08 maggio, 2007

Petali.


Massì, che cosa importa, in fondo. Ho fatto la girandola tutto il giorno, sù e giù e giù e sù, per fare le cose che una persona normale impiegherebbe almeno una settimana. Si è deciso di cose importanti, terrene e marine, di menù di aperitivi e di pranzi di Comunione. Di coroncine e fiori, di riunioni spostate, slittate o fatte senza di me. Me ne vado una settimana, in un luogo non lontano, certo, ma forse ìmprobo per Internet e similari. Il mio sposo ha avuto la brillante idea di fissare questo viaggio proprio nel periodo di maggior delirio, con il Giovane Holden che, forse, dovrà operarsi di tonsille, con il liceale che ha da studiare, con il mediano che invece anche, per la licenza media, con la Princi che ha un altro saggio di pianoforte, il più importante, la Comunione sua e di una decina di amiche. Bazzecole, in fondo. La girandola della mia vita gira e gira, ma così tanto che non si distinguono i colori, e ho centinaiamilionimiliardifantastiliardi di cose da fare e da decidere, da lavorare, ogni tanto, e qualche volta mi fermerei pure, come adesso, ma ho ancora cose e appunti sparsi e una relazione ed è già dopo cena e mi verrebbe di andare giù, prendere la camicia da notte da sotto il cuscino e chiudermi in bagno, creme e cremine, spazzolino, dentifricio, una spazzolata ai capelli e via, rasente il muro, scalza e di soppiatto e senza accendere la luce, scivolare piano piano fra le lenzuola, che lenzuola non sono, è solo il sacco del piumino senza il piumino, che ha la consistenza giusta per questa stagione e se avessi freddo, niente paura, sono ben organizzata, ho giusto un piccolo pile accanto al letto, proprio lì, su quella valigia di giunco che viene da lontano, aveva ancora i fogli di un quotidiano appicciati dentro, scritti in giapponese. Così, mi ci vorrebbero 8 minuti netti, come per i fusilli, per arrivare a dormire il sonno dei giusti, il sonno di una che ha trottato di quì e di là senza nemmeno passare da casa, dalle 8 alle 20, senza soluzione di continuità. Ma non farò niente di tutto ciò. Coraggio, mica si può andare a dormire alle nove e un quarto, è ridicolo, non è nemmeno finito Carosello. E poi, il giardino in questa stagione è irresistibile, ancora non è buio, il prato è stato tagliato di fresco e sopra, posati come per caso, ci sono i petali del ciliegio e c'è profumo di erba e di fiori, e alle finestre, già la surfinie bianche per la festa del 27, e la lavanda e le margherite, e le rose, finalmente, si sono decise a fiorire, e spandono intorno le loro note di vaniglia. Dormire adesso sarebbe un peccato.

07 maggio, 2007

Funziona.

Mai affrettarsi, mai precoccuparsi. Sembra facile. Ho messo a punto in un'infinità di giorni, esperimenti e prove, un'infallibile teoria per dominare ansia e agitazione, sentimenti e stati d'animo non proprio piacevoli da gestire. Appunto, è solo teoria. Qualche volta funziona, qualche volta no. Solitamente, nei giorni in cui mi sento un Minipimer piantato all'altezza dello stomaco, quando mi ronzano le orecchie e urlo, indistintamente, con chiunque incontri lungo il mio cammino, provo a fermarmi. Ok, mi dico, calma, vediamo di ragionare. Respira a fondo, così, schiarisci bene la voce, bevi un bicchiere d'acqua, ferma. Non mi dico Rilassati perchè, chissà come, su di me è una parola che ha un effetto devastante, e mi provoca la reazione esattamente contraria. Cioè, dò di matto. Stamattina, che di ansia ne avevo già preso la mia bella dose insieme al caffelatte, ho provato la mia astrusa teoria. Ho parcheggiato lontanissimo dal centro, ho camminato, camminato e camminato per il mercato cittadino, per le strade della zona pedonale, fra le vetrine dei negozi chiusi, certo, è lunedì mattina. Così, senza un granchè di urgente da portare a termine, ho provato. Ho camminato per quasi due ore, una per andare e una per tornare, certo, mica così a vanvera, ho fatto quello che dovevo fare, commissioni e faccende quotidiane, un passaggio in ufficio e cose così. Mentre si cammina non si pensa mica, lo sapeva? Si sente lo scalpiccìo dei passi sul marciapiede, si intercettano brandelli di discorsi di sconosciuti, si vedono facce note e facce che no, si saluta qualcuno, ci si guarda nelle vetrine, si fissano gli automobilisti dai passaggi pedonali, si guardano i bambini sui passeggini, prima i cani e poi i loro padroni, si leggono i manifesti elettorali, quelli dei film, si respira profumo di focaccia, di sole e di città. Non si è chiusi ermeticamente in un abitacolo, perciò l'ansia, trova spazio e vola via, invece di girare e rigirare, saltare sui sedili e non andarsene, non passa mica dal finestrino, se ne sta lì, appiccicata,un ragno alla ragnatela. Al prossimo attacco, via, lasciare la macchina dove ci si trova, meglio se non in divieto di sosta, e camminare, camminare, camminare. Mi sa che funziona.

06 maggio, 2007

Il cestino.


Possiedo un cestino. Non è vero, ne possiedo almeno una decina: per la frutta, per la lana, per il cotone, il cestino del ricamo, quello da pic nic, anzi quelli, che un cestino da pic nic da 8 viene difficile da trasportare. No, un cestino virtuale. Un cestino dove ripongo le cose, non troppo belle in realtà. Ci metto le offese. Le parole dure. Le battute gratuite e le cattiverie. Le malignità e le invidie. Sono tutte lì, come nastrini. Non le butto via. Ogni tanto mi vengono in mente, così, senza un motivo vero, e allora le ritrovo, come quando si cerca in un cassetto una ricevuta e salta fuori una fotografia, ma guarda un pò dov'è finita, credevo di averla persa nei traslochi. Non dimentico. Rimuovo, ma non cancello del tutto. Non so bene la differenza tra erase e delete, e forse nemmeno c'è, ma che m'importa, in fondo. Tengo lì. Non per vendicarmi, non sono mica brava nelle vendette e poi non va bene, non si fa. Le cose che mi hanno fatto male preferisco tenerle sempre ben presenti, invece di eliminarle, è una piccola conquista che mi fa sentire un pò più forte. Una specie di cura omeopatica. Curo col veleno. Che non so se ne ho avuto di più, di veleno o indifferenza. E sinceramente, non so che cosa è meglio. E, ancora più sinceramente, signori cari, non è che la vicenda mi tolga il sonno. Ad ogni buon conto, è tutto lì, nel cestino. Sono nastrini arruffati, attorcigliati, un groviglio di pensieri e situazioni e tristezze e pianti, aggrovigliati fra di loro, ma che si sciolgono subito, appena li sfiori. E allora sono lì, di nuovo, ogni tanto. Solo una cosa, però. Non è che a stare nel cestino facciano meno male. Basta soltanto non aprirlo troppo spesso.

04 maggio, 2007

Ma il paterazzo...



E' da qualche tempo in qua che non si parla d'altro, dalle parti mie. Vengo rintronata già di buon mattino con deliranti progetti, itinerari impossibili, venti e vele, ma secondo te, faccio bene a prendere l'epirb ? Mah, prendine due chili , purchè lo faccia di nascosto dai bambini. Mi si regalano testi del tipo Cucinare In Barca, oppure, Come Fare il Pesce Nel Bel Mezzo di Una Burrasca e Vivere Felici. Io, per amore, sopporto. Sorrido e sopporto. Ma la notizia dii stamattina mi ha lasciato, come si dice, di stucco. Come, Mascalzone ha usato il paterazzo e così deve rifare la regata con la barca spagnola, Desafìo, che secondo me a Roma già si sprecano le battute? Vàtti a fidare di uno che fa Mascalzone di nome e Latino di cognome. Certo, le regate sono avvincenti, sarà che me le sciroppo tutte, ma proprio tutte, inutile che ci giri intorno, mi sto appassionando anche io. Non solo sorrido e sopporto, non è tanto vero, mi piace, ecco. Sarà che il mare è un luogo che mi affascina, sarà che ho sposato l'uomo più convincente del mondo, non so. E per dividere con lui un altro sogno, di nascosto, leggo i suoi sacri testi, ripasso mentalmente i termini tangone, gavone, strallo e sentina, che cazza e lasca lo sanno anche i sassi e no che non è una parolaccia, signora mia, gliel'ho già spiegato venti volte. E poi, giusto così, a dirla tutta, un pochino mi sono portata avanti. Perchè, quel cazza e lasca, quel rimbambimento di prima mattina, quel Shosholoza e quell'Oracle, a qualcosina mi serviranno ben!

02 maggio, 2007

Volare.

Non mi è affatto sembrata una buona idea. Proprio per niente. Un giorno di vacanza e due no, poi un altro, poi uno che non si capisce se c'è il ponte oppure no, ma che giorno è esattamente lunedì eppure sembra domenica, pensa che domani sembrerà domenica e invece sarà martedì. E che oggi, concèntrati, sembra lunedì ma è mercoledì, bellezza. Un delirio. No che non è stata una bella idea, queste vacanze spezzettate non sono il mio genere. Sono del tipo, tutto o niente. Si lavora, ok, si va. Si sta in vacanza? bene, allora ci si programma per benino, si può fare più di un progetto, una grigliata, magari, a dispetto delle previsioni del tempo, e chi lo sa, magari ci grazia. Stamattina, un mercoledì che ha il gusto di un lunedì, ma di quelli schifidi, invero, che ti sei addormentata col sole e il profumo della prima rosa del cespuglio, e ti svegli con quella pioggia novembrina che ti rende isterica e noiosa. C'è poco da fare, signora cara. Orsù, una bella spesa per le boccucce di rosa che ti razzolano per casa, orsù un pò di incombenze nefaste che ha buona parte degli abitanti del globo terracqueo. Vien voglia di scappare. Senza farsi vedere, sgattaiolare alla bell'e meglio dove si può, lontano, purchessìa. Vaporizzarsi in un dovunque qualsiasi, trovarsi un angolo dove nessuno ti troverà, chiamarsi fuori dai propri doveri di madre esemplare, dovendo alla bisogna redarguire pesantemente un tre di filosofia, eppure ha studiato, la creatura, che cosa si deve fare in quesi casi, cosa c'è scritto alla pagina 347 del Manuale Del Perfetto Genitore. Si tuona? Si urla? Si dice, da oggi non esci più e metti la moto in garage e non vai più a calcio? Si dice ma dai, rimedierai la prossima volta, è stato un incidente? Si dice Lo Sapevo, Ma Quando Ti Metterai a Studiare Sul Serio? Non lo so. Ci penserò. Nel frattempo, scusate tanto, ma me ne vado. Ho una mongolfiera nuova fiammante parcheggiata proprio lì in giardino, il tempo di gonfiarla e vado a farmi un giro. Lo dicevo, queste vacanze a spizzichi e bocconi non mi hanno mica fatto tanto bene.E lei, signora mia, non faccia finta di stendere per curiosare cosa faccio, non lo vede che tra un minuto diluvia?

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...