Visualizzazione post con etichetta Succede. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Succede. Mostra tutti i post

19 maggio, 2016

Sogno sempre il mare.

Ho bisogno di uno bravo.
Uno bravo a interpretare i sogni.
Sogno cose strane.
Tremende certe volte.
bellissime altre.
E spesso, il mare.

Quasi sempre. E mai calmo. 
Lo sogno in tempesta, come quella volta al Giglio, che mai più sono stata peggio di così, in mezzo al mare, intendo. Lo sogno con le nuvole, coi fulmini orizzontali, con le onde più grandi di me e io che voglio gridare e non ci riesco.
E poi, lo sogno da terra, da una balaustra che guarda giù, e si vede la ferrovia, e io che aspetto e aspetto, e cerco di leggere il nome del paese e non ci riesco, e pioviggina finissimo, e poi mi guardo le mani e sono azzurre, come se il cielo mi fosse piovuto sulle mani.

Che strana cosa sono, i sogni.
 Metti insieme cose e situazioni della vita reale, un compagno di scuola che non vedi da secoli, gente famosa, che magari ti sposi pure, è successo qualche sera fa, che ridere.
Io me li ricordo i sogni, anni fa qualcuno deve avermi detto che era belo segnarli su un quaderno appena sveglia, perchè se non te li ricordi è una delusione, Ho Sognato Ma Non So Cosa, ho sognato ma non mi ricordo. 
Io, invece, mi ricordo sempre.

I sogni forse sono la parte di noi che nascondiamo di più, quella che ci fa capire delle cose, per quanto ingarbugliati e strani siano, portano sempre un fondo di verità, qualcosa che si colleghi alla vita vera. O forse proprio no.
Sogno il mare perchè lo amo.
Sogno il mare perchè ne ho voglia, perchè mi guarisce dai pensieri pesanti e dalla malinconia. E mi ricorda cose bellissime, giorni bellissimi, e persone che non ho più. Forse, è proprio per questo che lo sogno così tanto, perchè mi illudo di ritrovarle.

Così, raccolgo i miei sogni, li scrivo fitti su un quaderno, e lo tengo lì. Non lo rileggo mai, forse non è ancora il momento, scrivo tante di quelle cose che non legge nessuno e che tengo per me, scrivere e leggere sono una terapia, forse lo è anche sognare il mare.

E forse, la tempesta che vedo è quella che si ha dentro, ognuno di noi ha una tempesta nel cuore, che gli piaccia o no, che la senta o no, le tempeste sono quelle che poi fanno il cielo più bello e il mare più calmo, liscio e di velluto, con le ondine leggere che fanno ssssshhhhhhh appena appena, non quelle rabbiose che si infrangono sugli scogli e  sono forza e bellezza, come quelle di Capo Testa che da terra sono uno spettacolo di energia che non ha uguali al mondo.

Forse, la mia energia la prendo proprio da lì, dalle onde che sogno le notti che qui c'è il vento e metto insieme il vento vero con le onde finte, e non so più bene se sono su quella balaustra a guardare giù o se sono nel mio letto, e comunque, chiudo gli occhi forte perchè non vorrei svegliarmi mai, perchè il sogno svanisce, le onde che hai solo immaginato vanno via e il vento vero ha solo scompaginato l'aiuola delle rose che adesso è tutto un tappeto di petali color pesca e rosa, e arancio e lilla.

Spero che il mio sogno sia rimasto sotto il mio cuscino.
Stasera, forse lo sognerò di nuovo.
Chissà.



13 febbraio, 2012

Malaticcia.

Ho visto la luna stamattina, attraverso i rami degli alberi, oltre la finestra. Che strano, mi sono detta, non ti avevo mai vista lì, luna dorata di un gelato inverno. Non sono stati giorni belli, questi qui e forse, la luna fra gli alberi voleva essere un piccolo regalo per me, a ricompensa di un fine settimana non proprio lucente. Ho avuto l'influenza, forse un pò ce l'ho ancora, a giudicare dalla mia povera testa vuota, più vuota del solito, che mi sembra a tratti leggerissima e a tratti così pesante che mi ritrovo lunga e tirata sul pavimento. Non è una bella sensazione. Ma agli astanti devo dire che sto bene, che sto benissimo, che non ho proprio niente, qui non mi si sopporta se appena sto un pò male, forse perchè insopportabile la sono per davvero, noiosa come la pioggia, lo so da me, lo vedo. Io non sono abituata a stare male, perciò se ci sto mi sembra strano, ma qualche volta forse mi piacerebbe avere intorno a me uno stuolo di persone che di me si occupano, che facciano insomma come faccio io con loro, la spremuta alle ore giuste, le fette biscottate, le tachipirine e le enterogermine ben dosate, allineate sul vassoio viola dell'Ikea, il cuscino sistemato, anche solo uno sguardo ogni tanto, Hai Bisogno di Qualcosa. Qui non funziona così. Qui se stai bene, bene. Se stai male, ebbè, figliola, non è che dobbiamo stare a perder tempo con te, che in fondo non è nemmeno che stai tanto male, sù. Consideravo questa mattina che ho troppo ben abituato gli abitanti di questa casa, e che forse davvero meriterebbero una madre lagnosa, ma non solo 2 giorni ogni 3 o 4 anni, lagnosa proprio sempre, che si corica nel letto se si brucia col forno, che chiama il medico per un raffreddore o che per un mal di pancia si trasferisce da mammà. Io, stoica, resisto e combatto, e preparo pure il ragù, salvo poi stramazzare nauseata sul divano. Gli abitanti della Casa in Collina non abbiano a temere, si è decisa a tavolino la mia perfetta guarigione, fine della storia. Ma che nessuno si ammali nei prossimi giorni. La vendetta, si sa, è un piatto da servire sul vassoio viola dell'Ikea. Dove allineerò con grazia mai vista una serie di mini vasetti di cactus che sono un amore. Diabolica donna.
tumblr.la douleur exquise.

13 luglio, 2011

Il cielo che avvolge.

Che strana mattina, lassù, nella Casa in Collina. Ci sono strani colori e strani sentimenti, e strane cose da fare, qui si assiste, ormai è vacanza conclamata, si assiste e basta, chi lavora, chi studia, chi tornerà presto, chi alla fine pitturerà. Si è usciti sul mezzogiorno, non che facesse caldo, ma c'era quell'aria strana di melassa, appiccicata, quel senso di pesante sulla testa e tutt'intorno, si corre sì, sullo sterrato, sul sentiero, sulla stradina di ghiaia, si prova perfino a correre nel grano, quello appena tagliato, il contadino non c'è, è un bel rumore quello del grano tagliato da poco. Il cielo intanto guarda giù, senza colore e senza forma, senza nessun messaggio per me e per nessuno, senza nuvole, senza niente. E' una strana sensazione, quella di quando senti che sta per piovere ma che sai che poi alla fine nemmeno pioverà, è una continua attesa, allora, piovi o non piovi? così ci togliamo il pensiero e la finiamo qui. Invece no. Il cielo si allarga sempre di più, diventa cupola e coperchio, fondina a proteggere la scodella del latte dai moscerini, e ti avvolge ma non di un abbraccio, sarebbe troppo bello, ma di una pellicola trasparente e invisibile, che ti fa muovere a fatica, valigia all'aeroporto, avanzo nel frigorifero. Attenta, attenta davvero, corri un pò più forte e non farti catturare, il cielo va più veloce di te ma tu hai scarpe con stringhe magiche che riescono anche a sollevarti, dove necessario, e corri, corri più che puoi, la pellicola non ti prenderà, non ti costringerà, non ti fermerà, corri, sciocca, scappa finchè sei in tempo, passa dal frutteto che la strada è più corta, lo senti, una goccia, cinque gocce, dieci, mille. Alla fine, hai visto, piove.

08 luglio, 2011

E' fiorita la miseria.

Di per sè non è una grande notizia. La miseria fiorisce e fiorisce in ogni parte del mondo, non è che arrivo io e scopro l'uovo sodo. Ma non mi è mai capitato di vederla qui, nel vaso scrostato accanto al pratino, io di solito vedo quella del mare, quella dell'Isola, che più che un vaso è una foresta, adesso, e lo sa bene la mia Amica del 12, che la vede tutti i giorni, a patto che non sia sù e giù per l'Arcipelago. La miseria che fiorisce in città ha un senso ben definito, ti fa essere un pò in pace col mondo, dire Lo Vedi? che meraviglia è mai questa, stamattina che ho trafficato in giardino, che ho annusato una per una le erbe aromatiche, la menta, la maggiorana, che avevo comprato storcendo il naso e invece è così buona la maggiorana, sa di bello e d'estate, che ci sono nuvole e fa caldissimo, ma non è che importi granchè. Ho raccolto ortensie per i mille vasi disseminati per casa, vasi di nutella e di maionese ricoperti coi colori che piacciono a me, è una grande invenzione. La scoperta del fiore di miseria mi ha messo di buonissimo umore, basta così poco a volte, mi ha fatto pensare alle isole, anche a quella scellerata di Afef che invece è nelle Cicladi o giù di lì, perchè questa miseria qui me l'ha regalata lei l'anno scorso, un rametto che ho custodito, pallido e verdino per tutto l'inverno e che adesso è esploso nel colore che più amo al mondo e mi piace innaffiare con lo spruzzo della gomma, perchè le foglioline di velluto trattengono un pò le gocce e sembrano piccolissimi diamanti luminosi. Il fiorellino della miseria è un fiore che ha in sè proprietà calmanti e rigeneranti, non l'ha detto ancora nessuno ma lo dico io adesso, è un rosa bello e spunta improvviso quando pensavi che l'unica soluzione fosse startene ferma a contare quanti minuti durano i tuoi momenti assurdi e a lagnarti e lagnarti come fanno le donnicciole al mercato. E' un caldo luglio lassù nella Casa in Collina, ci sono bei pensieri che rotolano e ballano nella testa di chi scrive, di chi si rischiara l'anima con un fiorellino, di chi sorride, di chi ha trovato un modo e sorride, si rincuora e sorride,  pensa alle Isole e sorride.

07 luglio, 2011

L'efferato delitto.

L'ora non è ancora stata stabilita, ma si presume risalga intorno alle 23 ora italiana del 6 luglio scorso. La macabra scoperta, accompagnata da un lievissimo disappunto e da un impercettibile bleah è stata fatta la mattina del giorno seguente, il 7 luglio, alle ore 7,30 circa, cioè oggi, cioè pochi minuti fa. Sono state rinvenute sul pianerottolo di casa, quello lindo e pulito e dove il vento tutt'al più spinge con dolcezza petali di rosa e rametti di pino, piume e penne di ogni genere, accompagnate da ossicini, qualche budella sparsa, robe così. Di zampe e becco nemmeno l'ombra. Ora. Il numero dei RIS di Parma risultava occupato, nessuno lassù nella Casa in Collina che si volesse prendere la briga non certo il gusto di occuparsi della vicenda. Si è tirato a sorte ( ma dove) ed è toccato a me. Molto bene, si disse, la mattina comincia proprio nel modo più consono, a raccogliere piccioni smangiucchiati e abbandonati come trofeo sullo zerbino di casa, quello col cuore rosso, signora mia, ha presente? Ben perciò, proseguì, se s'ha da fare, che si faccia e alla svelta, così non ci si pensa più. Armata di alcool, disinfettanti vari, mi mancava il napalm ma in dispensa la boccettina era vuota, ho cancellato ogni traccia del povero animale. Non senza schifo, mi si comprenda. Il maggior indiziato, autore di tale scelleratezza è lui, Philadelphia, il candido gatto di casa, già iscritto nel registro degli indagati e in attesa di essere sentito dagli inquirenti. Latitante e contumace, dacchè ha fatto perdere le proprie tracce, e sì che era stato visto dormire beato sulla corteccia di pino delle rose e dopo un attimo, sparito, visto l'aria che tirava. Molto bene, si avvarrà della facoltà di non rispondere. Nel frattempo, lassù nella Casa in Collina la giornata inizia benissimo, la colazione si farà un'altra volta, è la quindicesima volta che mi lavo le mani anche se indossavo dei guanti a cuoricini che erano un amore e che ho buttato nell'indifferenziata. E pensare che io, di sangue di piccione, conoscevo soltanto i rubini. "Sic transit gloria mundi", chi è che lo diceva?

05 luglio, 2011

Al contrario.

Ci sono giorni in cui. Ci sono giorni dove. Ci sono giorni i quali. Ci sono e basta. Ci sono giorni che non dovrebbero cominciare dall'inizio, come tutti, con la sveglia, gli sbadigli, la doccia, la colazione. Ci sono giorni che dovrebbero iniziare dalla fine, con quel senso di sollievo che dici, Ok, Se Ne è Andato. Giorni come oggi, inconcludenti, a perdere tempo, a fare file, ad avere caldo, a rendersi conto di cose sgradevoli, ad essere io stessa una cosa sgradevole a me stessa, da tanto che non sopporto questo mio essere così, certi giorni dovrebbero avere un colore diverso, sul calendario, individuati prima e segnati col cerchiolino rosso, come si scrive l'appuntamento dal dentista e la macchina a fare il tagliando. Ed evitati, accuratamente. Sarebbe semplice, in fondo. Si guarda bene, oggi 5 luglio avrete solo guai e menate, perciò organizzatevi per bene, che ne so, tappatevi in casa o fatevi un giro al mare, che non si troppo affollato, però, o compratevi un bel libro e mettetevi nell'angolo più ombreggiato del giardino, una bibita fresca a portata di mano, spegnete il telefono o meglio, no, lasciatelo suonare ma lontano lontano e scoprite quanta pura bellezza c'è nel mandare mentalmente all'inferno il mondo tutto intorno. Ovvio che non si può fare. Ma si potrebbe provare ogni tanto, il giorno del vaffanculo aggratis, al mondo, all'universo intero, oggi gira storta qualsiasi cosa tutto intorno a me, ne infilassi una giusta ogni tanto, ma non è vero, mi dico da sola, qualche volta in qualcosa ci prendi, ma è puro caso, furto occasionale, fatalità.
 In un giorno come questo l'unica cosa da fare è pensare che fra poco sarà tutto finito, e spegnendo la luce sul comodino ci si renderà conto che alla fine non è poi tutto così grave e che le cose, ti danni e ti sbatti ma poi vanno tutte come vogliono loro, non c'è altro da fare e da dire. E' la vita, bellezza, è il mondo che va così, quando ci sta la salute e pensa a chi sta peggio di te e puoi provare ad inanellare un rosario di luoghi comuni e di frasi di film, ma poi cerchi e cerchi nella tua testolina semideserta una parola che ci stia bene, sei così brava a scegliere la parola giusta al momento giusto ma. Ma te ne viene in mente una sola, e una soltanto, e allora, che vaffanculo sia.

30 maggio, 2011

Il Gomito del Tennista.

Non ci si ricordava, a memoria d'uomo, di aver preso in mano una racchetta. Se si toglie il corso scolastico del 1976 organizzato dalla Scuola Media, i corsi al Brallo, i pomeriggi passati con la mia Amica Pat nel garage di casa sua ad assisterla mentre le incordava, nel corso della mia vita non mi sono più imbattuta in tale misterioso attrezzo. Però, mi è sempre piaciuto un sacco. Ieri mattina, al mio Sposo Celeste gli è presa secca. Cioè, non proprio, già da tempo lavorava a tale progetto, culminato poi nell'acquisto di una serie di attrezzature di ultimissima generazione. Fatto sta che ci recammo, ieri mattina verso le ore 10, al luogo deputato per tale mirabile esibizione. Egli che, manco a dirlo, ha sempre giocato benisssssssssimo, e io che gli trotterellavo dietro, non proprio convinta ma entusiasta della vicenda, con la mia bella racchetta nuova di zecca, rossa e argento perchè ben si intoni col gloss che, giocoforza, si deve avere per calcare i campi di terra battuta. Devo dire che è stato bello. La percentuale delle palline beccate è stata largamente superiore alle aspettative, e anche quella delle palline mandate al di là della rete. Certo, Venus Williams è un'altra cosa, noi si fa per scherzare, ma devo dire che i rudimenti del tennis imparati nella palestra di Salice Terme un migliaio di anni fa sono miracolosamente tornati a galla, rinfrescati anche dai consigli dell' Integerrimo, che nemmeno si spazientiva se andavo a farfalle o se mandavo le palline nei prati circostanti. Tempo mezz'ora ero bell'e coricata sul campo, sventolandomi con la RossaRacchetta, implorando pietà. Ma mi impegnerò. Prenderò qualche lezione di quelle serie, tanto per cominciare. E poi, rivedo il look. Poichè i campi di cui dispongo sono sotto il sole cocentissimo, potrò approfittarne e spalmarmi di crema abbronzante prima del match, magari coi brilli, per distrarre l'avversario. Non solo, dovrò apparecchiarmi alla bisogna, i pantaloncini fucsia non vanno proprio benbenebene, ci vorrebbe una di quelle gonnine traforatissime, meglio se all'uncinetto, effetto VedoeNonVedo, per essere veramente cool. Mi metterò presto all'opera, solo che. Solo che, da ieri ho un fastidioso dolore al gomito, proprio lì, nella giuntura, come si fa a spiegare, dove il gomito fa la punta, ecco. Intervistati alcuni avventori e spiegati i sintomi essi hanno decretato chiamarsi Gomito del Tennista. Il Mirabile Coniuge, presente,  sogghignò. Aspetta e vedrai, dissi fra me e me, meditando vendetta. Per il momento vado di Lasonil, altro che crema coi brilli. E poi, lavorerò al mio progetto e mi presenterò in campo con un gonnino, signora mia, ma un gonnino candido che mi starà un amore. Gomito del Tennista, si chiama. A gomito ci siamo, ma mi sa che di tennista, io, c'ho proprio poco. Staremo a vedere.

11 maggio, 2011

Rose su rose.



Il cucù stamattina non la smette di chiacchierare, e nulla ci sarebbe di male in fondo, fa il suo mestiere, cosa vuoi mai che faccia un uccello chiamato cuculo, se non fare cucù? Sì, ma a tutto c'è un limite e una decenza, è dalle cinque che la mena, si può dire? sì, non è mica una parolaccia, uno che la mena vuol dire uno che scoccia, che continua a fare la stessa cosa e dà fastidio, riesco a spiegarmi. Personalmente non ho proprio nulla contro il cucù e nemmeno contro le civette e i gufi, ma stamattina avevo sonno e tutto 'sto canto ossessivo, cucù-cucù-cucù mi ha lievemene alterato.Lievemente solo. Bonjour, si disse quando anche il primo figliolo scese le scale. Bonjour, disse alla Princi che camminava ad occhi semichiusi. Bonjour, disse all'Illustre Sposo già sul pezzo da un bel pò, forse il pennuto malefico che ha svegliato me, ha svegliato anche lui, chissà. Fatto sta ed è che è una bella mattina di maggio, che si vede bene che è maggio per una serie di bei motivi che ognuno può trovare nel suo quotidiano. I sandali, i fiocchi dei pioppi nel viale in città, le biciclette, la fine della scuola tra un mesetto o poco più. Al mare non si ha ancora tempo di pensare, o forse sì, qualche volta di sfuggita, ma ancora troppe sono le cose da sistemare, figliolanza e lauree, esami,  impegni del Regio Sposo, progetti della scrivente che non è che siano proprio cose da nulla, insomma, alla fine tutto andrà a posto magicamente come ogni volta, come se qualcuno all'improvviso spargesse una polverina misteriosa e luccicante, voilà, tutto quadra. Nel frattempo, proprio perchè di maggio si tratta, io mi porto avanti con le rose. Le mie rose danno il meglio di loro stesse medesime se colte al massimo della fioritura, e sistemate con grazia nei vasi della Nutella conservati durante tutto l'inverno. Se riciclar si deve, che lo si faccia con buon gusto e la forma del vaso della Nutella, un pò schiacciato e oblungo, è proprio quel che ci vuole. In una mattina dove si è deciso di fare unicamente cose gradevoli,  almeno finchè si può, un'occhiata all'aiuola armata di forbice per cogliere  qualche rosa freschissima, è gran cosa. Chi giura di avermi visto guardare in sù con aria sibillina, a scorgere tra il fogliame il becco del cucù, si metta l'anima in pace. Ho una pessima mira, il cucù è salvo. Almeno per oggi.

08 maggio, 2011

Domenica, verso sera.

Una volta mi faceva tristezza, la domenica sera. Anzi, non proprio sera, verso quest'ora, le sette, le sette e mezza, non si può dire che è sera, sera è dopo le nove, mi sembra. Credo però sia solo questione di clima e di stagione, mi fa tristezza se piove o se c'è la nebbia, anche se la nebbia mi piace, ma non so, la domenica verso sera non è che mi piaccia proprio sempre, ecco, sono giunta a questa conclusione, dipende da una serie di fattori, non ancora individuati, forse, facciamo così. E' domenica verso sera, lassù, nella Casa in Collina. I figlioli sono sparsi un pò dovunque, solo la Princi suona e suona, ecco un altro degli aspetti, se sei sciallo ed è verso sera e la Princi suona, significa che è domenica perchè ogni  lunedì ha lezione di pianoforte e allora ripassa.  E' domenica verso sera se nessuno scende a curiosare fra le pentole o nel frigo. Di solito, in questa casa, la domenica sera nessuno ha fame. Eccerto, i maschi di sabato  rientrano a giorno fatto, la colazione è all'ora di pranzo e tutto si sposta con un fuso orario tutto speciale. Il beato niente di questa domenica verso sera sono i 3 BiciCestini che ho fatto in questo fine settimana, che me ne chiedono una marea e credo che al negozio dove li compro nudi e crudi,  mi abbiano scambiato per una spacciatrice di cestini da bicicletta, e in un certo senso la sono anche, ma i miei cestini hanno tutti un vestitino, un nome e un'etichetta. Dopo il BurroCestino, Ecco il CieloCestino e il PratoCestino. Pura meraviglia. In più, l'Aiuola delle Rose ha finalmente dato il suo primo fiore e una rosa fra le mie preferite è finalmente sbocciata. Le domeniche verso sera di inizio maggio hanno un fascino tutto speciale, forse un'insalata di pomodori per cena, o una pizza qua vicino, già che è la festa della Mamma e nessun festeggiamento speciale, solo baci pungenti e coccole profumate di hennè, un pò limone e un pò aceto, le ho insegnato bene, l'hennè si fa così, ci vuol mestiere. La domenica verso sera, in queste sere belle di maggio, mi fa pensare sì che domani frizzi e lazzi e acrobazie, ma adesso c'è una bella calma e un bel profumo, il caprifoglio ancora non si è svegliato, lo farà presto e unirà il suo aroma a quello delle rose che sono arrivate prima e per l'invidia fiorirà il doppio e profumerà di più. Le cose care, le persone che sono la mia vita stessa, il mio sentimento e tutta la mia storia, le ho qui vicino, una rosa nuova  e mia figlia che suona, a domani c'è tempo, che questo verso sera duri ancora per un pò.

05 maggio, 2011

Indecisa.

Se chiamarlo BurroCestino.
O PerlaCestino.
O CatenaCestino.
O CampanellinoCestino.
Già perchè questo è un cestino da bici, in kitchen cotton color burro, con perle, catena e campanellino.
Creato già da un pò, non aspettava altro che di essere accasato al suo cestino ed essere tempestato di pietre preziose. L'occasione si è presentata oggi nel dopopranzo, che lassù nella Casa in Collina si urlava ma si urlava, e io, bella scialla, infilavo perle e non fiatavo, anzi, ADR, come dai carabinieri, come quella volta che sono venuti i ladri e il maresciallo era tutto uno scrivere ADR, ADR che in teoria significa A Domanda Risponde, ma che in pratica vuol dire, respira appena, non fiatare e parla solo se sei interrogata, che quando il tuo Illustrissimo e Integerrimo e Isoscele e Uno e Trino Sposo sbraita e lancia strali  contro uno dei figlioli, ancorchè maschi e grandi, ben meglio è che tu stia zitta, che non dica nemmeno bah e che continui ad  infilare perle nei cestini e fai finta di nulla. Anzi, ho un'idea ancora migliore. Procurati non vista la tua sacca con la maglia e i ferri e recati di soppiatto al knit cafè. Nessuno si accorgerà della tua sparizione. E quando succederà tu, beata, sarai già lontana. Furbissima donna, ti stimo.

02 maggio, 2011

Cuor di Fragola.

Chi ce l'ha messa. Questa fragola nel mio pacchetto. Nel pacchetto di fragole che ho comprato io. Nello scaffale del mio supermercato. Quale addetto ce l'ha sistemata, quale invece l'ha scaricata dal camion. Com'è che proprio lei è arrivata proprio a me. Ho trovato una fragola fatta a cuore, proprio io, che di Fragole e di Cuori ci ho lastricato la mia strada, da un pò di anni in qua. Avrei voluto congelarla, tenerla lì, la PrinciDolcezza non voleva che nessuno se la mangiasse, E' Solo Tua, Mamma. Fragole e cuori. Che vita avrei senza. Che cosa farei, invece. Di cosa mi occuperei, al posto. Dove verrei quando sono troppo felice o troppo scontenta o troppo presa o troppo ferma. Dove instraderei l'energia, quella bella e quella meno, ma non ce n'è una meno, quando sei senza forze di energia non ce n'è per nessuno, nè buona nè non, nè positiva nè non. (chi ha inventato che due negazioni non vanno insieme, stanno così bene, invece). E cosa inventerei coi miei gomitoli e i miei ferri circolari, e quella volta che ho sbagliato quella scarpina ed è venuta così piccola e ho detto, E Adesso? poi da lì, in pochissime ore,  è nato tutto. Cuore e Fragola. La meraviglia assoluta. Le Fragole fermano i miei pensieri più belli e quelli più tremendi, le sciocchezze, le frivolitudini. Il Cuore invece, li porta via, li fa volare in alto, li porta dove c'è bisogno di caldo e di buono, li porta con sè e mi fa migliore. O almeno credo. Una fragola fatta a cuore. Nulla potevo trovare di bello e più dolce e infatti, obbedendo alla Princi, la CuoreFragola l'ho mangiata io. E chi, se no?

22 aprile, 2011

Si pittura.

In data odierna si dichiarano ufficialmente iniziate le pasquali vacanze. Noi qui non ci si fa certo mancare un bel nulla di nulla, non si è deciso per nessuna meta esotica e/o marina e/o montana, ma si resta costì, in collina, il pratino è di un verde così smeraldo che sarebbe un peccato lasciarlo qui. In realtà, cose da fare ve n'è più d'una. Si pittura, in grazia di Dio, una credenza recuperata da un rigattiere, e anche delle vecchie sedie da bistrot, rigorosamente in numero dispari, come le rose. Io sono l'addetta pallini, nel senso che ho pitturato con indicibile grazia e leggiadria i pomellini della credenza, Che sembra un lavoro da nulla, e che cosa ci vuole alla fine, pucci il pennello, dai una passata tutt'intorno ed è già bell'e fatto, e invece no, come in tutte le cose ci vuole mestiere, sentimento e  soprattutto, esserci portati e costruire un apposito sostegno che faccia da supporto a tutta l'operazione, che se no, i pomellini, ma mi vuoi dire come fai a farli asciugare? Modestia a parte, io, per pitturare i pomellini delle credenze, ci son portata. E lo faccio con grande professionalità e concentrazione. Il risultato è una meraviglia, la credenza non sembra più la stessa, anche se l'Illustre Sposo sostiene che il lavoro sporco in realtà l'ha fatto lui, che ha lavato la credenza e le sedie e anche il tavolo e ha dato giù di martello e chiodini e sega circolare, e stucco e altre corbellerie. E' tutto vero, infatti. Ma tutto il lavureri sarebbe stato vano, se a qualcuno non fosse venuto in mento di fare i pomellini color glicine. Bisogna anche possedere  un certo bel gusto, come dire. E io, che di secondo professione son Pitturatrice di Pomellini, sempre modestia a parte, ossì che lo possiedo.

19 aprile, 2011

Le Persone della Vita.


Succede di rado, se succede. A me succede con più di una persona. Che io penso una cosa e lei la dice. Non è mica una cosa da niente. Che strano è il giro che fanno le persone che incontri, nel corso di una vita. Se ne incontrano tante, quasi tutte scivolano via, qualcuna ti rimane attaccata, un pezzo di scotch sulla manica, non ti è mai successo? a me un sacco di volte, soprattutto a Natale, quando passo le sere a far pacchi e alla fine della sera ci sono per terra strisce di carta e pezzi di nastrini tagliati, e fiocchi ma lo scotch mai, quello è attaccato alla mia manica, sempre, è un classico. Le persone della mia vita sono un sacco, no, non è vero, sono poche, non si annoverano fra le Persone della Vita quelle che appartengono alla tua famiglia, non è valido, è fin troppo facile. Le Persone della Mia Vita sono quelle con le quali faccio le cose, quelle che mi sono vicine, le mie Amiche, soprattutto, che sono un buon numero. Ecco, con loro qualche volta mi succede, io penso e loro dicono, o viceversa, che poi è la stessa cosa, dipende solo da quale prospettiva la vuoi guardare. Le Persone della Mia Vita sono quelle che stanno insieme a me al tavolino di un bar, nel sole di Torino, e si chiedono che cosa di straordinario io ci trovi mai nel cappuccino di Torino, ma in nessun posto del mondo lo fanno buono così. I progetti che nascono ai tavolini dei bar, di Torino o Alessandria non fa differenza, sono proprio i più belli, i più entusiasmanti, i più lucenti. E anche se alla sera ti sembra di aver prima  scaricato un camion di mattoni e poi che lo stesso camion ti sia passato sopra, beh, grazie, Persone delle Mia Vita, sono felice che il vostro sentiero sia lo stesso mio, che sapete le cose, che mi siete rimaste appiccicate, che io penso e voi dite. E viceversa.

13 aprile, 2011

Che vento c'è.

E' colpa sua, è stato lui a svegliarmi questa notte, erano le 3,22, mi sveglio sempre a quell'ora o giù di lì, chissà perchè poi. Solo che non sono riuscita a riaddormentarmi subito, sempre per colpa sua, sempre lui. Il vento di notte è bello solo se hai sonno, e senti il sibilo con gli occhi chiusi. A guardar fuori, invece, il Pino Grande del Prato Grande scarmigliato e scosso, davvero, un vento fortissimo che quasi mai qui, a guardar fuori scarmiglia e scuote anche te, che ti fai albero, e allora di dormire non se ne parla più. Di notte il vento non scarmiglia solo gli alberi, ma anche i pensieri che intricati lo sono già per conto loro, mai fermarsi a pensare, mai cercare di districarli, col vento e il buio, non funzionerà. Nemmeno la civetta che abita il Pino Grande del Prato Grande, ieri sera se l'è sentita di dire qualcosa, scarmigliata anche lei, insonne forse, ma zitta. Il vento della notte lucida il cielo con lo spruzzino, fa brillare di più le stelle, e ti fa ricordare tutte le favole berbere che ti hanno raccontato nel deserto, sul firmamento e i suoi misteri. E nel pratino, sempre lui, il vento, ha scosso così tanto i rami del ciliegio che adesso per terra è un tappeto meraviglioso rosa confetto, che se avessi coraggio mi ci siederei dentro e ne prenderei a manciate, o forse li chiuderei in un barattolo, un barattolo di petali rosa sul ripiano della cucina, che rimangano sempre intatti e freschi a ricordarmi di questa notte di vento e buio, che si deve guardar fuori e basta, senza pensare, senza provare a capirci qualcosa, senza tentare di districare i pensieri confusi e ingarbugliati, nemmeno a provarci, non funzionerà.

08 aprile, 2011

Relax on Friday.


E ci vuole. Ieri è stata una giornata così intensa,ero un pò tesa, un pò infularmata, non è che capiti tutti i giorni, e poi il vicolo era così bello, pieno di sole e di carinerie, le viole del pensiero, le tovagliette belle, le candele che anche se spente facevano una così bella figura. E le foto e tutte le cose che la giornalista ha voluto sapere di Cuore di Maglia e cosa e come e perchè, e le foto e il set allestito con una cura mai vista e le mie Amiche, per niente indisciplinate, ma compunte e composte, insomma, nemmeno tanto, ma così preziose come al solito, rumorose il giusto, chiacchierone il giusto, loro sono così, belle così. Dopo il caos di ieri, oggi il nulla, il niente liscio, il sole e basta, i fiori e basta, la beatitudine è possibile se trovata in posti insoliti, un angolo del giardino dove il JuniorIng ha trapiantato le piante aromatiche, il pratino tagliato di fresco dal Liceale col tosaerba nuovo di zecca, rosso lacca, rosso vivissimo, Rouge Dragon, per intenderci. Beatitudine spicciola, semplicissima, ci sono cose inaspettate nella primavera che inizia, ci sono piccoli stupimenti che fanno bene al cuore, le fragole al mercato, il burrocacao che si squaglia un pò se lo lasci in macchina, voglia di frivolezze invereconde, una maglia a righe, forse la gonna a pallini, un anellino da pochissimi dollari da comprare on line. Ci si appresta, come dico sempre, a vivere al meglio questi giorni di fine settimana, che non sono più pigri giorni da divano e libri, ma giorni frizzanti di aria aperta e di amici, un invito al pranzo di domenica, come si fa coi parenti e loro un pò parenti lo sono davvero, e poi i ragazzi, qualcuno a casa qualcuno no, che il Giurisprudente  sotto esami serrati e allora non riederà che a metà settimana. E' bello pensare alla propria vita come una scatola di bottoni, quelle di latta dei biscotti, piene di cose tintinnanti e colorate, bottoni neri e opachi, bottoncini rosa, ricoperti di stoffe a righe, impreziositi da perline e luccichii, opachi di osso, piccoli da camicia, automatici che non si incastrano o non hanno compagni, ganci spaiati, bottoni magnifici e bottoni orrendi, rotti, da buttare via. A cercare dentro la scatola dei bottoni, oggi se ne troveranno solo di dorati e lucenti e quelli neri e inutili, quelli col filo ancora attaccato, quelli che non servono nemmeno per la tombola, di quei bottoni oggi nella scatola proprio non se ne trovano. La primavera, che grande invenzione.



07 aprile, 2011

La messimpiega


Buongiorno, disse a se stessa guardandosi nello specchio. Buongiorno, disse al gatto acciambellato sul suo libro, chissà perchè, si acciambellava sempre sulle cose sue, sui fogli, sui golfini lasciati sulla poltrona, che gli piaccia il mio profumo? si domandava spesso. La mattina prometteva bene, il profumo dei fiori entrava dolcissimo dalla finestra aperta, il ciliegio del pratino era esploso all'improvviso, una nuvola rosa contro un cielo di alabastro, stamattina che poesia, rise nello specchio del forno in cucina. Erano già tutti fuori, si erano salutati alla spicciolata sulla porta di casa, e baci e baci e ciao, fai attenzione. Il caffelatte intiepidiva sul tavolo, briciole di biscotti, mezza brioche lasciata lì, un cuccchiaino appiccicoso di Nutella, un computer aperto sul Corriere della Sera. Buongiorno, si disse, ancora era così presto per ripassare le cose da fare, leggere la lavagna della cucina, svuotare la lavastoviglie. Si regalò così un quarto d'ora di nulla, non era molto, ma era abbastanza, lo faceva spesso, ed era un quarto d'ora così prezioso, irrinunciabile, perfetto. 

E questo è l'incipit.

Quel che viene dopo è una rutilante giornata di cose e di cose, una sopra l'altra, forse una fila interminabile agli uffici dell'Acquedotto Municipale, stendere due lavatrici, essere già di corsissima intorno alle 9, passa di qua, e vai di là, niente caffè sul corso questa mattina, che scusate, vado proprio di fretta, oggi è un giorno speciale, mica un giorno qualunque, un'intervista, sì, un'intervista, ma non alla radio stavolta,  di quelle col giornalista e il fotografo, mica salame e fave, mica la Sagra della Porchetta, noi qui non si perde tempo, qui ci si organizza, come mi han trovato non lo , quel che so è che questa cosa piace tanto, tantissimo e ci credo, hai una vaga idea di quanti bambini e quante cose abbiamo fatto e quante coperte spedite e quante scarpine e quanti pacchi e quanto di tutto, eh? Così, il mio bel quarto d'ora stamattina col piffero che lo posso fare, e ho fatto colazione quasi in piedi e sparecchiato a una velocità che sembravo MySky quando vai veloce per saltare la pubblicità, che io stamattina c'ho da fare, devo preparare tutto e i pavesini e tutto il resto, ma no che non devo fare un dolce, signora mia, ma come glielo spiego, anzi sì, aspetti,  la prossima volta che sarà sotto il casco dal parrucchiere, coi bigodini in testa, vedrà tutte noi e dirà, Ma Io Queste Qui Le Conosco, e infatti, e uscirà da Mariuccia Coiffeuse prendendo in prestito il giornale per farlo vedere alle sue amiche, bella fresca di messimpiega. Ussignur, la messimpiega, non ci avevo pensavo. Non faccio in tempo, la messimpiega un'altra volta.

06 aprile, 2011

Ode alla Bolla.

Io non so attaccare i chiodi. E questo è un dato di fatto. Ancora si racconta in Canavese di quella volta che presi le misure per attaccare dodici quadretti dodici con un ferro da maglia, tenuto da me, ovvio, ancorchè storto. La vicenda è presto chiarita, non son fatta per le precisioni, e perciò inchiodo male, inchiodo dita, inchiodo e faccio voragini, spacco chiodini e li faccio volar via, insomma, il dramma. Oggi, invece, m'è punta vaghezza di inchiodare quel quadro del cielo stellato che da tempo immemore staziona nella stanza di due dei miei figlioli, distrattamente appoggiato alla parete, com'è uso a New York, lo so, ma qui siamo in Monferrato e allora. Così, mi sono attrezzata. Prendi un martello, quattro chiodini eccetera, ma questo era il testo di una scellerata e blasfema canzoncina che cantavamo secoli fa ai campi di Azione Cattolica. Se si sapesse in giro che non sono sposata in Chiesa perchè ho scelto un uomo diversamente celibe, beh, ma torniamo al quadro. 
Ingredienti: chiodini, martello e bolla. Ora. Sull'uso della bolla non sono granchè preparata, nel senso che ho dovuto fare un corso accelerato per capire benebenebene  come potevo utilizzare quella meravigliosa barra color glicine che è di una  tale sfolgorante bellezza, che solo io possiedo in quanto solo a me l'ha regalata il mio Amico Eugi e che fino ad oggi è stata usata come fermacarte, soprammobile e righello, ma mai per il suo uso precipuo.  Così attrezzata perciò, mi sono recata nella stanza dei ragazzi, ancora coi letti disfatti, e ho dato il meglio di me nell'attaccare il quadro suddetto. Non una roba semplice, nel senso che è una mansarda e le mansarde si sa hanno tutti i tetti sghembi e storti, comincio dalla cosa più difficile, come  a dire, imparo a cucinare e faccio  il sushi, che non è proprio una scemenza, quel dannato riso, la volta che ci ho provato, mi è scappato dappertutto. Insomma, non una cosa da nulla.
Il risultato però è stato brillante. Ora, il Cielo Stellato troneggia nella stanza della figliolanza.

La PrinciOggiSorridente ha immortalato tutta la sequenza. Felice lei, felice il Liceale che finalmente vede tutto il firmamento, felice io che ho finalmente capito che la bolla della bolla non deve andare a destra e nemmeno a sinistra ma nel mezzo, bestia che non sono altro. Da oggi attaccherò quadri fino allo sfinimento. E dritti, per giunta. Son soddisfazioni.

23 marzo, 2011

La iena.


Oggi sono io. La iena, incazzata come raramente mi capita, due o tre volte l'anno, non di più. Le ragioni, a farle valere, si fa una fatica, ma una fatica che non immagini, se poi vai avanti a mail e non ti puoi parlare e chiarire e spiegare e sentire il tono di quelle parole, ma come, sono di sicuro dalla parte della ragione, ho ragione, ho ragionissima, e devo pure sentirmi le morali e le lezioni di buona educazione? Giornatina niente male, lassù nella Casa in Collina, che tutti mi girano al largo, non si sa mai, non vorrei che se la prendesse pure con me, sai com'è. Incazzata, sì, e delusa, anche e amareggiata, che tutto insieme fa una mistura esplosiva che fa spavento, mi arrabbio, sì, da morire sì, e devo trovare un modo per calmarmi, proverò a stirare, una di quelle malefiche tende di lino, che le prendi da un verso e scivolano dall'altro, e stiri e stiri ed è sempre stropicciata, magari no, quella no, se no mi àltero, meglio i fazzoletti, che sono tanti e quadrati e bianchi e tutti uguali, che non devo star lì tanto a ravanarci, che i fazzoletti sono la prima cosa che impari a stirare e se non sai stirare nemmeno un fazzoletto allora ma che donna sarai mai, incazzata, incazzatissima, ma quante parolacce, accidenti ma non c'è mica il sinonimo per questa parola, no  che non c'è, mi farò un caffelatte d'orzo se no, dormo dopodomani, andrò a fare un giro in collina, che ne so, mi devo calmare, davvero, se no urlo con qualcuno di questa casa che, creatura, non c'entra un bel niente, e allora e perciò, vada per lo stiro, o lavare i vetri, qualunque cosa mi faccia sbollire l'ira che ho, due o tre volte l'anno, non di più, e meno male, di più non lo sopporterei.

18 marzo, 2011

Non c'è ragione.

Chissà che giorno è. E' venerdì, ma ha tutta l'aria di un lunedì, del giorno dopo, chissà. Bene è un'altra cosa, è un'altra condizione, è un'altra sensazione, un  altro effetto. Bene sarebbe se ci fosse il sole, fuori e dentro, se ti sentissi come sei di solito, nella maggioranza dei giorni, intendo, non in quelli che sei sul fondo, che non galleggi e ti lasci andare giù, un pò pesta. Pesta la sono uguale, come se mi avessero menato, preso a schiaffi e a calci e a spintoni, eppure non c'è ragione, nessuno mi ha picchiato, eppure. I miei pensieri sono tutti lì, li giro e li rigiro con un forcone, come fanno i contadini con la paglia, li rastrello,ne faccio piccoli mucchi e poi, ci corro dentro per sparpagliarli di nuovo. E' un giorno insipido, non sa nè di me, nè di te, nè di cane che scappa, dicono dalle mie parti, mi lascio guidare dagli eventi e dalle cose, che mi piaccia o no, che ne abbia voglia o no. Nessun programma di nulla, nemmeno per il fine settimana, forse ma sì chissà, qualcosa si farà ma  in questo momento l'unica cosa che mi riesce bene è non pensare, non faccio fatica, mi concentro su altre cose, da sistemare ne ho una tonnellata, penso che era da molto che non avevo una discussione accesa con qualcuno cui voglio bene, e che lo so che le mie idee restano quelle e le sue anche, questo non cambia le cose, mi è spiaciuto il modo, non mi sono riconosciuta e ho perso il controllo e sono qui a domandarmi perchè, credevo di essere più distaccata e diplomatica e ho dato il peggio di me, e che cretinata è mai discutere di queste cose che non è la sede, il momento, e che forse avremmo dovuto guardarci da fuori e dire Ma Cosa Stiamo Facendo e Dicendo ma chi lo sa, m'è presa secca, c'è presa secca a tutt'e due, e ci sono milioni di cose che ci uniscono e una sola che ci divide, dobbiamo proprio parlare di quella? e allora ma basta alla fine. Che giorno piatto è questo qua, riprendo il forcone e rigiro i pensieri, che si secchino un pò, che asciughino un pò, perchè ad essere inversa, inconcludente, acida e noiosa, oggi proprio non c'è ragione. 

07 marzo, 2011

Ho fatto una torta.


Avevo voglia di fare un dolce, in generale, mi viene sempre, quando scende qualche figliolo e caccia la testa dentro alla sportello a destra, lo Sportello delle Merende, e ne esce con la faccia dubbiosa, Faccio Merenda, ma non sceglie, cincischia, non sa.  Così, se devi fare merenda, ti faccio una torta, di quelle che nemmeno devi leggere la ricetta perchè la sai a memoria, non è una gran fatica, alla fine, anzi, fare torte ti concentra, niente è più terapeutico di dosare la farina, pesare lo zucchero, o guardare il Kitchen Aid che sbatte e sbatte le uova, che monta i bianchi a neve, che fa e fa mentre tu stai lì a guardare, ipnotizzata. La torta sarà pronta tra pochissimo, la faccio per loro e la faccio per me, perchè mi piace il profumo che fa in cucina e sulle scale e mi piace sapere che anche se non ho combinato granchè, anche se mi sa che devo raddoppiare la dose di vitamine perchè sono uno straccio per pavimenti , ma non quelli nuovi e colorati che vedi al supermercato nel cellophane, quelli grigi, sfilacciati, che diventano di marmo se li dimentichi da qualche parte, ecco, mi sento uno straccio così. Ecco, dicevo, mi piace sapere che anche se non ho combinato granchè almeno posso dire, Che Ho Fatto Oggi? Ho fatto Una Torta. E mentre la facevo riflettevo, e pensavo e pensavo e pensavo, a cosa esattamente nemmeno lo so, i miei pensieri scivolano come anguille, tanto che alla fine mi fa male la testa da tanto che ho pensato, e se mi chiedi Allora? non ti so dire niente, forse sono i pensieri che non ne hanno voglia di starmi in testa e scappano appena possono, o forse nel mio cervello non c'è tutto quello spazio e sono già troppo impegnata a contare 300 di zucchero, 300 di farina e allora tutto il resto dei pensieri non ci sta, ma sono già contenta, c'è la torta per merenda, o per dopo cena, o per colazione domani, sparirà in pochissimo, non importa, ma quanto rassicurante è avere una torta tiepida di forno sul tavolo della cucina.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...