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24 aprile, 2020

Girogirogiro.

Mi piace l'uncinetto, anche.
E molto facile, anche.
E puoi fare molte cose, anche.

Ho dato fondo a scorte di cotone, regali di cotone, spesso, sottile, con brilli, senza brilli, sfumato, tinto a mano, misto seta, misto lino, misto tutto.E ho iniziato dei progetti.
Tutti tondi.

Ho fatto presine chiccosissime, un sacco di sottotazza, ma anche sotto tutto quel che si vuole, sotto fetta di torta per merenda, sotto bicchier d'acqua per le vitamine, sotto lattiera di mia nonna che ho voluto mettere un pò sul tavolo. E sotto piattino con vasettino di fiorellini, che i diminutivi, così come gli accrescitivi, fanno allegria.

Mi sono chiesta il perchè di queste cose tonde. Perchè sono a banali a farsi, è la risposta.
Perchè gli angoli non mi piacciono, e andare avanti e indietro fai rettangoli o quadrati e gli spigoli non fanno per me.

Così giro in tondo.

Ho girato spesso su me stessa.
Ricordo a sette anni una recita di scuola, sul palco a listoni di legno della palestra, con la gonna verde di carta crespa cucita da mia mamma, un fiocco di tulle in testa e le scarpe di vernice rossa. Dovevo fare tipo il filo d'erba, e non si capì mai, nell'assurda coreografia della maestra Baggini, perchemmai fili d'erba dovessero girare su se stessi.

Ho girato su me stessa per far la scema. per felicità e per disperazione, quando avevo l'anima talmente leggera da aver voglia di volare e quando invece era murata dentro un urlo che non ne voleva sapere di uscire.

Ho girato su me stessa per darmi coraggio, per stordirmi, per buttarmi poi sul letto e vedere che tutto girava e che poi piano piano ritornava al suo posto, ma ci sono cose che al loro posto non sono ritornate più, e allora che senso ha avuto, alla fine.

Giro.
Giro intorno ai punti dell'uncinetto, di questo cotone verde Tiffany che è una meraviglia, che diventerà il sotto di qualcosa, e giro e giro e i pensieri vanno e sono prima a casa, poi in mezzo al mare e poi sulla neve e poi a una festa, e poi in un prato.

Perchè forse sì, anche i fili d'erba girano su se stessi.
Con la gonna di carta crespa, però, era più bello.

15 aprile, 2013

Dopo la festa.

Il giorno dopo non è mai un bel giorno.
cioè, non proprio, può essere bellissimo e tremendo, dipende da che parte lo guardi.
Oggi il mio giorno è uno di quei giorni bellissimi, dove non ti riesce di pensare a null'altro che non siano sorrisi e ferri e scarpine e ciliegine e lana leggera e scoppi di risate da qualche parte e stanchezza felice e cappellini che stanno su una mano e cose così.

Il giorno dopo una festa è un delirio dopo il delirio.

Dopo 5 mesi di preparativi e cose, ci si sente contenti, forse un pò svuotati di qualcosa, ma con un bel pò di energia bella accumulata, scambiata, ammucchiata, trovata nel Salone delle Feste, che mai credo abbia ospitato un gruppo così variegato e bellissimo, trovata sulle sedie del giardino, intorno alla fontana, sui tavolini del bar, su quei divani dove a un certo punto qualcuno si è quasi addormentato al sole dal benessere, dal ben stare, dal tanto chiacchierare e progettare e inventare.

A chi ha imparato a fare le ciliegine, a chi ha usato per la prima volta attrezzi da maglia mai visti prima, a chi ha deposto trionfante il suo primo cappellino nel cesto bianco, a chi ha pianto rendendosi conto, a chi si è fatto la tisana in pigiama, a chi ha dormito e riso con chi non aveva mai visto prima, a chi non ci credeva, a chi ha pensato Ma Dove Sono Capitata e poi ha magonato per andare via, a chi si abbracciava più che un parente, a chi ha capito, a chi ha fatto divertire divertendosi, a chi ha cambiato le regole della tombola, a chi si è intromesso, a chi ha ricevuto fiori misteriosi, a chi ha condiviso, a chi ha comprato il mondo, a chi ha vinto una formaggiera, a chi non è riuscita a dire, a chi faceva la maglia a tavola, a chi arrivava da lontano, a chi non ha dormito, a chi mi ha portato le conchiglie, a chi è venuta per vederci da vicino, a chi non ci credeva, a chi pensava dov'è il trucco, a chi mi ha detto Dalle Foto Sembri Più Bassa, a chi aveva i tacchi altisssssssimi, a chi ha cucito giorno e notte, a chi è candidata per condurre Sanremo, a chi ha lasciato davvero il suo pensiero pesante in fondo alla discesa....

...che bella cosa è stata.

17 marzo, 2013

Tunnel of...socks.


Succedono tante cose in una pigra domenica pomeriggio.
Si whatsappa con le amiche più e meno lontane, che sembra di averle lì, sedute sul divano.
Si twitta, ci si tiene informate sulle cose del mondo, si legge, uh quanto si legge in domeniche così, si fa persino la prova a scrivere sulle Fragole dal telefono. esperimento riuscito.
Ma questo fine settimana verrà ricordato pe run altro esperimento, di quelli che ci perdi il senno, di quelli che credevi impossibili e invece alla fine, di quelli che c'è stato una vera esplosione, un vero trend, un vero dirsi Ma Và? Hai Provato?
Si ho provato e ce l'ho fatta.
Ho imparato a fare le calze, che di per sè è una cosa di poco conto, soprattutto per chi non capisce l'nsana passione che muove tutto questo, che c'è già una rete di informazioni che nemmeno il KGB, e quale filato e quali ferri, se carbonio o bambù, mica cose da nulla, signora mia, non è che noi si comprano i ferri di alluminio alla merceria della piazza, o dal Pesce, e solo chi è del mio paesello può capire questa cosa qui, quella del Pesce, intendo.
Ho imparato a fare le calze.
Ho disfatto, rifatto, ridisfatto e ri-rifatto e questo in un giorno, che mi ci si sono incaponita e che non avevo voglia di impegnare la mia testa in altre cose che non fossero ssk e magicLoop, e ogni tanto tutto questo aiuta, aiuta davvero e questa SockTerapy funziona, funziona alla grande, che fuori nevicava come a Natale e noi qui si facevano calzini, ma non solo io, almeno altre 3 o 4 sparse nella penisola, collegate a parlare di lana speciale, attrezzi speciali e tutte a dire, Ma Che, Davvero? e che roba è mai questa, ma le persone che frequento io sono così, sono quelle che si elettrizzano per queste cose e c'hanno mille mazzi e lazzi, e si concentrano a fare delle cose che non tutti possono capire, a che gusto ci sia a fare così, a sdilinquirsi su uno schema, a diventare bell'e scema perchè hai deciso che ce la vuoi fare e basta. e poi è domenica a la domenica uno la può passare proprio come vuole, o no?

Ho imparato a fare le calze.
la mia domenica è andata via così, ha galleggiato in un bel pomeriggio di casa e casa, di figlioli, di complicità calda e serrata, di cose belle, di progetti, ancora e ancora, perchè se metti insieme la passione e la tecnologia allora viene fuori una cosa gigante come questa qui, che mi sembra enorme e che forse la è davvero, e allora, tutto questo dannarsi su uno schema, tutto questo imparare cose nuove e sentirsi un pò diversa, gente strana che non sono altro, e con me tutte le altre, allora a me piace essere come sono e non mi importa se poi alla fine c'è chi ti dice Che Cooooosa? Le Calze? Ussignur.

A me non importa.

Sono entrata ufficialmente nel tunnel dei calzini fatti a mano, con lane speciali, tinture speciali, ferri speciali, e amiche speciali con cui condividerle, in ogni modo possibile, Twitter, Tumblr, Blogger, ce li ho proprio tutti,  sono troppo social, come dice la mia amica Silvia scuotendo la testa, ma tanto lo so che presto un paio di calze le vorrà anche lei e allora va bene.


05 novembre, 2012

I Grandi Progetti.

Con i cambi di stagione cambiano i gusti un pò per tutto. Cambiano le abitudini, le preferenze, le voglie. Anche nelle passioni, il knitting i particolare, succede che si cambino i propri obiettivi, i propri progetti. Quando non si knittano a oltranza sacchi nanna e micro scarpine per Cuore di Maglia, ecco che ci si dedica a progetti personali, per questo e quel figliolo, per questa o quell'amica, e ovviamente per sè stessi medesimi. D'estate ci si sdilinquisce in scialli di ogni colore, filato, misura e foggia, di seta, ortica o bambù, quelli che li inizi una sera  e due sere dopo li hai già finiti o quasi,  e tre sere dopo sono già pronti da sfoggiare, pronti per essere sfilati dal tuo collo e avvolti intorno al collo della prima amica che ti dice Ma Che Bello, succede spesso, almeno a me, perchè mi piace vedere l'espressione degli occhi, lo stupore che fanno, nessun ti regala più niente e se qualcuno lo fa lo guardi un pò come un marziano, a me capita spesso, faccio parte di quelle Genti Strane che hanno scatenato un delirio di mail nella mia casella di posta, che meraviglia. Comunque d'estate si fa presto, si ha voglia di cose veloci, di cambiare spesso, di progetti da poche ore. Succede che invece d'inverno, no. Succede che invece d'inverno si ha voglia di progetti più lunghi, più complicati, non so come dire, più da ritrovare. Le proprietà terapeutiche del lavorare a maglia sono risapute, Knitting Is The New Yoga, ho letto da qualche parte ed è vero. Ma il fatto di intrecciare i propri pensieri con il filo, di lasciare il progetto lì per un pò, riprenderlo e ritrovare gli  stessi pensieri, non so agli altri, ma a me dà un senso di sicurezza, di calore, come se nascondessi fra diritto e rovescio la formula magica per il benessere, una tazza di tisana bollente che ti mette a posto, come diceva mia nonna, secondo lei la camomilla  metteva a posto lo stomaco, non ho mai capito cosa significasse, pensavo che la camomilla facesse dormire e invece no, secondo lei era la medicina per tutto e da allora, quando ho qualcosa che non va e mi sento in disordine mi faccio una camomilla o qualcosa di caldo, per vedere se il disordine va a posto e qualche volta ci va. I progetti lunghi di knitting ti danno la possibilità di pensare a quel che ti va. di seguire con un occhio il film, i figlioli, lo Sposo, e intanto continuare per la tua strada, sul sentiero tortuoso dell'immaginazione. Un progetto lungo ha in sè anche l'effetto sorpresa, puoi fantasticare su come verrà, come e quando sarà indossato e con cosa, quanto scalderà. Certo, non è una medicina universale, non è che si sta meglio da subito, non è che che il fatto di lavorare a un progetto importante e che ti occuperà molte sere risolve ogni questione, certo che no. Intanto comincia a farti stare bene e a pensare con calma. Per tutto il resto, c'è la camomilla.
Nella foto, in progress, Corallo di Emma Fassio, disponibile qui.

27 agosto, 2012

E otto!

L'estate duemiladodici, questo è sicuro, verrà ricordata oltre che per le Olimpiadi, una macchina sfasciata e le vacanze brevi, certamente anche per la quantità di progetti di knitting che si sono portati a termine. Complice uno Sposo molto impegnato e una Figliola rimandatissima, ci si è organizzati e si è dato il via a una vera e propria produzione seriale di scialli Abyssal di ogni genere, foggia, colore e filato. Qualcuno regalato, moltissimi per la scrivente e la Figliola Fedifraga. Un progetto di knitting ha dei risvolti che non si immaginano nemmeno, se non ci si ferma a metterli a fuoco per bene. Molti pensano che si inizi dal modello. Niente di più falso. Un progetto di knitting che si rispetti inizia dal filato. E ben lo sanno le squinternate, quelle di Qui e quelle del Resto del Mondo,  sdilinquite per gomitoli, matasse e affini. Ne sono prova tangibile gli armadi, le cassapanche, i cassetti, financo le scansie in cucina piene zeppe di meraviglie colorate dai nomi blasonati o da comunissime matasse scovate chissà dove, dal mercato al web. La scelta di un filato non esiste, è lui che sceglie te, pavoneggiandosi sullo scaffale, brillando più degli altri nel cestino, facendosi languido e morbidissimo al tatto, il gomitoli si sa, conosce bene la sottile arte della seduzione, sa benissimo che per niente al mondo mai te ne potrai andare dal negozio, allontanarti dal banco senza di lui. Ancora non sai che cosa ne farai, l'importante è averlo. Più tardi, a casa, mentre lo sistemerai accanto agli altri forse ne avrai già un'idea su cosa diventerà o forse no, non è questo l'importante. Il secondo step è il modello. Anche qui, nessuno o quasi fa una ricerca capillare, non si confronta, non si misura, non si soppesa se questo o quello. Si vede e si dice, Ecco, Farò Questo. Senza retropensieri, senza dissertazioni, senza tentennamenti. L'estate del duemiladodici ha segnato una produzione straordinaria di scialli in seta e cotone, e già si pensa ai filati dell'autunno, qualcuno azzarda anche smalti abbinati ma sono sottigliezze. In questa mia estate così strana ho avuto tempo e modo di lavorare tanto a maglia, cosa che mi piace, rilassa, conforta, solleva, estrania, concentra, diverte, appaga. Inscindibile da essa, il progetto Cuore di Maglia, che si avvia trionfante a compiere 5 anni il prossimo marzo. E tutte le persone che girano intorno a tutto questo.

Un progetto di knitting nasce da un gomitolo accarezzato in un negozio.
Tutto quello che viene dopo, è puro lusso.
Grazie, Anna, per gli stitchmarker col cuore.

13 novembre, 2011

Strawberry Knittin' Sunday.

 
Le domeniche autunnali di quasi inverno sono un pò tutte uguali, Di quella uguaglianza che rassicura e scalda, come a dire, domani è domenica e so già che cosa farò. Niente. Non farò un bel niente, e fare un bel niente è già una gran cosa. Domenica verso sera, che è notte fonda se guardi fuori, ma noi si è letto, knittato, ri-letto e ri-knittato, chiacchierato, parlato al telefono con un  figliolo a Londra che riederà domattina e mi sembra un mese che è via, è il più piccolo dei maschi, è ancora al liceo, il fatto che vada via non mi sta in testa, pazienza per gli altri, Ingegneri e  Universitari, che è ovvio che via ci vadano ma lui ancora no, per non parlare della Ginnasiale, Principessa Omioddio, che oggi a pranzo un suo fratello grande aveva da ridire su quel rossetto che le aveva visto la sera prima, Non Era Troppo?  Fatevene una ragione, dico a loro e a me, non è più la sorellina con gli orsetti, le trecce, le camicie da notte con gli scoiattoli, le letterine. E' una figliola di quasi quindici anni, ussignur, quindici anni fra 4 mesi, vi sottrae non vista dall'armadio la t-shirt degli AC-DC, e ieri sera era a una festa, un pò di rossetto forse ci voleva, o no? Ma gli uomini, lo si sa, sono un pò tonni in certe cose da femmine e presto lo imparerà anche lei. Orsù dunque, la domenica sera, malinconica come si conviene, bella piatta come si conviene, fra un pò la minestrina o forse una pizza da qualche parte, bella scelta, un Lora's Capelet  già finito e un Travelling Woman quasi, il libro nuovo di Baricco me lo sono mangiato, per così dire. Le cose di casa sono in fondo queste qua, ci si nutre di beato nulla, di caldo, di divano, di un mandarino per merenda, che ci piace così tanto il profumo che lascia sulle mani. I pensieri sono lì, avvolti nello scialle che è quasi finito, stanno caldi e non ne vogliono sapere di venir fuori, che lì stiano, che non si muovano, che domani inizia una di quelle settimane deliranti fra il sù e giù delle miliardate di cose da fare, devo ancora finire di compilare il censimento, ma si sa, il mio censimento è bello lungo da fare, siamo quasi mille, alla fine. Ho pronti per me giorni tranquilli di freddo invernale, giorni di idee da portare a termine, di shopping on line la sera tardi, di libri e libri sul comodino. Ho storie da raccontare, ho un libro da scrivere, ho sognato che pubblicavo con Feltrinelli, che scema sarò mai, ho decine di camicie da stirare, ho un viaggio da fare a Natale, ho un vaso pieno di bottoni, amiche da vedere, regali da fare. Un bell'inverno che si vede da qui, dal finire della domenica, i figli grandi già sparsi, la più piccola quasi, la mia vita così com'è, bella anche nel beato nulla, anzi, forse proprio perciò.  Buona, domenica.

15 ottobre, 2011

Socks Time.



Ossì, a me MI prende secca. O meglio, a noi CI prende secca. Nel senso che si va a periodi. C'è stata l'era delle sciarpe, eravamo ancora titubanti sul da farsi, e andavamo lisce, tutte dritte, con le sciarpe una non sbaglia mai. Poi è venuta l'era dei colli, dei neckwarmer perchè così si chiamano, e allora giù di circolari, ho regalato a tutte un kit di ferri e qualcuna ha storto un pò il naso, Non Mi Ci Abituerò Mai, ma poi alla fine si è innamorata, come succede spesso in queste cose. Poi sono arrivati gli scialli, Cristiana ed Emma ci hanno messo del loro, abbiamo pure scritto un libro, e allora giù di nomi incomprensibili, Revontuli, Forest Canopy, Sono al Terzo Saroyan, Sono Indecisa Tra Un Mormor e un Azzu, Ma con la Kauni o con la Manos? e chi ci sente parlare ci prende un pò per matte, si capisce, sembriamo un pò invasate, è vero. Solo, che siamo diventate proprio brave e disquisiamo in tutta scioltezza di short rows e del tristemente famoso Magic Loop come se dessimo la ricetta della frittata, per dire. Pochi giorni fa, la rivelazione. E' stata Afef l'antesignana, nel senso che è stata lei a farle per prima, ad acquistare prima di tutte degli strani circolari ad uncino, e che dice essere una vera meraviglia. Noi, o almeno la scrivente, a far le calze nemmeno ci avevo mai pensato, o forse sì, quattro o cinque anni fa una spedizione era partita da qui verso Milano, Biancaneve, l'Amica delle Provette ed io, sabato si và in Triennale a imparare a far le calze, il delirio, ci siamo divertite un sacco, e tutto abbiamo fatto tranne che imparare, abbiamo pure incrociato Lapo, pensa un pò. Ma adesso, a vedere questo schema, a tutte c'è punta vaghezza di farle, per le figliole, per noi medesime, da regalare a Natale. Sono le calze del week end, quelle che metti la notte quando hai uno spiffero di freddo, quelle che ci cammini per casa e dici con orgoglio Le Ho Fatte Io, e sono così carine a vedersi, forse ci faranno imprecare a farle, ma non è importante. Inizia così, in questo week end, il primo passo verso una nuova frontiera del knitting, forse non è proprio la risposta commerciale a Calzedonia, ma noi si scelgono con cura i filati più adatti, i colori che ci piacciono di più e si parte. Giovedì prossimo, al knit cafè, ciascuna porterà il suo manufatto. Io arriverò in ritardo. Passo prima da Calzedonia.
Thanks to: The Purl Bee

09 agosto, 2011

Violarancio.



Da sempre, due colori che amo, insieme. Ho anche un anello con una pietra viola e una arancio. Si sa, son cose interessanti, così, a metà di una mattinata di vento deciso, di mare turchesissimo, di colazione protratta, di amici in visita, di figlioli dormienti, dacchè han fatto tardi in vedetta a vedere l'alba, son già due sere di seguito, la cosa che mi preoccupa è che sono sempre in numero pari e ben distribuiti, tre maschi/tre femmine, questo andare alla vedetta non mi convince, sarà mica per caso come il mio andare alla Torretta di Varigotti nell'estate del '78? Solo, loro son più grandini di me all'epoca, ed è ben questo che mi dà pensiero. Comunque, qui si lavora, eccome. Si ricoprono vasi, si fanno scialli on demand, e ier sera c'è punta vaghezza di metter sù un gonnino arancio, che con l'abbronzatura c'ha il suo perchè, e allora ci si è ingegnati, si è fatto finta di chiamarsi Fassio di cognome, e il gonnino ha già preso forma, certo, appena appena, ma insomma, si ha già in mente come verrà. Qui si lavora eccome. Ci si telefona con Lei, si preparano già una quantità di cose per la fine di settembre, insomma, il vento di qua porta bei pensieri, belle cose da fare, bei colori da mettere insieme e bei progetti. Nel frattempo, il mare laggiù mi guarda e sorride, increspato appena appena, lucido, di velluto, turchesissimo. Che con l'arancio e il viola, ci sta un amore.

09 giugno, 2011

La salvezza.

L'antidoto. La medicina. La tachipirina, che va bene sempre. L'effetto allucinogeno. La sostanza stupefacente. Ieri me ne sarebbe servito un tre etti, sono tre e mezzo, lascio? Una bella 5 ore, come si dice, al Pronto Soccorso con uno dei figli, tanto per non essere diverso dagli altri, e per ricordarsi bene la strada dell'Ospedale, sia mai che si dimentichi, e soprattutto, come si sta mentre aspetti, tu non hai niente o quasi, e c'è anche chi non ha niente come te  ma anche tanti che stanno male ma male tanto. Alla fine ok. La giornata di ieri viene archiviata alla voce Menate, il Figliolo sta bene e ha pure studiato durante l'attesa sfiancante, la sua testolina non ha un bel nulla, solo un bernoccolo che qualche fanciulla dagli occhi languidi gli farà passare. O venire di più, a scelta. Orbene, così è deciso, oggi non ci sarò per un bel nessuno. Nel senso che oggi è giovedì e secondo le migliori tradizioni noi il giovedì si sparisce per un pò, ci si dà alla macchia, come dire, me ne vado e tanti saluti carissimi, che qui fra Liceali Immusoniti, Laureandi Precisini, Licenziande (si può dire?) con la grande ansia di cosa mai indossare alla Festa delle Scuole ormai prossima, Universitari da accudire, mi sa che ho reso grazie, mi genufletto e vado via. Dal canto suo, Egli, lo Sposo, non fa una piega. Lavora e lavora, studia carte nautiche, pianifica transumanze da e per l'Isola, osserva silente tutto quel che accade intorno a Lui Maiuscolo, sentenzia qualche frase delle Sue Maiuscole a tavola, fissa coi Suoi Maiuscoli Cerulei Occhi il Liceale che ancora non sa rispondere alla domanda Che Voto Hai Di Biologia. Ben perciò, me la squaglio, prima che in questa cucina inizi a tuonare forte. Anche senza goccioloni sul terrazzo.  Che io ci sia o no, per Lui Maiuscolo non fa differenza, almeno apparentemente. Egli  sostiene infatti di aver installato un microchip in uno dei miei orecchini, di quelli che non tolgo mai, e che sa sempre con precisione chirurgica dovecomeconchi io mi trovi. E sul suo display, oggi comparirà Knit.Knit.Knit. Maiuscolo, ovvio.

19 marzo, 2011

Diversamente Birch.

Il colore è proprio quello adorato, la meraviglia delle meraviglia, il 505. La lana è un'alpaca prezioserrima, morbiderrima e bellerrima. Lo schema è il Birch. Le mie compagne di scuola, di viaggio e di avventura ne hanno già fatti una dozzina. E se la bulleggiano, come dicono i miei figli, soprattutto l'Amica delle Perle che dice di averne già fatti due da giovedì scorso, e pure Afef, che sostiene di averne un armadio pieno. E io? Già, e io? Io sono al primo. E anche all'ultimo, missà. Non che sia difficile, no, ci vuole solo tanta attenzione, tanto sentimento, tanta precisa precisione che in questo momento io non ho. Ma lo faccio uguale e come pare a me. Perchè voglio fortissimamente voglio qualcosa di questo colore, che starà un amore coi miei sandali. Oca Che Non Sei Altro, disse la voce fuori campo, Lo Sai Che Dovresti Elevarti, Parlare di Cose più Serie e non di immani Ca@@ate Come Fai di Solito, lo Sai , Sì? No che non lo so. Oggi va così. Oggi non faccio nulla di quello che invece dovrei fare, ivi compreso eseguire in maniera precisa lo schema del Birch che tanto non mi verrà mai e poi mai, perchè ho la testa altrove, e fuori si è alzato il vento, e mi piace questa cosa perchè porterà via le nuvole e potrà vedersi la bella luna di stasera. Io il Birch lo faccio come mi pare, ci faccio una fila di buchi dove mi va, poi vado diritta, e poi ci faccio una altro ricamino, poi altri buchi e poi di nuovo diritta. Il mio non è un Birch di pura razza, è un Birch meticcio, diciamo che è un incrocio, Diversamente Birch, il nome gli va benissimo. 

07 febbraio, 2011

Vado di Malabrigo.

Questa delizia troneggia da ieri sul mio tavolo di cucina. Nessuno ha cuore di spostarla, è così bella, così invitante, così speciale. Sono preziosissime matasse di preziosissima Malabrigo, una lana dell'Uruguay, signora mia, mica quella che vendevano questa mattina al mercato del lunedì, questa qui è l'eccellenza, mi aiuti ben a dire. La Malabrigo rappresenta, per chi ne sa, una specie di miraggio, nel senso che devi essere molto brava e saperne davvero un sacco e avercene di pazienza e sentimento, perchè essa, la Malabrigo, è sottile ma sottile che non sai, e si vede anche dalla fotografia, che quella beigeolina, ma che razza di colore è, è davvero un filo piccino, e ci si metterà un'eternità a fare un progetto, certo che poi quando è finito si dirà, Lo Vedi? E' Malabrigo, con una certa aria di saccenza e tirandosela anche un pò, che da queste parti significa darsi un sacco di arie, per l'appunto. Io pazienza non ne ho nessuna, non sono affatto molto  brava e non è che proprio ne sappia, ma ultimamente m'è presa secca con queste sfumature. A parte il viola, mio unico e solo amore in fatto di tinte, nelle ultime settimane mi punge vaghezza di possedere quanti più oggetti sulle tonalità del beige e del tortora, del marroncino che vira al grigio, del beige che vira al mastice, che bel colore il color mastice, nessuno sa che colore sia, ma vuoi mettere l'eleganza a dire Lo Vorrei Color Mastice. Di queste matasse preziose che han fatto un lungo viaggio fino a me, ancora non so che cosa ne farò, ci mancherebbe altro. Il vero sdilinquimento di chi fa a maglia è possederli, i filati, annusarli, toccarli, e questi qui sono di una morbidezza che fa uscire di senno, di un'impalpabilissima tenerezza, Inizierò dal Blue Sky Alpaca,  color tortora, color Particuliére preciso spaccato, ci farò uno scialle sottile, una specie di vezzoso foulard, qualcosa di così etereo che farà volare. Così, in questa caducità frivola, in questa assoluta fiera dell'inutile e dell'effimero, ci si concentra sulle I.C., Immani Cazzate, e mi si perdonerà se per una volta non mi occuperò di fisica quantistica e di analisi dell'io cosciente. Io, per le Cazzate ci son nata, e che ve lo dico a fare.

27 gennaio, 2011

Le'ts go knittin'.

Nevica così piano che sembra una musica, anzi, adesso che guardo meglio forse non nevica nemmeno più. Non mi piace quando nevica sul niente, mi piace solo quando nevica sul bianco, quando si ferma e non quando si scioglie prima ancora di toccare terra. Diciamo che fa finta di nevicare. Sul calendario della cucina, quello dove si scrivono le cose sacrosante, oggi è segnato KNIT col pennarello. Perciò, nel pomeriggio colà ci si recherà, ben compunte, che già la scorsa settimana abbiamo disertato e non è così  che si fa, perdiana! Ci porteremo uno dei nostri lavori iniziati, quelli che si intravedono dal cestino, non sono tanti, sono soltanto due, ci sono stati periodi in cui i progetti non terminati, lasciati a metà, dei quali ci si era improvvisamente disamorati strada facendo, erano una mezza dozzina. Ora no. Faccio neckwarmer a decine, per figlioli, amici dei figlioli, per la PrinciTeen, financo per il mio Sposo anche se non è che se lo meriti granchè. Ier sera, verso l'ora nona, aveva l'animo giocoso e burlone, ha ben pensato di farmi un dispetto innocentissimo, e non volendo ha peggiorato vieppiù un incidente occorsomi settimane orsono, dacchè ebbi l'idea malsana di farmi cadere una pentola di rame su un piede. Lui scherzava, ma io piangevo, giuro, come se, non paga, mi fossi fratturata una seconda volta  e lui, mortificato, inginocchiato, penitente, a mani giunte chiedeva Come, Come, Come degg'io rimediar a cotanto soffrir? E io, piangente e madida, rovesciata alla bell'e meglio sul divano in preda a indicibili sofferenze,  incapace di proferir parola ho sussurrato fra le lacrime "Hermés". Ma mi sa che non ha sentito.

18 gennaio, 2011

A grandissssssima richiesta.

Considerando le centinaia di clic che ha avuto il post qui sotto, le mail che ho ricevuto, persino messaggi su FB, ecco che mi accingo a dare spiegazioni non riguardanti che so, presunte storie torbide o intrattenimenti non leciti con chicchessia, quanto dare ragguagli e indicazioni il più possibili precise, su come fare il Moebius Cowl. E tutto ciò cade veramente a fagiuolo, nel senso che il prossimo week end ci sarà un sacco di neve e non la voglio gufare ma l'ho proprio letto sul Corriere della Sera on line e che devo dire è stata la notizia più bella che ci ho letto stamattina.
Ciò detto, mi appropinquo senza meno a dare le spiegazioni, o, come dicono Adelina e Guendalina BlaBla, il pattern.
Diciamocelo, innanzitutto, che il Fragola Moebius Cowl, che il nome l'ho inventato adesso, in questo istante preciso,  si fa coi circolari, e qui non ci piove.
Ma se qualcuno lo vuole fare coi ferri dritti, straight needles, lo può fare uguale, basta che lo cucia storto. Cioè incrociato.
Per il Fragola Moebius Cowl occorrono.
2 gomitoli di lana grossa, o lana bulky, che si lavori col 10. Io ho usato la Debbie Bliss Como, mohair e cashmere, e t'ho detto tutto.
Ferri n.10 circular o straight, va bene lo stesso
1 ago da lana di quelli spessissimi che ci puoi cucire pure il materasso, alla bisogna.
Procedimento.
Si mettono 58 punti. Cast on 58 stitches.
Dopodichè, si procede con il Magic Loop, che è anche su You Tube.
Ma, mentre nella descrizione normale si raccomanda DON'T TWIST, qui invece, il twist si deve fare eccome.
Cioè, si fa finta di sbagliare, si girano un pò i punti e si comincia a lavorare normalmente.
Cioè, è un Magic Loop che si arròta.
E' nel twist il segreto.
Quando il collo sarà finito, avrete un bel girarlo e rigirarlo, è tutto arrotolato su se stesso e indossato fa la sua bella e scintillante figura. E senza cuciture, ovvio.
Se invece si opera coi ferri dritti, si fa un bel rettangolo, si cuciono le due parti diritto con rovescio e buonanotte ai suonatori.
Ecco, non si capisce una beata, io ho fatto del mio meglio.
Lo sapevo che ci volevano Adelina e Guendalina.

povera me.


Moebius Mood.

E per giunta, on demand. E' il mio figliolone Giurisprudente, che adesso non so nemmeno più come chiamare, che mi ha commissionato un neckwarmer rosso. Pronti via, in poco più di un'ora, il suo Moebius Cowl era bell'e pronto, caldo, morbidissimo, un pò mohair e un pò cashmere, fatto strano, storto e sghembo come solo i Moebius Cowl sanno essere. La cosa che mi strabilia è infatti come, da quello che può sembrare un erroraccio, cioè il fatto di andar storte col Magic Loop, esca fuori una tale meraviglia. Raffinatezze, lo so, cose da chi se ne intende, so anche questo, ma insomma, eccolo qua. Noi qui non si va tanto per il sottile e si sfornano colli caldissimi in pochi minuti, lo vuoi verde? ecco qui. Grigio e con la treccia? che problema c'è, sanno tutti in questa casa che la tv mi annoia a morte, ultimamente, a meno che non mi soffermi a guardare film che mi fanno commuovere e piagnucolare, La Mamma Ha Pianto, Vuol Dire che Questo Film è una Ca@ata pazzesca. Che dire. A guardar fuori ti verrebbe un AH, BELLO, ma qui dentro c'è un caldo tranquillo, una torta di mele nel forno, una serie di cose e progetti gestite via mail o al telefono, forse una passeggiata più tardi, fino al negozietto sullo stradone, per il latte che scarseggia e nessuna voglia di mangiar nebbia per scendere in città. Certo, a piedi farà freddino ma mi avvoltolerò alla bell'e meglio in qualche sciarpa che raccatterò nell'armadio. Come? No, rispose arrossendo e volgendo altrove lo sguardo intristito, Io di Neckwarmer Non Ne Ho Nessuno. Son cose.

12 gennaio, 2011

Strawberry Shawl.

Ci si può lodare da sè medesimi, qualche volta non fa mica male, che sia una ogni tanto, mica tutti i giorni. Con la lana da peccato che mi ha mandato la Mirella, da peccato perchè era morbidissima, di un colore che ho adorato all'istante, e che non ci è voluto tanto a farmi decidere di mollare tutti progetti in essere e dedicarmicivisi. Ciò che ho ottenuto è questa meraviglia, liberamente tratto dal Traveling Woman di Liz Abinante, la stessa del Saroyan, stylist che nel mio personalissimo cartellino ha un posto davvero speciale. E dico liberamente perchè, di fatto, il progetto di uno scialle non si batte, un pò come Il Pane e Frittata di Mia Madre. Non si batte nel senso che sì, uno decide istantaneamente cosa e come, di che colore e con che numero, se dritto o circolare, perfino dove conservare il progetto per i vari trasporti, il sacchetto, intendo, che mai mai mai sarà un sacchetto di plastica, che volgarità e pure fuorilegge, e nemmeno  sacchetti di carta dei negozi, quelli con i manici a cordoncino. Sacrilegio. Un lavoro a maglia che si rispetti va ben conservato, per essere ben trasportato, e fin qui non fa una grinza, ma in borse all'uopo stesso concepito. Non tutte, si sa, e qui mi dò un bel pò di arie, possono contare su una  borsa unica al mondo a fiorelloni di seta, fatta apposta per te dalla tua Amica Teutonica, con avanzi di un costosissimo tendaggio, regalo della tua Amica Canavesana. Nè, e qui altre arie, nella Knitting Bag firmata Emma Fassio, non so se riesco bene a renderne l'idea, il pregio e la sciccheria. Ma, e qui riprendo la frase lasciata a metà, può decidere di fare tutte le modifiche che vuole in corso d'opera, non ti piace il bordo? non lo fai. Non ti viene il slk2p, che proprio non mi sta in testa? e non lo fare, ma che t'importa a te. Le puriste, la Fassio e la Brenna, avranno da ridire, ma non sono forse loro che dicono che ogni capo  una cosa a sè e come tale va trattata, pensata, esaltata? Così, in questa bianca mattina gelata, il mio simil Traveling Woman viene dato alla ribalta del web, ben stirato, ben pettinato e ben immortalato. Noi qui si sta benino, in salute, al caldo e in pace. Cose da fare un sacco, pensieri qualcuno, angosce nessuna, a casa tutti bene, e tanti saluti a Liz Abinante. Ah. E grazie Granadiriso.

...ma quanti link ho messo, stamattina...mah!

19 novembre, 2010

Knit & The City.

Sì, in effetti ci mancavano solo i marker fatti a pizza. Ma quanto ci è piaciuto, ieri sera. Il knit cafè del giovedì, le chiacchiere, le battutacce da osteria, da vicolo, e poi i discorsi seri, bell'e compìte, siamo o non siamo madri i famiglia, spose esemplari,  compagne amorevoli e tenerissime? Beh. A vederci ieri proprio non si sarebbe detto, abbiamo riso fino alle lacrime, girato per una città lucida e deserta e bellissima, càpita così di rado di guardare la città così, e dire che è bella, con la nebbiolina, la pioggia, un figliolo semi congelato da ritirare all'allenamento, confessioni, rivelazioni, vi dico una cosa di me che non sa nessuno, sì, ma che oche sono quelle tre che ci hanno paccato, è così che si dice, è così che dicono i figli che ci girano per casa, e sono tanti, accidenti. Siamo state così bene, l'Amica delle Perle al massimo della forma, a bacchettare il cameriere, Guardi che Vaniglia si Scrive con la G, ma che ci dobbiamo fare, così ce l'han data e così ce la teniamo, la Milanesa, poi, che si fa chilometri per stare con noi, che siamo una cura per tutto, per i musi, i giramenti, le sversitudini, financo per il mal di testa, Vengo a Pranzo da Te, mi dice, tanto, già gliel'ho detto, alla Casa in Collina sempre ci sarà per te una ciotola di zuppa calda, un pagliericcio e dell'acqua fresca per dissetare il tuo cavallo, e siamo squinternate, lo so benissimo, ed una volta ogni tanto squinternare non è così sbagliato, anzi, fa bene all'anima, e chi squinterna in compagnia eccetera, ma che bello, però, le mie amiche del knit, della vita, le più care che ho, e ieri per scherzo ho chiesto Ma Cosa Avrei fatto Se non Vi Avessi Incontrate, già è vero, che cosa, no, non lo so.

05 novembre, 2010

Il maglione.

Ho voglia di un maglione. Che scoperta, non è una richiesta così straordinaria, come potrebbe essere questa, che peraltro ho già da un bel pò e mi sa che la voglia me la posso anche tenere, nel senso. Ho voglia di un maglione di quelli veri, non un golf, non un twin set, non uno scaldacuore, voglio proprio un maglione vero, di quelli che si dice, Ok, Metto Un Maglione e Scendo, quelli che ti abbracciano di un calore continuo, morbidi sì, ma strutturati, spessini, di quelli che si infilano con mestiere, e ognuno ha un modo diverso di infilarsi, o di togliersi, a seconda, prima le braccia o prima la testa? Di quelli che ai bambini dici, Fai Il Pugno con La Mano, e glielo infili, vedi? prima una manina, poi l'altra manina e che buffi quando invece imparavano a metterselo da soli, tutto un cercare, un annaspare, un metterselo al contrario, sghembo, la testa nella manica, il delirio. Ho voglia di un maglione semplice, magari fatto coi ferri dritti, classicissimo, con le trecce, forse blu, che nero, un maglione così, è troppo maschio, o forse bianco, ma non proprio candido, un crema acceso, ecco, un burro fresco, non candido, ma panna, non ho mai capito la differenza fra panna e crema e sì che nemmeno son daltonica, ma mi piace la definizione di alcuni, il mastice è quello che preferisco e quando non so definire un colore tra il marroncino, il grigio e  il tortora dico Mastice, che nessuno al mondo sa che colore sia esattamente, ma passo per una che ne sa e allora ok. E' un giorno non proprio dritto, pesante già dalle prime ore, non faticoso, è già venerdì, la settimana è passata come passa l'acqua fresca, in mezzo secondo e nemmeno me ne sono accorta, ma è un giorno così, nè liscio nè gassato, nè diavolo nè acquasanta. Sentirsi così non è una gran meraviglia, potresti fare di ogni e il suo contrario, potresti comprarti tre paia di scarpe o fare un'offerta in Duomo, potresti cucinare per ore o mangiare in piedi davanti al frigo. Il nulla, il tutto, l'universo in un bicchiere, perduta per sempre sulla strada del faro, smorfie di disgusto,   recite a soggetto, improvvisazione e nulla di fatto. Confusa altresì, è l'autunno, bellezza, è il niente del mondo, c'è da trovare una strada, un sortilegio, c'è da tirarsene fuori e pure in fretta, c'è da trovare l'antidoto il vaccino, isolare il batterio prima che sia troppo tardi e allora, sii cortese, fatti 'sto maglione, vola basso e schiva i sassi, che va bene così.

27 ottobre, 2010

Eccola!




CI eravamo già incontrate qui, ma oggi sono onorata di presentare il loro sito nuovo di zecca.

Da Prato, questa nuova formula di trovarsi a imparare o a insegnare, a fare la maglia.
I Betta Knit Social Cafè sono luoghi id incontro, dove si possono acquistare i kit per imparare a lavorare a maglia e conoscere persone con la stessa passione.

Arrivati giusto oggi su BettaKnit i nuovi modelli da comprare già pronti, oppure, per le knit addicted, i nuovi kit per farseli da sè

Un giro sul sito vi chiarirà alla perfezione, cosa, chi, come e dove.
E poi, il blog, da aggiungere fin da subito alla lista dei preferiti.


I kit sono completi di ferri e filato, e servono a fare sciarpe, cappellini, calze, un passamontagna, delle maniche molto glamour e perfino una pochette.
Ora, non avete più scuse.

Che cosa c'è nel kit?
C'è tutto l’occorrente per creare il modello scelto dalla collezione BK: gomitoli di lana, una coppia di ferri, piccoli strumenti di lavoro, un’etichetta “made by me”, istruzioni per la realizzazione del capo ed accessori per la sua personalizzazione.

I filati sono preziosi e nei colori di tendenza,  in pura lana, in pura angora, in cammello e  in alpaca.

E magari, chi lo sa, un Betta Knit Social Cafè ad Alessandria, non sarebbe nemmeno tanto male...


20 ottobre, 2010

So relaxing.

Trattato sul perchè può essere tanto rilassante e rasserenante e così assolutamente rinfrancante fare una sciarpa. Dimostrazione. Ci si danna su schemi difficili, qualche volta, troppo Brenniani o Fassiani, noi che semplicissime siam e forse anche un pò gnucche, si può dire, non è mica una parolaccia, se una è gnucca vuol dire che un'asina con le orecchie lunghe, una da mettere dietro la lavagna, insomma, una cosa del genere. Ecco, la scrivente in certe cose è gnucca. Gnucca per i conti, ad applicare il Teorema di Pitagora, a fare le espressioni, di qualunque genere, gnucca nel dare e nell'avere, insomma, un pò ignorantella, và, che non è nemmeno un'offesa. Però mi ci metto a far le cose difficili e ci perdo gli occhi e il sentimento. Talvolta, mi vengono pure bene. Poi, però, arriva il bel pomeriggio assolato, che la casa è uno specchio specchio delle mie brame, lucidissima e in ordinissimo, e allora mi vien voglia di dire, ok, ho fatto, adesso faccio quel che mi pare ammè. E dacchè ho sui ferri un progettino, continuo quello. Si chiama Indolence e l'ho battezzato or ora. E' una sciarpa. Ma non una sciarpa da seguire, da contare, da scervellarsi, da dire, Ussignur, Ho Sbagliato di Nuovo. No. E' una sciarpa quieta, indolente, appunto, tranquillissima, perchè è da maschio, e ai maschi mica ci puoi fare i buchi, i fiori, i ghirigori e i falpalà. E' una sciarpa preziosa, perchè fatta con un filato prezioso, meraviglioso al tatto, è lana-seta-cashmere, signora, mica olive ascolane, vuole che le snòccioli per bene non le olive ma le percentuali? E' una sciarpa su commissione, ormai la mia clientela si è allargata, non mi limito alla Princi e alle amiche sue, e poi dovrò smetterla di chiamarla Princi prima o poi, almeno prima del suo debutto in società, col vestitone bianco e il cadetto al braccio. La mia clientela si è estesa agli amici del Liceale, nella fattispecie colui che ha condiviso il nostro tetto per due mesi buoni quest'estate, Ma Quale Tetto, ha obiettato una volta, in questa casa il tetto non c'è, o quasi.  E' pur vero, sagace fanciullo, è pur vero. Egli, il Compagno di Merende, desidera una sciarpa blù. E perciò verrà accontentato. La utilizzerà per le scorribande in scooter col mio figliolo finalmente risanato,  per i pomeriggi allo stadio, e per le mattine gelide che il prossimo inverno ci riserverà.  Fare questa sciarpa è una meraviglia vera, non devi contare, non devi leggere, nemmeno devi guardare, quasi, vai avanti e indietro, avanti e indietro, in una specie di nirvanica incoscienza, si può dire che vada avanti da sola, insieme ai pensieri, avanti e indietro, avanti e indietro, e fa di questo verso sera un verso sera beato e tranquillo, Che C'è Per Cena? ancora non lo so, lasciatemi ancora cinque minuti in questa beatitudine di diritto e rovescio, mai affrettarsi, mai preoccuparsi, provarci una volta, fare una sciarpa è il meglio che c'è.

24 settembre, 2010

HermésCestino.

Come si dice in questi casi, coi dishcloths prima e con gli scialli poi,  M'è Presa Secca.  Sarà che piacciono così tanto, sarà perchè è così divertente farli, sarà che Manualmente è vicino e  con esso l'ansia da prestazione,  e non è che a un evento del genere si possa tanto farsi trovare impreparate. Perciò, testè mi accingo a presentarvi l'ultima creazione, la penultima, in verità, l'Hermés Cestino. Esso deve il suo nome non solo al color tortora-cappuccino-biscotto tanto caro alla maison francese, ma anche e soprattutto ai nastrini di recupero tutt'intorno con mestiere annodati. E cosa dire poi, dei maxi bottoni vintage, veri e propri gioielli di raso e perline, fatti a mano essi pure?
In variante Chanel,  il CocoCestino. Perle a biglia grosse come albicocche, bottoni vintage anche qui, ma di strass e perline. I cestini sono una grande invenzione. Rendono la vostra bicicletta unica nel suo genere, riconoscibilissima anche a km di distanza, ti fa dire Questa Qui è Lei, se la vedi appoggiata con grazia a qualche muro o legata a qualche palo. Senza contare poi, l'aspetto pratico di tutta la questione, Chi mai potrebbe rubare una bicicletta con un cestino così appariscente? 

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...