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21 novembre, 2012

Il mio oggi.

Voglio farmi un regalo. Anzi, una serie di regali. Anzi, voglio farmi un regalo al giorno, da qui a sempre. Ho cominciato ieri, in realtà, che era il 20 novembre e ho pensato, che data stupida, il 20 novembre, perchè non renderla un pò speciale. Ci hanno anche pensato gli altri, a renderla un pò speciale. E i regali sono stati più di uno. 
Chi ha letto le mie storie del libro nuovo per Cuore di Maglia che esce il 1 dicembre ha detto che sì, erano belle bellissime. Chi mi ha chiamato dal Regno dei Biscotti mi ha detto che sì, era ora che andassi a fare un ripassino, proprio io che ho perso tutti gli appunti che avevo preso diligentemente al Regio Corso di Biscotti, vado a fare un corso, e di che cosa? marketing? advertising? yoga? no, biscotti, e tutti a guardarmi biscotti???? sì, biscotti.
 Chi ha passato con me una parte del pomeriggio mi ha regalato il suo modo di essere che mi piace tanto e che per questo sono mie amiche, io sto solo con chi mi piace, e che mi fa bene, l'ho imparato da poco, le persone pesanti le ho accantonate da un pò, quelle che io, io, io, mio, mio, mio, mi facevano venire la nausea così ho fatto un pacco e le ho spedite via da me. E questi i regali di ieri.
 Invece quelli di oggi ancora li devo scegliere. Ho un libro nuovo di zecca sul comodino, in realtà ne ho 3, un polpettone spagnolo che mi affascina, l'ultimo di De Carlo che quando si vede si deve comprare, subito, e annusare, subito, senza nemmeno leggere la sovraccoperta, così, preso e via, come quando compri il burro, mica ci leggi sopra, lo prendi e lo metti nel carrello e ben lo sa Maria Luisa, Docente Biscottara, che ieri ne ha comprata una quantità invereconda, invereconda sì, quanti millemila biscotti dovesse fare non me lo ricordo. E poi ho un terzo libro, quello che hanno letto tutte tutte, quello delle sfumature che ho giurato che mai avrei letto perchè qualcuno mi aveva fatto una recensione spicciola che mi faceva ridere e che non posso qui riportare, ma che rendeva benissimo l'idea e allora mi son detta, ma se lo hanno letto tutte tutte, perchè io no, e allora la mia Amica delle Perle è accorsa in mio aiuto e mi ha prestato il primo e così ier sera ho letto i primi capitoli e al primo congiungimento carnale mi sono detta tutto qui? e sbadigliando sono ritornata al mio polpettone sulla rivoluzione spagnola, che mi piaceva di più, tenendo Andrea De Carlo sul comodino, che c'ha pure una bella copertina e lo tengo lì, per le occasioni.

Un altro regalo che mi voglio fare oggi è pensare a me, decidere se tagliarmi i capelli oppure no, se farmeli rosa o viola oppure no, se mettere i glitter sullo smalto oppure no, se sul rossetto Rosso Bibliotecaria Perversa che ho comprato ieri ci voglia la matita oppure no.

Dichiaro oggi la giornata dei regali scemi, della lentezza novembrina, del fatto che ogni tanto qualche cazzata si debba pure dire, che ieri avrei voluto dirne molte più cose alla mia Amica delle Provette, che si frivoleggia per resistere, per darsi un tono, per farcela e ce la si fa, sempre, sempre, sempre.

Mi regalo che oggi faccio solo le cose che piacciono a me, qualche scartoffia e qualche menata per un paio d'ore soltanto e poi via, vacanza, letio brevis, knitting compulsivo che ho tante belle buste di raso color fragola da riempire, me le hanno cucite  le mie amiche, un pò la Lisa e un pò la Simo, che lei di cazzate è la Regina, coraggio, c'è un sole che spinge dietro la nebbia della mattina in collina, ci sono dei colori così belli che mi verrebbe voglia di dipingerli, me li dipingo addosso e faccio in modo che restino lì, che mi facciano stare bene, mi regalo anche i colori delle foglie, e l'odore buono che c'è quando apro la finestra.

Oggi, regali per tutti, di quelli semplici e che costano poco, il mio oggi è così, ho voglia di leggerezze e di cose un pò sceme, deliranti, frivolissime, un regalo così al giorno, conoscendomi, non farò fatica.



18 novembre, 2011

Non spostate quel divano.


 Nel delirio assoluto i Regi Architetti che hanno collaborato anni orsono nella realizzazione della Casa in Collina, hanno dato origine a un sofisticatissimo sistema tale per cui sussista un divano che gira tutt'intorno alla stanza ma non proprio a tutta, fino a lì dove c'è poi la scala che va giù ma non la scala grossa, quella dei tre gradini, insomma lì. Noi siamo già mille di nostro, e quando abbiamo ospiti siamo in duemila, perciò il divano andava enorme, per poterci ricoverare anche qualche figliolo se malato, qualche gatto se infreddolito, qualche cane se bisognoso di coccole. Non è roba da poco, nel senso che esso, il divano, è come incastrato in una specie di gradino, che chiaramente non è che si sposti tutti i momenti, per pulirci di sotto, anche perchè non ci passa il folletto e nemmeno lo swiffer, perchè non ha i piedini. (Mai avrei immaginato che la descrizione di un divano fosse così complicata.) Stamattina, in vena di pulizie di quelle grosse, ho pensato di spostare tutto l'armamentario e pulire per bene. Orbene. Il divano della Casa in Collina è certamente il luogo più frequentato di tutta la casa.  Qui si sono svolti una serie di grandi avvenimenti, è qui che si rifugia dopo una giornata pesante, è qui che si legge la domenica, si fa la maglia, si guarda un film. Da qui, le  fidanzate dei miei figli hanno guardato film in pigiama e calzerotti, così, in tranquillità, si sono fatte merende davanti a partite e ci si è stravaccati dopo le cene di Natale, le feste, le cose. Molto frequentato, certo. Ma mai avrei pensato di rinvenire, sotto la medesimo, tutta la mercanzia che ivi ho rinvenuto. Per cominciare, le mie forbicine viola che davo ormai per perse per sempre, e non fare quella faccia lì, Roberta, che non sono le tue. Poi, Una serie di uncinetti, direi una serie completa, compreso quello di bambù con cui ho fatto la coperta che ho donato alla mia Amica Castellana a Natale del 2008 e mai più ritrovato. Un numero imprecisato di penne e matite. Due forcine, una mia, e l'altra di chissà chi. Così pure un cerchietto, due elastici per capelli, una calzina rossa mai vista, polvere, briciole, un cucchiaino, il pupazzino mezzo rosicchiato di Tiffany e una pila da telecomando. Ora. Verrebbe da dire che in questa casa si è scaròsi (do you know, scaròsi?) e non si pulisce affatto e che dell'esercito di collaboratrici famigliari che ha prestato servizio qui, provenienti da ogni angolo del globo terracqueo, mai nessuna si era data pena di pulire lì sotto. Ma quassù si pulisce, signora mia, certo si pulisce lo sporco, giammai sul pulito, ma si pulisce eccome. Resta da capire come abbia fatto tutta questa roba a nascondersi lì sotto, passando dai cuscini e finire lì, dove nessun orpello possa mai e nessun occhio possa mai individuarlo. Pena, l'oblio perenne. Ma è una bella sensazione. Il fatto di avere un bel divano che profuma di pulitissimo, dacchè mentre c'ero ho lavato anche tutte le fodere, che sono un bel numero, giuro. Certo, posso sfruttare questa cavità e usarla come cassaforte, o per nascondere cose che non voglio che nessuno trovi mai più, fino alla prossima pulizia. Adoro i lavori di casa. Quelli senza sbatti però, li sdoro di più.

10 novembre, 2011

Oggi.



E' un pò come volare. Non sai mai bene quando inizia, non sapresti dire, ecco, comincia qui. Sarà la stagione, un pò tutti sono malinconici a novembre, un pò tutti si sentono un giorno potentissimi e il giorno dopo fragilissimi, leggeri, carta velina da stropicciare, o peggio, carta da forno bruciacchiata, che si disintegra se la sfiori, c'hai fatto caso? Complicata che sono, tortuosa, dai ragionamenti contorti, oppure cristallina, trasparente, un vetro appena pulito, il cielo dopo il vento. Succede, mi dicono, è la stagione, sono le donne, in fondo, non sono così, è difficile spiegare? Non so. Non so se è la nebbia di oggi e le foglie gialle, che messe insieme fanno un bel quadretto, non proprio leggerissimo. E' il silenzio di questa casa, oggi tutti in vacanza che è il Santissimo Patrono, ma tutti chi che sono la Princi dorme beata nella sua stanza, e uno di qui e l'altro di là, il Liceale in visita al suo Amore, gli altri due sparsi per il Regno Sabaudo, non è mica San Baudolino lì. Sarà che non sopporto le luminarie, gli stivali di gomma, l'ignoranza diffusa, le pentole lasciate lì da ieri sera, non sopporto la mia faccia scema, bianchiccia, insignificante, che ho visto stamattina nello specchio del bagno. E non sopporto il giardiniere, che ha deciso di tagliare i rami proprio adesso, proprio qui, e quel zzzzrrrrrrr della motosega mi trapana il cervello, mi agita, mi innervosisce. Mi concentro e volo via, trovo la strada in mezzo alla nebbia e alle foglie gialle, trovo il sentiero per uscire da qui, da questo peso che ho, da questo respirare corto, da questa insofferenza riflessiva, nel senso che non sopporto nemmeno me, troppo silenzio o troppo rumore, troppa calma o troppo caos, potessi sollevarmi e guardare tutto dall'alto, potessi salire al decimo piano, ma no, più in alto, per vedere l'effetto che fa, l'effetto che faccio io accoccolata sul divano, un giorno di niente scuola, troppo di tutto, troppo di niente, fragile e scema, ortiche e seta, ghiaia e diamanti,la nebbia mista al sole  oggi è così che va.

14 maggio, 2011

Qui sotto.

Lievita una focaccia.
O meglio, la pasta per la focaccia.
Che ancora non si sa se sarà una focaccia intera o una moltitudine di focaccine.
Da farci le palline, appiattirle e poi farci i buchini con le dita.
Che ancora non si sa se saranno basiche o al rosmarino.
Sono i dubbi di un bel sabato affollato, ma calmo, direi. Nessun impegno che non sia gradevole, il tempo fuori è quel che è, ma è un bel tempo anche se sa di acqua imminente e ci piace questa cosa qui.
Dovrò solo aver cura di ritirare le magliette dal Perseguitato Stendino e chiudere l'ombrellone color Particuliére che ha assunto l'incarico di Guardiano del Terrazzo.
Se vuol piovere che piova.
In grazia di Dio, noi si sta apposto come pendoli. Così si dice.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...