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08 febbraio, 2016

Stai attenta.

                                          ph.MissWallflower


Stai attenta.
Stai attenta a te.
Imperativo, stai attenta, non distrarti, concentrati, non fare scherzi, non perdere il controllo mai.

Sto attenta, sì.
Sto attenta alla strada, alla nebbia, alle pozzanghere, sto attenta al sole, quello che si vede e quello che invece no, anche lui può essere pericoloso se ti abbaglia e non ci vedi, sto attenta al marciapiede, al semaforo, sto attenta sempre.

Attenta alle cose che ho, alle cose che custodisco, alle persone che sono stata chiamata a proteggere, cullare, ascoltare, anche a urlarci dietro,qualche volta, non sempre.
Sto attenta alla mia casa, al mio disordine, ai vasi del davanzale che vogliono fiori nuovi e non so mai che fiori metterci di questa stagione, ci metterò le violette finte che non è vero che sembrano quelle dell'incrocio, come dicono i miei figli, ma vedere questa macchia di colore da lontano fa allegria, è solo da vicino che vedi che le violette sono finte, va bene così.

Sto attente ai miei libri, quelli che leggo d'un fiato e quelli che invece doso con sapienza, perchè mi piacciono così tanto che so già che mi mancheranno quando li avrò finiti, che scoperta, allora rileggili, leggere e rileggere non è mai la stessa cosa, mai, anche se in qualche libro ci ritrovi emozioni perfette e tue ogni volta che lo rileggi, fosse anche la centomiliardesima.

Sono due giorni di quasi vacanza nella Casa in Collina, la Maturanda dorme ancora un pò, io mi sveglio all'alba e leggo e scrivo e parlo anche da sola, parlo col gatto, parlo con me, passo il Folletto e parlo da sola, lo squilibrio vero, allora adesso faccio così, poi così, e pensa se succede questo o se non succede, e se, e se, e se.

Sto attenta.
Ai verbi, condizionali e futuri, ai verbi passati non ci voglio nemmeno pensare,passato e trapassato non fanno più per me, mi ci sono macerata anche troppo, basta, via, next.
Sto attenta a camminare sulla strada giusta, spalle drittissime e sguardo fiero, mi specchio nelle vetrine, mi piace quello che vedo, c'è un pò di felicità immotivata che esce fuori dalla borsa, insieme al cordino dell'auricolare, il centomiliardesimo, anche li, li pesto, li perdo, li fulmino, li compro bellissimi e non funzionanti, ma che bello è avere l'auricolare a forma di fragola comprato alla bancarella dei pakistani per euro 3 e fa niente se non funziona.

Sto attenta a me, a non farmi schiacciare da niente, a gestire anche le menate sorridendo, le mie pentole di fango, come si chiamano se no, le cose che non hai voglia e che invece devi fare.
Sto attenta a non inciampare, a scegliere con cura le cose che mi fanno felice, e a buttarmi nelle cose che non so nemmeno bene cose siano, ma per queste, vale la regola delle violette del vaso, che da lontano sembrano finte e che da vicino sono ancora più belle, inspiegabilmente.

Succede sempre il contrario.
Stavolta invece no.





18 novembre, 2014

Scelgo.

Di farmi una maglia beige, che la voglio da un sacco e non ci riesco mai.
Scelgo di uscire.
Dalla galleria infinita di tristezze e ansie,  dove mi sono infilata non so come, io mi perdo ovunque, mi perderò anche domani con le mie Amiche, lo so già, nella lunga strada verso Biella, che mai una volta è uguale alla precedente, mai, mai una volta.

Scelgo di mescolare con calma i pensieri, di frullarli un pochino, di passarli nel KitchenAid e ridurli in poltiglia, anzi no, in una bella crema rosa, da decorarci i cupcake.

Scelgo di scioglierli, come si fa con l'Aspririna, io muoio se prendo l'Aspirina, ma mi piace da matti guardarla che si scioglie nel bicchiere, e fa tutte quelle bollicine, e quel bel rumore, ssshhhwwrrrrr. sssshhhhwwwrrrrr, e allora, se non posso prendere l'Aspirina, prendo il Supradyn, che l'effetto è uguale.

Scelgo di aspettare, di stare a guardare, scelgo di fare cose belle che mi fanno sorridere, scelgo di guardare fuori e dire C'è Il Sole, anche se si fa fatica a vederlo, dopo tanta pioggia, dopo tanto fango, dopo tutto quello scrosciare e battere sui vetri.

Scelgo di fare così, ho in testa un maglione beige che voglio da un secolo, tonnellate di vitamine da sciogliere in un bicchiere, non so bene che strada prendere, non lo so mai, nessuno lo sa mai, è tutto un provare, tutto uno scommettere, sarà giusto o non lo sarà, nessuno che ti dica Guarda, Fai Così Che è Giusto, come l'Emanuela che mi suggeriva il compito di matematica, scelgo di sbagliare sempre, scelgo di sbagliarmi e divertirmi, scelgo di riderci di gusto, sopra  tutte le cose che ho sbagliato e ancora sbaglierò, ne ho una collezione che non finirò mai, e allora brindo, brindo alle tristezze, agli sbagli, alle ansie e a me, brindo  col Supradyn, senti che bel rumore.



20 maggio, 2014

Piove appena.

Gocce alla rinfusa, per niente convinte, come me, forse, gocce sparse, piccolissime, in disordine come i miei cassetti.
Piove poco, piove a tratti, giusto per farti piegare la tovaglia a quadretti sul tavolo di fuori, per non farti stendere, piove solo per non farti mettere gli occhiali da sole, piove per farti un dispetto, piove che nemmeno lui sa perchè piove, ma lui chi?, lui nessuno, è un modo di dire, il tempo, il giorno, chi lo sa.

Se a maggio piove non va bene.
Perchè le rose stanno fiorendo in tutta la loro sfacciata bellezza, il pratino è una delizia, e queste due stupide gocce non possono arrivare così, a rovinare la festa.

Sono giorni di cose accatastate, alcune belle e alcune no, sono giorni di pensieri difficili e di progetti ambiziosi, giorni di cose così belle da non immaginare, giorni di figlioli avanti e indietro da casa, piccole vittorie, grandi notizie dette così, come per caso, Ah, Sai, Ho Deciso Che. Ma come.

Piove così poco che nemmeno piove ha un significato.
E non so se volere un acquazzone o un sole a picco, un mare infinito o una pozzanghera, non so niente di niente questa mattina, che forse sono pioggia stupida anche io, anche io che non so che fare, che non so da che parte girare per essere sicura di essere dalla parte giusta, che non so nemmeno se continuerà a piovere o se smetterà, se uscirà il sole più bello del mondo o se arriveranno tuoni e lampi e fulmini e non so cosa augurarmi, non so davvero che cosa sperare, pioggia scema anche io, goccia insignificante e inutile, che goccia sei se non bagni, che goccia assurda sei se nessuno o quasi si accorge di te, goccia scema di maggio, goccia che non fai rumore, goccia che non sai nemmeno tu da dove arrivi, e allora aspetta sì, aspetta e vedrai, anche la pioggia stupida, lo sai, può diventare un temporale.



04 dicembre, 2013

Canto in macchina.

E forte anche.
E bene anche.
Spesso con mia figlia, che invece canta meglio. E spesso mi faccio cantare quella canzone di Brahms che ha imparato a coro, che ogni volta mi vengono i lucciconi.
Canto, canto spesso anche in casa, lavando il pavimento, stendendo le lenzuola in quel marchingegno su cui mi devo arrampicare, in lavanderia, e mi sa che un giorno o l'altro mi gioco una tibia, me lo sento.
Canto perchè sono contenta, canto perchè sono bei giorni di sole d'inverno e il sole d'inverno sotto Natale mi fa felice e luminosa, come il giardino appena sveglio, chi ha seminato diamanti invisibili nel pratino?

Sono giorni lisci di cose belle, amiche a chiacchierare in quel posto che ci piace tanto, un pò casa un pò laboratorio, un pò confessionale un pò salone delle feste. Avevo bisogno di loro, come hanno fatto a capirlo, come fanno le mie Amiche a sapere esattamente quando e come e dove e perchè.

Canto, struggenti canzoni d'amore, con tutti gli uuuh uuuuuu uuuuuuh, e pure canzonacce da osteria, come alla festa coi miei compagni di scuola venerdì scorso, che ridere.
Canto da Tiger, dove c'è sempre una musica bellissima, i Beatles, Marvin Gaye, chissà chi la fa la selezione da Tiger, secondo me lo fanno apposta per farti stare di più e riempire il cestino di cose inutili e bellissime, graffette a forma di pinguino, quadernini delizia e carte colorate e altre cose mai più senza.

Canto per tirarmi fuori, perchè ne ho bisogno, perchè so una quantità invereconda di canzoni a memoria, perchè mi piacciono i miei giorni di adesso, perchè so che le cose fanno giri strani e ti fanno sentire male malissimo e bene benissimo nel giro di pochissimo, e tutti questi superlativi assoluti per dire che io vado avanti, che canto sì, qualche volta perchè così mi passa tutto, e che lo so che la vita è fatta di cose belle e di cose bellissime, ma anche di cose tremende e terribili, che ci sono quei giorni in cui piove di tutto dal cielo, e allora io ci canto sù, mi aiuta e mi fa stare meglio, e mi fa vedere le cose nel modo giusto per non impazzire, per dare a tutto la giusta dimensione, per riuscire a vedere non la brina e il gelo ma diamanti invisibili proprio lì, nel pratino.





11 novembre, 2013

Il vento che fa male.

Mi piacerebbe essere lì.
A vedere il mare che entra nel vicolo, le onde che si spaccano con forza sul molo e le palme scosse e i legni che restano poi e la schiuma e quell'odore di mare, di sale e di freddo, il mare mosso è da vedere da terra, non dal mare, e oggi, stamattina, adesso, vorrei essere lì, davvero, con Alberta e Stefano e Marina, coi maglioni blu ad agosto per il freddo che faceva, a guardare le onde e dire Guarda Quella e poi ancora Guarda Quella, è che avevo quindici anni e forse le onde mi sembravano più grandi di quanto non lo fossero in realtà, chi può dirlo.

Oggi il vento di qui mi porta il profumo di là, e gli alberi che scuote non sono palme ma i pini che vedo dalla mia finestra e l'acero del pratino e il rampicante tutto intorno al Regio Orto e il ciliegio e tutto il resto.

Le mattine di vento non mi fanno bene, credo sia tramontana ma io i venti non li so, non li ho mai imparati, il vento mi piace ma mi fa male, non mi permette di essere lucida e coerente, non mi fa concentrare, mi chiama fuori nel prato mentre vorrei essere su questa spiaggia fredda e in questo vicolo umido, mi porta via i pensieri  e me ne porta altri, scompagina tutte le mie poche regole, i miei modi di essere, li mescola e me li ributta indietro, come i dadi, come la risacca, come le onde, sulla sabbia, così, come la schiuma frizzante che resta dopo tanta forza, dopo tante energia.

Le mattine con il vento non mi fanno bene, sono nervosa e inconcludente, mi aggiro fra i miei buoni propositi e le cose da fare, la tentazione di non fare nulla e le cose da stendere, il vento ci gioca coi panni appena stesi e li asciuga in un attimo.

Così, lì vicino alle magliette, alle camicie da notte e alle federe a fiori stendo anche i miei pensieri, li metto ad asciugare, che il vento si porti via le sensazioni di cui sono intrisi, un senso di solitudine impercettibile, la certezza che solo 8 persone al mondo sanno davvero come sono e ne conosco migliaia, migliaia, giuro. 
Si porti via il vento queste piccole sconfitte, queste lotte per che cosa poi, queste delusioni minime ma in pacchetti da dieci, questo senso di vuoto gigante che mi prendeva a quindici anni e che mi riprende ogni tanto a cinquanta suonati, non è un pò tardi? non è ora di mettere giudizio, forse?

Il vento non mi fa bene, lo amo da sempre, sì, ma stamattina quello che mi porta non mi piace e forse, a guarirmi, ci vorrebbe questa schiuma e questo vicolo e questa sabbia, e questo la dice  lunga su di me, che non amo i rischi, che mi viene la nausea, che ci provo e l'ho fatto ma ho paura, tanta paura, e che a guardare la buriana voglio essere al sicuro, che le onde le vedo meglio da qui, dal muretto con le gambe a penzoloni pronta a scappare se arriva troppo vicino, e che razza di persona è una che ama il mare mosso solo da terra.



31 luglio, 2013

#mystrangesummer

 ::::sento il mare dentro una conchiglia
estate
l'eternità è un battito di ciglia::::
Le capitava di cantava sottovoce quella canzone così estiva, così da ghiacciolo, così da chiosco sulla spiaggia che non importava molto se si trovava, dal mare, così lontana.
Quell'anno, il mare non lo avrebbe visto, o almeno non il mare che amava, non il suo.
Del resto, forse le importava meno di quello che voleva raccontarsi. Che anime bizzarre le donne, dalle infinite risorse, dai repentini cambiamenti di rotta, dalle improvvise variazioni non solo di programmi ma di strade, sentieri, financo sensazioni.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quella strana estate ne aveva fatto un quaderno bianco, un blocco per gli appunti dove scrivere tante cose, i progetti, le idee, perfino le invenzioni. Ne aveva parlato a tavola Ho Inventato Un Innaffiatoio, ma nessuno le dette tanto peso, intenti com'erano a dosare la giusta quantità di feta nell'insalata greca, vero piatto forte di quell'anno, in attesa dei pomodorini del Regio Orto che si sa, hanno tutto un altro sapore.
:::sento il mare dentro una conchiglia::::
di quell'estate, piena di cose inusuali, ne aveva perfino fatto un hashtag, checccoooooooosa? sì, un argomento, ecco, una cosa per chi ci è rimasto sotto.
Le vacanze iniziavano, o continuavano, oppure dovevano ancora venire chi lo sa.
Una sorta di lussuosa incertezza, di leggerezza, di probabilità, l'eventuale, purchessia.

Era l'estate del duemilatredici, c'erano cose che erano cambiate e cose che invece erano rimaste sempre le stesse, sotto il sole di agosto, le cicale e le mille cose che si riuscivano a fare in una giornata, leggere e scrivere, perfino inventare un innaffiatoio, forse una gita al fiume chissà, a cercare ciottoli bianchi sulla riva, l'acqua gelata, i moscerini, il picnic nel cestino, quanti misteri mai racconta l'acqua del fiume, quante canzoni sa, l'acqua del fiume là dove è più trasparente, gliene insegnò una nuova ::::sento il mare dentro una conchiglia:::: ma nessun fiume al mondo mai sa una conchiglia che cosa sia.


:::e tutto il mondo è la mia famiglia::::


23 aprile, 2013

Sing a Song.

Gli aforisimi non mi piacciono.
Trovo che sia impersonale scrivere delle frasi già dette da altri, pur condividendoli, mi sembra che nessuno voglia pensare da sè e che faccia propri i pensieri degli altri. Opinione personale, ovvio.
Eppure, qualche giorno fa ho letto da qualche parte una cosa del genere: A Volte il Volume della Musica Deve Superare Quello dei Pensieri. O una cosa così.
Funziona.

Stamattina è stata una di quelle mattine dal risveglio difficile, il Dannato Cucù ha traslocato Sul Pino Grande davanti alla mia finestra, il mio Sposo Illustre già nei progetti dall'alba, una Liceale impensierita dall'Ostico Greco, insomma non proprio il Mulino Bianco. Ho depositato la Figliola Treccioluta davanti a scuola e nel tragitto verso casa ho cercato mentalmente di scrivere la brutta di questa giornata, cose solite, fare questo, pagare quell'altro, chiamare l'altro ancora, stendere una lavatrice, che espressione buffa, la lavatrice mica si stende eppure le Desperate Housewife Leggenti mi sa che han capito più che bene: la lavatrice si stende, fine.

Ci sono canzoni che ti accompagnano per tutta la vita, e che per tutta la vita ti ricordano delle cose, belle o brutte che siano. Questa qui è una che amo particolarmente, non che mi ricordi cose meravigliose, anzi, forse non mi ricorda proprio nulla se non il periodo, Palazzo Nuovo, il Bar Elena, le ballerine con le lune di Jerry Mazzone e i Closed da Il Giro Del Mondo. Cose che sono le torinesi fourty something possono ricordare. 

Stamattina me la sono cantata dall'inizio, da quel gorgheggio iniziale che fa subito allegria, ho alzato il volume al massimo, come a stordirmi, le donne cantano tutte in macchina, anche se stonano, anche se non sanno le parole. Cantano e cantano, chissenefrega se ti guardano, nessuno o quasi sa chi sei, e poi cosa ti importa, alla fine.
Cantare in macchina è una terapia che funziona, soprattutto con gli Eurythmics, dalle note all'inizio fino all'assolo di armonica.
Mi prescrivo perciò una sana cantata ogni mattina, di quelle che accompagni pure tenendo il tempo sul volante, di rientro dalla calata in città per portare la Princi a scuola. 
E con gli Eurythmics nella testa sono pronta a fare le cose che devo, ivi compreso stendere la lavatrice.
Chi l'ha detto che non si dice?

19 dicembre, 2011

Chissenefrega.


Dei derelitti ciclamini. Di una tristezza unica. Viola e marroncini, gelati, intirizziti, orridi alla vista. Un pò putridelli, mi aiuti a dire. Ornano il mio davanzale da un pò, ma eran così carini, prima.  Prima che il gelo si abbattesse su di loro e li facesse sembrare rape cotte in luogo di corolle deliziose, prima che il rigoglioso cespuglietto color ciclamino, ma và? si trasformasse in un cespo di insalata, o meglio, virasse dal viola al cacao, l'insalata già condita abbandonata in frigo da due giorni, minestrone, schifezza insomma. Fuori c'è il sole che riluce le stelline appese ai vetri, lo so che forse non è nemmeno tanto corretto ma chissenefrega, oggi voglio imparare a memoria questa parola Chissenefrega e la dico bene, con cinque o sei s, e sarebbe comico farlo dire al mio figliolone Liceale, quello sottile sottile, alto altiSSimo, coi capelli lunghiSSimi e quegli occhi seducenti, innamoratiSSimo e scapicolatiSSimo, sarebbe bello fargli dire una serie di s, lui che ha la s più dolce di tutta la casa, e i suoi scapestratiSSimi  fratelli lo prendono in giro, gli fan cantare le canzoni di Jovanotti, IoLoSoCheNonSonoSolo, e lui sorride e dice Ma La Piantate O No? ma sotto sotto sa (ih ih) che è la sua cosa più bella, quella s dolciSSima appena graffiata e io lo adoro, lo adoro un sacco e l'ho adorato un sacco sabato, mentre  eravamo sul corso io e lui, aveva bisogno di un consiglio, non capita mai che io sia in giro coi miei figlioli maschi, mai o quasi. E allora mi ha detto Ne Sai Zia, e mi ha stampato un bacio grosso così sulla guancia e io mi sono sentita così bene e un pò invidiata anche, dalle ragazze che passavano di lì, il mio Figliolo Magrerrimo con gli occhi dolci e la s strana.  Chissenefrega allora del resto, del mondo, dell'universo intero, se l'universo mio partirà fra qualche giorno via di qui, a far uno di quei natali strani in giro, carovana di cuori purissimi, chissenefrega, se questa è l'unica strada e non ci ho dormito stanotte ed era sveglia alle 5 in punto e guardavo fuori sono pericolosiSSima quando guardo fuori e non dormo, pericolosiSSima, dillo Enrico, iSSima iSSima,  e chissenefrega allora, chissenefrega sì, chissenefrega alla grande, alla grandissima,  io lo che non sono sola, anche quando sono sola.

01 giugno, 2011

Ma come.


Ma come. Non doveva essere giugno, la falce in pugno? Non si doveva scegliere dall'armadio l'outfit più consono, sì perchè adesso, con questa invasione di fescion blogger che dà alla testa, non ci si chiede più CosaTiMetti, ma Quale.Outfit.Indossi, cerchiamo di impararle le cose, eccheccavolo. Comunque, l'outfit doveva essere in bilico tra una camiciola scollacciata e un vestitino a balze di pizzo e rose, che detto così fa torta di matrimonio ma che è l'ultimo delizioso e scellerato arrivo nel mio armadio. E invece, quello che mi viene meglio mettere, o a farmi restare addosso guardando di fuori, è il pigiama. Qui piove e piove,ripiove e strapiove. La biancheria è stata miseramente dimenticata fuori, ed ora è lì, mesta, che mi guarda dall'Abiurato Stendino, senti, bella, io sono ancora in pigiama, mica posso rischiare la polmonite per venirti a ritirare, tanto, bagnata sei e bagnata rimani, vorrà dire che un altro giretto in lavatrice nessuno te lo leverà, ma adesso resti lì, bambina, non ho alcuna intenzione. E' il primo giugno e, nella fattispecie,  si sarebbe dovuto  studiare il caso di un picnic a casa della mia Amica delle Provette, forse un aperitivo, forse una merenda, di quelle da fare così, come dice lei, CheSiMangiaLaQualunque, dal dolce al salato senza soluzione di continuità, dove ognuno porta qualcosa e si chiacchiera e si sta zitti e si guarda lontano, beati. Un bellissimo niente, invece.
 Si cerca di dare un senso a tutto quanto, i figlioli ci son tutti, almeno a pernottare, che con feste e inaugurazioni e aperitivi e cose del genere, si sa in quanti si dorme ma i coperti, signora mia, son sempre un mistero della fede. Nel frattempo, io mi aggiro per casa in sollucchero, canticchiando. I lavori alla Sede di Cuore di Maglia procedono a velocità supersonica e tra pochissimi giorni dovrò solo decidere con aria pensosa che fiori mettere nei vasi, se tulipani bianchi o roselline selvatiche, per dire. E.sa.ge.ra.ta. In più, stanotte a mezzanotte è uscito il Summer Lace, che già nel mondo intero se lo stan strappando di mano, ultima creazione del trinomio Brenna/Fassio/Giudice, che non ce ne bastavano due, ne abbiamo aggiunta una terza, così, per non farci mancare nulla.
E sempre nel frattempo, deciderò cosa fare di me nelle prossime ore. Accantonate velleità marine/montane/lacustri/fluviali, mi sa che mi dedicherò con grande impegno all'ozio beato, ho almeno mille cose belle che potrei fare senza spostarmi di un solo centimetro, ho un libro, dei progetti, e persino un'idea cui lavoro da qualche giorno...
Piove che metà basta, ma a me, alla fine, ma che me ne può importare mai.


15 marzo, 2011

Un regalo.


...perchè fuori è buio
ha piovuto tutto il giorno
ci sono immagini dalla tv che fanno paura
e i giorni anche
e il mondo a volte 
e allora si canta piano
a labbra strette
e chissà come
mi sarà mai venuta in mente

31 gennaio, 2011

Mi ha svegliato la neve.

Ma come la neve,che assurdità, la neve non sveglia, com'è possibile. E invece sì, mi ha svegliato il silenzio che c'era, ieri, non oggi, perchè oggi non nevica già più, ma piove o non so cosa. Mi ha svegliato il bianco, più luce del solito, non so, le persiane delle mie finestre non le chiudo mai, non mi piace dormire al buio, mi sembrerebbe di perdermi qualcosa, come, ha già fatto giorno e non me ne sono accorta, mi piace vedere il buio che rischiara, la luce che si fa sempre più luminosa, bella scoperta, la luce luminosa la è già di suo. La neve alla domenica mattina aggiunge luce alla luce che c'è, calma alla calma che c'è, lentezza a tutto il lento del mondo, il brunch reale che si è servito a Villa Villacolle, a un classicissimo film d'amore che si è visto per le terza volta,  che ancora non mi capacito del fatto che il film finisca in modo diverso dal libro, ma non diverso poco, proprio completamente, e che ogni volta mi fa pensare che se fossi stato Nicholas Evans e avessi visto il film, avrei telefonato a Robert Redford e gli avrei detto Ma Senti Un Pò, ma poi, in fondo, a me Robert Redford MI piace da sempre, anche adesso che c'ha un'età, m'intendo, e forse sono stata anche  contenta che alla fine del film lui non morisse mentre nel libro invece sì, ecco, così se qualcuno vuole vederlo o leggerlo ho già rovinato tutto, ma poi, c'è ancora qualcuno che non l'ha letto o visto?
Cincischio e mi balocco e perdo tempo perchè stamattina sono bell'e imbambolata e vorrei, come tutti, del resto, che fosse ancora domenica, e che tutti fossimo qui, calmi e ciondolanti e indolenti, invece che c'è già un gran fermento e la colazione è già servita ai piani inferiori, e non è sontuosa come ieri ma la colazione di tutti i giorni, bella sì, ma con un occhio all'orologio, che treni e cose partono da Villa Villacolle, ed esami e scuole e lavori e appuntamenti, e io invece ho una casa che fa spavento, per minimizzare, e mi ci vuole davvero un caffè di quelli tosti per iniziare questa settimana, la neve è fuori e se ne andrà presto se piove o non so cosa, bello sarebbe tornare a dormire o stare qui a guardar di fuori, e allora la neve non mi sveglierebbe, la neve farebbe compagnia ai miei pensieri, a guardarla dal letto, dal caldo, sui pini e sui rami, ferma e intatta, proprio di cose brutte non me ne viene in mente nessuna.

23 luglio, 2010

Noiosa che sei.

Me chi te lo chiede. Che gusto ci trovi. E chi se ne importa di te, alla fine, di te, delle cose tue, delle tue angosce e della tua vita, ma chi se ne frega se stai male o se stai benissimo, nessuno qui ha voglia di sentir parlare più delle tue menate, finchè si tratta di smalti e di maglia e di cazzate allora ok, ma per favore basta menate. Lo dico a me. E' stato un giorno di vento forsennato, un giorno liquido di niente spiaggia, di cose normali, di fresco, finalmente, dell'olivastro spettinato e di quel profumo, si sente ancora adesso, che la luna è una faccia preziosa, un gioiello nell'indaco perchè ancora non è buio e lei è bellissima, a quest'ora. A un giorno così, segue sempre una sera tranquilla, fatta di niente, un pò spossati da tutto quel tramestio, la tenda che cigola, i soffi decisi dentro al limone, è belo sentirli da coricati, questo vento arriva a raffiche precise, canta persino, è una melodia seducente e bellissima, che in pochi conoscono e che tutti, indistintamente, amano. Ispeziono la me di stasera per capire le cose che sono e dove vado e dove andrò, ma non è tempo di filosofia da quattro soldi, è che ho avuto poco da fare, stasera han cucinato le ragazze, è da stamattina che preparavano il menù e ho dovuto dare lezioni di sbattimento uova con la forchetta, non son cose da  nulla, ci vuole mestiere, polso fermo, attenzione a non schizzare. I giorni scivolano via, è vacanza, madamigella, non se lo ricorda più? in effetti non è semplicissimo, è vacanza perchè vedo il mare e non le colline, e penso e penso e mi ripetevo anche stasera quella canzone che mi piace da sempre, e allora di pensare smettila, e di dir menate smettila, e guarda in sù , una sera così, che la luna è una faccia e che di tutto il resto a nessuno gliene importa.

..penso troppo e vivo male
penso che tra più di un anno
cambieranno i miei progetti
penso che tra più di un anno
avrò nuove verità.
Ma tu non farmi questo errore
vivi sempre nel momento
cogli il giorno
e tanto amore
cogli i fiori di lillà.

04 aprile, 2010

25 febbraio, 2010

Se mai.



Nessuno ha mai detto che sia un gioco da ragazzi, nessuno ha mai scritto un manuale, un opuscolo da consultare, vedi alla voce, un dizionario qualsiasi, da sfogliare veloce, prima avanti e poi indietro, che modo assurdo ho io di cercare le cose sul dizionario, io non mi converto al DeMauro che c'è online, io sfoglio il Devoto Oli, in due modi differenti prima col basso delle pagine, dove si fanno le pieghine per tenere il segno, che personalmente non sopporto, e poi sfogliando dalla cima e seguendo le parole con l'indice, ta-ta-tab-tab-taba-tabe,e mi ripeto mentalmente l'alfabeto come in prima elementare che l'alfabeto è di quelle cose come le tabelline, che ti capita nella vita di dover ripetere qualche volta, così, quando meno te l'aspetti. Che strana, felice, preziosa mattina è questa qua, che si disquisisce di dizionari e tabelline mentre si aveva in mente tutt'altro, ma la regola di oggi è questa qua, ognuno si faccia passare per la testa le cose che vuole, dalle più semplici alle più complicate e astruse, si metta la musica a palla, quella che vuole, l'iPod per non sentire l'aspirapolvere e far volare i pensieri e il cuore e l'anima e anche il sentimento, qualora, via, via, fuori da questa stanza, volate e volate, tempo non c'è per non fare le lagne, le donne medie, lamentarsi non è cool, far le mammole men che meno, coraggio, è un giovedì come tutti gli altri ma straordinario per la sua quieta bellezza, per i baci del mattino, per tutti i mille progetti che girano e girano per la testa. E se mai venisse voglia di fermarsi e di frignarsi addosso, di dirsi, e adesso? di farsi venire quella faccia da trota che si ha tutte le volte che non si trova una soluzione, le trote hanno strane, stupide facce, non le compro mai, mi sanno di sporco e di pesce finto, soprattutto la trota salmonata, che non è trota e non è salmone e sa soltanto quello che non è, e allora, sfoglio sfoglio il mio dizionario, ma un altro, invece, non quello di carta e nemmeno quello on line, c'ho un dizionario speciale, che è mio e mio soltanto, che nessuno vede, trova e può comprare, è il Dizionario dei Se mai, Se Mai, che belle due parole così vicine, Se mai ti sentissi così, colà, di sù e di giù, Se Mai avessi voglia di andar via o di restare, di giocare o di frignare, Se Mai ti sentissi persa o perduta, Se Mai, trova da sola quel che devi fare, basta seguire con l'indice, lo vedi, e se cerchi il Se Mai di oggi, eccolo qui, Se Mai avessi cantato scendendo le scale, e ti fossi sentita bene, sorridente e frizzante e saltellante fin troppo davanti ai figlioli mezzi addormentati, Se Mai avessi improvvisato in cucina la canzone di Ruggeri, la notte delle faaaaaaaaaaaate, ecco, a questo Se Mai puoi solo trovare un unico significato, sarà un bel giovedì, ogni donna ha un paio d'ali, faccende stamane, il knit del pomeriggio, una banale, quieta, normale tranquillità, da prendere e da mettere via, qualora servisse, come ho detto ieri all'Amica del 12, un giorno speciale da tanto che è normale, dove devo firmare per giorni così, ne compro venti, posso abbonarmi, se mai.
tumblr.la douleur exquise.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...