31 marzo, 2007

L'idea malsana 2.


La tosatura.

Càpita di rado. Anzi, non mi era proprio mai capitato di imbattermi in uno sterminato gregge di pecore. E, men che meno, che i pastori fossero impegnati nella tosatura. Me lo avevo detto il pastore, ieri sera, quando mi sono fermata col mio figliolo mediano a guardare curiosa questa gigantesca distesa di occhi e di zampe, di beeeee e di corna. Insolito, appunto. Se Vuole Passare, dice il pastore, Domattina le Tosiamo. Così, con la picci, la mia Informatica Vicina e i suoi bambini, ci siamo recate. Infangate fino agli occhi, armate di macchina fotografica per paparazzare meglio di Corona questo mondanissimo evento, nelle colline intorno a casa mia, dove non succede mai nulla o quasi. I bambini, curiosi e stupiti. La Princi in lacrime, e io a spiegarle che non facevano del male, che loro, le pecore, erano pure contente di farsi togliere tutta quella lana. Ma il suo cuore di burro non sentiva ragioni, ha accarezzato gli agnellini, Non Li Mangeranno, vero Mamma? Certo che no, PrinciDiZucchero, queste pecore fanno solo la lana. Si può mentire a una dolcezza così innocente?



Ma anche il pastore l'ha rassicurata. Gli agnellini staranno accanto alle loro mamme, perciò li avevano contrassegnati con un simbolo uguale, in modo che nessun agnellino si smarrisse, o perdesse la sua mamma. Così, andava meglio. Ecco quello che succede in una mattina di fine marzo in un paesino nel Monferrato. La mia bambina, che usa con scioltezza le email, che fa le ricerche su Wikipedia e conosce le operazioni di base di Word, non aveva mai assistitito alla tosatura di una pecora. Certo, non è fondamentale, ma forse quando sarà grande se ne ricorderà.




E dal vostro inviato in Monferrato, per oggi, è tutto.

Indoleeza.


Cheggiornata. Che splendida giornata di nulla. Sarà stato il clima, freddo a onor del vero, sarà che domani è il primo aprile e lo scherzo me lo volevo fare da sola, sarà che il mio sposo è ancora per mare e io coi figlioli a casa mi permetto uno scialo, un disordine accennato, senza regole ed orari, si ha fame, si mangia, si ha sonno, si dorme, la cucina sempre aperta per un thè, una spremuta o una cioccolata. In beatitudine assoluta, il liceale riederà allo scoccare della mezzanotte, giacchè il suo pullman si trasformerà in una zucca, col suo bagaglio di souvenir berlinesi, che per me significa un paio di lavatrici, ma che fa. L'indolenza di quest'oggi mi ha preparato per domani e la domenica lavanderina non mi spaventa affatto. Ho preparato dei toast per pranzo, ognuno poteva chiederli come voleva, e magari prepararseli da sè. Ho letto, guardato fuori, ricamato, letto e dormicchiato, letto e progettato le bomboniere per la Princineve, con la quale ho avuto il mio culmine di mondanità nell'eccezionale evento di questa mattina, di cui parlo qui. Un sabato indolente e meraviglioso, i pensieri tristi e ansiogeni allontanati per un pò, i dolori, signora mia, sono come sassolini, pensi di esserteli tolti scrollando per bene la scarpa e invece no, eccoli lì, di nuovo, a disturbarti improvvisamente, a farsi sentire quando meno te li aspetti. Ma poichè non sono l'Esercito della Salvezza, i sassolini questa volta farò finta di non sentirli. E di chiamarmi Indoleeza Rice, per un sabato pomeriggio, di pioggerellina e di niente fare, per una volta, mi spetta di diritto. Sacrosanto.

29 marzo, 2007

A mille ce n'è.


Avevo un mangiadischi rosso. Una cosa che, una volta che uno dei miei figli ne ha adocchiato uno da un rigattiere, mi ha chiesto se fosse per fare hamburger giganti. Beata innocenza. Ma loro, del mangiadischi, ma che ne sanno. E dei 45 giri, ma che ne sanno. E delle Fiabe Sonore...no, di questo ne sanno, perchè li ho sfiniti fin dalla tenera età con una canzoncina tratta da una di queste fiabe, ripubblicate da non molto da Fratelli Fabbri Editore. Sfortunatamente non mi ricordavo il titolo, per cui non era possibile risalire alla fiaba se non telefonando direttamente alla segretaria dei Fratelli Grimm. Ma il Cielo mi è venuto in soccorso. Chiacchierando amabilmente in piscina giorni fa, mentre i fanciulli je davano di delfino e farfalla ( e signora mia, qualcuno dovrà pure sostituire la Pellegrini, no?) una mia recente amica mi ha candidamente comunicato il nome di tale favola, così, come se mi dicesse che ne so, sono le 6. Lei la possedeva, anzi, la possiede. In 45 giri, ma che importa. Con le moderne tecnologie si fa presto a dire fiaba. Si fa presto a ricordarsi di quei pomeriggi, delle persone che avevo con me, dei miei sandalini rossi, della babbucce di lana che mettevo per dormire, della colazione nella tazzona bianca, della cartella della scuola, terza elementare, del sussidiario e delle palline in fondo alle trecce. E stamattina, portando a scuola la Princineve, l'abbiamo ascoltata. E l'ho riavuta per me, dopo trentotto anni, signora, trentotto, mica pasta e ceci. Si fa presto a dire felicità. Grazie, Meggy, per quel titolo, La Casa Nella Foresta.

28 marzo, 2007

Indiani e cowboy.


Ti eri detta basta. Che non era più affari tuoi e che ognuno aveva la vita che si era scelto, e che ne avevi abbastanza delle tue, di questioni. Avevi detto che non ti importava più, che da questo momento che ognuno andasse per la sua strada, per la sua vita, avete vite così diverse, adesso. Eppure è difficile. Difficile far finta di niente e andare avanti per la tua strada, se si è giocato miliardi di volte agli indiani e ai cowboy, se gli rompevi il meccano e se ti sgozzava le bambole. I pensieri ci sono, eccome. E ti fan prendere sonno a fatica e li accartocci in un angolo, li lasci sul davanzale della finestra o sotto il letto e speri al mattino di non trovarli più. Non servirà. Sono lì, ancora, mentre frughi nella biscottiera cercando cose che non sai, risposte, forse, illuminazioni, anche. E la rabbia di non sapere davvero che cosa fare, di non potere, di non essere in grado. Si è cresciuti e si è lontani, adesso, e nessuno poteva dirlo, avevate un affetto così speciale. Dimenticheresti anche le offese, se riuscissi ad aiutarlo almeno un pò. Ma la sua strada non è più la tua, e le cose che c'erano non ci sono più, ed è così difficile da dire, e anche se ancora ti butteresti nel fuoco per lui, sarebbe tempo perso, e la diligenza dei cowboy è già troppo lontana. e a raggiungerla, non ci riuscirai.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...