mio sposo lo ha guardato con orrore, pazienza se i miei figli mi hanno chiesto Ma E' Uno Scherzo?, pazienza e basta. Visto e piaciuto. Disponibile anche nella versione ciliegie. Ma io, secondo voi, io, nello scellerato delirio di questa fine di maggio, potevo esimermi dal comprar Fragole?

29 maggio, 2007

Dai, che si knitta.

Ma no che non mi è passato di mente, ma proprio per niente. Solo, ho avuto due o tre altre cose da fare, sa com'è. Comunque, questo appuntamento con il terzo Knit Cafè non si deve perdere per nulla al mondo. Sistemate i figlioli, i mariti, gli amanti ove necessita, nonni, cani, canarini e cincillà, agguantate con destrezza il vostro cestino da lavoro e via di corsa verso McDonald's, ad Alessandria. Dalle 16 in poi, un nutrito gruppo di knitters, di curiose, timide, invasate, esperte, alle prime armi, libere docenti e sospettose, si darà appuntamento lì. Ne abbiamo fatti altri, qui e qui. Vorrete mica perdere la possibilità di imparare a fare uno shorts che vi renderà uniche ed inimitabili la prossima estate? Unico accorgimento: la coscia, che mi và tornita al punto giusto. Ne parleremo. Ma come quando ? Ma domani, di grazia, do-ma-ni!!!

Orsù, dunque.


Ripresi. Che eventi straordinari si vivono qualche volta, com'è difficile trovare le parole, anche quando ti piace tanto cercarle e scriverle e fermarle, per te, prima di tutto e poi per chi le vuole, una volta al giorno anche di più volendo, non è così che funziona? La Prima Comunione della Piccola Princi di Zucchero e Vaniglia è andata bene. Era bella. Era emozionata. Era radiosa. Ha avuto affetto e festeggiamenti dalle persone che ci sono vicino, nel cuore, e anche da quelli che non c'erano, che hanno voluto in tutti i modi possibili essere lì. Li abbiamo trovati. Ed ora, tacabanda, signori. Passata l'aura di santità e raccoglimento, via, si riparte. Concentrandosi su questa fine d'anno, questa volta più pesante del solito, con un esame di terza media, che vabbè, non sarà niente per me, ma che rende il Mediano nervoso, intrattabile, insofferente e inappetente. Ma bello come il sole. E il Liceale, più innamorato che mai, che litiga col testo di filosofia e assume sempre più quel suo fare imbronciato che manda in visibilio le fanciulle e me medesima al manicomio. Per non parlare del Giovane Holden, sotto esami feroci, ma forse, anche lui con un segreto romantico da nascondere. C'è da divertirsi, non c'è che dire. In tutto questo, si và. Tanto per cominciare, oggi si ricama all'Officina. Mi sa bene che si parte col Natale, non è mica presto, sa? E domani, un Knit Cafè, che è mercoledì, e si sa, il mercoledì si knitta, dove e come si saprà presto. Così, tra avanzi di festa, foto di classe, temporali e qualche urlo isolato del mio sposo, che urla sempre meno, in realtà, ma quando urla, urla per bene, sarà meglio che si cominci a correre. E veloce, anche.

26 maggio, 2007

Tutto pronto.

O quasi. Pioviggina, accidenti, e forse sarà così anche domani. Lei è uno zucchero. E' un pò tesa, e allora suona, oggi avrà la sua prima Confessione. I suoi fratelli giocano, rubano i confetti dal vassoio, si misurano la sua coroncina, le chiedono oggi chi nominerà in confessionale. Fanno gli scemi, insomma, come tutte le volte che sono emozionati, anche loro, e che non vogliono darlo a vedere, non è roba da maschi, ma adorano questa PrinciMeringa che è di una dolcezza disarmante e di una forza che sorprende, quando macina vasche in piscina, quando distribuisce baci della buonanotte e bigliettini sotto i piatti e abbracci e coccole e calci, qualche volta, ma insomma, ogni tanto ci vuole. Tutto pronto, quindi. Oggi una festa con gli amici, verso sera. E domani, un pranzo semplice con pochissimi parenti. So già che in chiesa farò fatica a stare composta. Guarderò lei, candida di zucchero filato, suo padre e i suoi fratelli, che occupano un banco intero, li guarderò uno per uno, con le camicie stirate di fresco, le scarpe con scritto una dichiarazione d'amore, i capelli che non hanno voluto tagliarsi, li guarderò, seri e attenti, un pò commossi e un pò spaesati, li guarderò e mi chiederò Chi mai ha disegnato questo per me, Chi ha progettato per me una simile perfezione, Chi ha mai incartato per me un regalo così imponente e prezioso. Avrò un fazzoletto infilato da qualche parte, mi asciugherò gli occhi furtiva, che nessuno se ne accorga. Mi riempirò il cuore con le loro facce serene. E Lo ringrazierò.

25 maggio, 2007

Ecco.


Felicità
ti ho perso ieri
e oggi ti ritrovo già
Tristezza và
una canzone
il tuo posto prenderà.
Strano, ma è Vasco.

24 maggio, 2007

Così.

Forse è proprio vero. Nessuno all'inizio ci aveva creduto veramente. Era venuto un pò così, di sbieco, giusto per fare qualcosa di nuovo, di diverso, un esperimento al quale ci si poteva affidare come no, proviamo, si vedrà. A dirla tutta, avevamo tutte un segreto: la voglia di far riuscire questa cosa ad ogni costo, ma per non rimanerne troppo deluse siamo andate caute, abbiamo risparmiato sull'entusiasmo. Ma questo, solo per i primi cinque minuti. Poi, non so come, ci siamo accorte che avevamo tutte voglia di trovarci, il martedì e il giovedì, e non solo per impegnare un paio d'ore o per fare un corso a caso, poteva essere giardinaggio o origami. Questo no. Era di più. Abbiamo creato tante cose. Strofinacci, cuscinetti, sacche per la danza, borse per neonati. Ma queste sono le cose che si vedono in vetrina. Abbiamo creato molto di più. Io lo sapevo da un pò. E stamattina, quando le ho premiate, con quell'ago d'oro che era solo una scusa, mi hanno sorpreso. Hanno comprato per me un mazzo di fiori di rara bellezza, apposta per me, coi miei colori. Hanno ricamato per me un cuscino viola, non sapendo che per me era la prima volta, nessuno mi ha mai ricamato niente, e mi hanno scritto una lettera che so quasi a memoria, oramai. E mi hanno commosso. A dire il vero i lucciconi ce li avevamo un pò tutte stamattina, che oche, ho pensato, siamo qui a tirar sù col naso, ma non doveva essere una festa? L' Officina del Basilico è tutto questo. E molto di più. E la Cerimonia di Consegna dell'Ago d'Oro era davvero solo una scusa. Per dire a tutte le mia ancelle, Serena, Francesca, Sandra e Bruna, che sono onorata di averle incontrate e che inventare cose insieme a loro è un grande privilegio. Loro hanno insegnato a me molto di più di quanto io non abbia insegnato a loro, e che è molto di più di un rovescio perfetto e di come tenere l'ago. E che sia d'oro, ma che ve lo dico a fare!

Lo schiaccianoci.


Non proprio, o quasi direi. Ci sono momenti in cui le parole non rendono bene l'idea e allora si prova a descrivere stati d'animo e sensazioni con esempi che magari non calzano a pennello, ma che almeno rendono l'idea. Questo esempio mi è venuto piuttosto bene. Non sono un'artista a spaccare le noci, faccio saltare pezzi di guscio di qua e di là, e le schiaccio sempre troppo o troppo poco, e mai mai mai che il gheriglio ne esca intonso, devo sempre perdermi nei pezzettini di guscio, per non parlare quando le noci le dovevo spaccare ai miei figli, e qualche volta mi capita ancora di sbucciare qualcosa per qualcuno, lo trovo un atto di grande affetto e complicità, lo vedi quanto bene ti voglio e quanto amo stare con te? ti sbuccio l'arancia, ti rompo la noce, faccio una striscia lunghissima con la buccia della mela, sono bravissima, lo vedi? E poi mi fermo e penso: non tutto è come sembra, qualche volta gli schiaffi non si vedono, e fanno più male di quelli veri, chi l'ha detto che gli schiaffi sono solo quelli che fanno stciaff! sulla guancia e lasciano le cinque dita, chi l'ha detto che quelli invisbili e silenziosi, quelli che senti solo tu, non facciano più male? Così, ti sforzi di parlare d'altro e di concentrarti su quello che stai facendo che è speciale e bellissimo, ma non c'è niente da fare, il tuo cuore si schiaccia sotto il peso di parole che sibilano, e ti danno della cinica e tu resti lì a bocca aperta e non sai che cosa dire e cosa fare. Resti lì, imbambolata, con la tua sciocca vita tutt'intorno, e il tuo cuore schiacciato, più sciocco di te, che ancora non si abitua.

22 maggio, 2007

Pesta.

Mi rendo conto di avere, negli ultimi due giorni, dei desideri torbidi. Delle voglie strane. Scartando a priori la possibilità che arrivi il quinto figliolo, direi che ho già dato, le mie voglie sono, come dire, voglie primitive. Ho voglia di sbadigliare. Ho voglia di annoiarmi a morte. Ho voglia di girare di qua e di là senza meta, non sapendo bene come imegnare il mio tempo. Ho voglia di dirmi, e adesso, cosa faccio? Ho voglia di fare zapping. Ho voglia di sfogliare distratta una rivista soffiando sul thè e mettendomi lo smalto alle mani e soffiando un pò sulle mani un pò sulla tazza, così. Ho voglia di dormicchiare sul divano. Ho voglia di guardare per la decima volta Mediterraneo. Ho voglia di stufarmi fino alla nausea. E invece. Due giorni di frullamento, tritamento e centrifuga. Due giorni di non essere sicura di camminare per davvero, ma solo di sfiorare il suolo. Due giorni di delirio, ecco. Con la strana sensazione di essere, aiutami a dire, sopravvissuta. Si sopravvive senza telefono, dove segni numeri, codici e appuntamenti? Certo che sì. ma il vero lusso è che nessuno ti chiama, o meglio sì, e solo quelli che hai voglia di sentire. E sono coloro ai quali hai dato il tuo numero provvisorio, perchè tu, il loro, lo sai a memoria. Certo, ce ne sono molti altri, ma che importa, in fondo. Se proprio ti vogliono ti chiamano a casa. Il lusso di sentirsi un pò in incognita, sì, sono qui ma non esattamente qui, il lusso di non essere trovata, di sentirsi un pò nascosta un pò privilegiata. Nonostante questa sera mi senta come il basilico nel pesto, direi che tutto è sotto controllo. Andrò a letto presto, però. Per trovarmi domattina fresca, pimpante e profumata. Di basilico? E perchè no?

21 maggio, 2007

La resa dei conti.


Ah, è così. Te ne sei andata andata alla chetichella, con sposo e figliolanza ridotta, che il Grandegrande è sotto esami e il Grandeebasta deve studiare e giammai lascerebbe una settimana la sua fanciulla. Hai passato una settimana da catalogo, isole e mare e vento e mare e tramonti e mare e vela e mare e pace e mare. E' andato tutto liscio e perfetto come pochissime cose nella vita. Ah, è così? Molto bene benissimo, adesso che torni, cara la mia signora, vedi di darti da fare e senza tanti preamboli bùttati nella centrifuga della vita consueta. Anzi, già che ci siamo rendiamo le cose un pò più difficili. Hai messo fuori uso il cellulare durante la vacanza? Non c'è problema, eccotene un altro in sostituzione, ma senza i tuoi numeri, bella mia, che cosa vuoi, anche due etti di Zibello, lasci pure anche se sono due etti e trenta? Ma dirò di più. Mentre stai usando un altro apparecchio, facciamo in modo che te lo rubino pure dalla macchina, dove lo avevi lasciato incustodito. Ah, ecco, si comincia a ragionare. Niente telefono, niente numeri abituali, qualcosa come trecentocinquantadue cose da fare, di lavoro, ovvio, e anche di organizzazione, ti sei forse dimenticata che la PrinciPrinci fa la Comunione domenica che viene? E dove sono tutti i numeri che ti servono? Maccerto, nel telefono in coma irreversibile, mi sa. E le lavatrici da fare, che le magliette di Amaranta si devono lavare tutte insieme, e la spesa, che il frigorifero erano mesi che non restava così desolatamente vuoto. Hai perso dei messaggi, dei numeri e delle cose. I codici delle carte, del bancomat, della Postepay dei tuoi figli quando vanno in gita. Bel rientro, non c'è che dire. Confesso che questa mattina, con la spesa a rosolare in macchina, la fila alla posta per ritirare due stupide raccomandate, la sensazione che il mondo intero cercasse me medesima per comunicare l'inizio di chissà quale sciagura, alla quale io e solo io avrei potuto porre rimedio, beh, mi è venuto anche da piangere, non mi vergongo mica a dirlo, sa? Che ne sarà di me, ora? E' presto detto. Mi comprerò un altro telefono e denuncerò il furto. E già che ci sono, faccio un appello. Via mail, rimandate i vostri numeri a questa sciagurata che li ha persi tutti e in meno di un istante. Sbadata e sulle nuvole, forse ancora alle isole. Ma con un abbronzatura stile Diabolik e, già che ci sono, un telefonino nuovo di zecca. Sopravviverò. Con classe, s'impone.

19 maggio, 2007

Canzoni d'amore.


Questo ti viene voglia di fare. Anche se non sai da che parte cominciare, anche se forse sei anche stonato o non sai bene i segreti delle note e dei bemolle. Questo ti viene voglia di scrivere, canzoni. Anche cantare sembra troppo poco. Hai cielo di sopra e di fianco e tutt'intorno. E di qui e di là, qualcuno ha srotolato per te un enorme e meraviglioso tessuto lucido. Della terra nemmeno l'ombra, per un pò, almeno. Solo mare e mare e mare.
Le cose che hai in mente prendono una forma differente, un colore che non sai, che non hai ancora visto, che ancora non conosci ma sai che ti piace e che ti piacerà ancora e ancora.


E ti scopri a pensare, ma in quale posto del mondo sono finita, in quale straordinaria cornice stanno chiacchierando i miei bambini, che cosa resterà a loro e a noi, di queste isole disabitate, non selvagge ma molto di più, con i negozi che vendono tutto di niente, con le chiese, le rovine, le case abbandonate, con i gerani selvatici ancora alle finestre.

Quel che resta non lo so. Ma ho imparato tante cose. Nodi e ricette, venti e andature. Ho imparato che si deve avere un'anima pulita per cose come queste, non dare nulla per certo, e guardare, guardare, guardare. Nel fondo di una grotta celeste, in una spiaggia deserta, in un'isola di 15 abitanti, c'è davvero tutta la pace, tutta la verità e tutto il segreto della vita.



Farò così. Scriverò al nostro Capitano e al suo Assistente, e leggerò quel libro, e dirò loro che quella passata è stata una settimana che non dimenticherò, che davvero conserverò nella scatola dei Giorni Perfetti, nonostante la Bora di ieri, e che penserò spesso a loro quando dovrò mettere in pratica tutte le cose che ho imparato. Beh, sarà una lettera o una mail, ma non credo sia molto distante da una canzone d'amore. Pensata tutta la settimana e scritta. Ora.


Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...