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02 novembre, 2010

E comunque.

Ho letto questo.
Me lo chiedono in tanti, perciò confesso.
Io, i libri, non li leggo. Li mangio, li abbraccio,  mi ci tuffo, non so come dire. Ci sono dentro. Poche volte ho lasciato un libro a metà. Mi faccio trasportare, assorbire, nel mondo che suggeriscono  le parole, nelle frasi che ti fanno immaginare, nei nomi che ti fanno pensare alle facce, nei colori che ti fanno indovinare i paesaggi, i sorrisi,  le sedie, il mare. Leggo molto, sì, mi piace, sì, e ho le mie belle preferenze. Leggo da sempre, ho letto Via Col Vento a 10 anni, col dizionario accanto per cercare le parole che non conoscevo. Ho letto i classici, nessuno di Sophie Kinsella, tutti quelli di Almudena Grandes, la Storia di Elsa Morante per scommessa, il Gattopardo in un pomeriggio. E tutti i libri di De Carlo, tutti, dal primo all'ultimo. Questo qui l'ho adorato da subito. E se ne avessi il tempo, se potessi, se fosse una cosa non da pazzi scentràti, oggi, lo ricomincerei.

22 ottobre, 2010

Il divano che vola.

Nessuno aveva voglia di aspettare l'ora di cena, qualcuno aveva già fame, ci siamo tutti, stasera, tutti, tranne il Piccolo Ingegnere del Regno Unito. L'ora di cena non è un'ora precisa, è quando càpita, quando se ne ha voglia, qualcuno ha fame? avevo apparecchiato benebene, la tovaglia bella e i tovaglioli veri, ma la voglia di stare a chiacchierare sul divano era di più, a ridere di scemenze, ad organizzare un simil viaggio per Natale, dài, ognuno dice dove vorrebbe andare, in quelle volte che viene fuori di tutto, un paesino in Irlanda, il deserto, New York, le FarOer e stare a casa, anche, perche no. Che bello il mio divano, il mio Sposo e i miei figli, i cani accoccolati vicinissimi, il gatto acciambellato nel cestino, i vassoi con la cena improvvisata, inventata lì per lì, la pasta avanzata, uno yogurt al volo, mezza mela, la vuoi?  Ci sono coperte a mucchi,  miste nel genere, fatte da me, oppure con i disegni, gli orsi, i quadretti, ognuno ha la sua coperta preferita, forse ancora non servirebbe, mica c'è la neve di fuori, ma fa tanto calore e casa, e inizio di week end stare qui a parlare con una coperta vicino. Come sono belle le persone sedute su questo divano, stasera. Riccioli freschi di doccia, occhioni verdi e braccialetti, gambe lunghissime nella tuta da calcio, la maglia della scuola. la camicia stropicciata. Gesti che conosco, che so a memoria, voci che mi porto dentro e potrei riconoscere fra miliardi, risate che mi avvolgono, battutacce, richieste impossibili, discorsi serissimi e domande  da mille milioni. Adesso, in questo preciso istante, mi piacerebbe che un effetto speciali, di quelli che si vedono al cinema, trasformasse questo divano in un tappeto volante, una navicella spaziale, che bucasse i piani di questa casa, passasse attraverso i muri, il tetto, e sù sù, fino al cielo e anche dopo il cielo, in alto, in altissimo, con noi tutti seduti così, a chiacchierare e a ridere, non succedeva da un pò, che mi incanto ogni volta e ogni volta mi scopro così innamorata di queste persone, così assolutamente indissolubile da loro, così insieme, così attaccata, che potrei volare con loro e guardare la città dell'alto e stringermi a loro, la mia storia, il mio destino, la cosa che mi sia venuta meglio nella vita, nel resto del mondo succeda quel che vuole, io volo con loro, seduta sul divano che contiene tutti i cuori che formano il mio, tutte le anime che sono parte della mia, gli occhi che illuminano i miei, qui,  tra le briciole, i cuscini e le coperte che non servono, ma che è bello avere qui.

19 aprile, 2010

Il giardino delle rose senza tempo.

Sembra quasi un matrimonio, e in effetti, lo è. Solo, sono passati cinquant'anni da quel giorno e io non c'ero nemmeno, ma oggi sono qui, in questa casa che è sempre uguale in tutto questo tempo, le rondini di ceramica appese fuori, i gradini di graniglia dai quali sono caduta un centinaio di volte, il portico laggiù, e questo giardino. I miei figli mi dicono, Ma Come, Entri Senza Suonare? Sì. Non si suona in questa casa, mai, si entra dal cortile, il campanello sono i passi sulla ghiaia, e allora vedi che tra un minuto esce qualcuno. Io sono diventata grande, in questo giardino, con queste persone, e molte di quelle che dovrebbero esserci non ci sono o non ci sono più, e questo mi fa sentire come un peso sul cuore. Io ci ho passato i miei pomeriggi qui, ci ho imparato ad andare in bicicletta senza rotelle, ci ho giocato a nascondino e a guardie e ladri, ero l'unica bambina, maschiaccio con le ginocchia sbucciate, sempre. Io ho annusato queste rose che sono le stesse di allora, le ho colte e sistemate nei vasi, ho raccolto prugne e more, distrutto un'altalena, portato un cagnolino trovato in un fosso. Ci sono anche le mie cugine grandi, quelle delle domeniche pomeriggio, quelle che mi regalavano i loro libri di scuola e i loro pastelli, con le quali sfogliavamo Sorrisi e Canzoni e imparavamo le canzoni a memoria, abbiamo dormito in quattro in un letto per un mese intero, una volta, al mare, mille anni fa, la focaccia di Sori, gli scogli, i sandalini di gomma e i costumi di spugna. Con loro ho la mia vita, le mie radici, loro sono un pezzo della mia storia, i miei giorni che non scordo, i miei ricordi più belli, lucidi e intatti, prima che tutto fosse spazzato via. Chiacchieriamo e ridiamo come allora, c'è un filo sottile, invisibile, lunghissimo, io so di loro, loro sanno di me, i miei cugini che mi abbracciano e sanno già, le molte cose che abbiamo insieme, perchè le mie sono le stesse loro. E' stato tornare a casa, ha detto Elena, in quelle case perdute che non ci sono più, per nessuno di noi, per fortuna che rimane questa, di questi zii felici di questi cinquant'anni insieme, questa casa coi nani in giardino, la ghiaia e le rose, antiche, profumate, mai sfiorite.

12 aprile, 2010

Ode alla bici nuova.

Come si cambia, come ci cambiano i primi giorni di sole, di fresco vento, i bei giorni di una stagione cui non dare troppa confidenza, ci si studia un pò, che faccio, maglioncino leggero o ancora la sciarpa, uhm, meglio non fidarsi, e scema che sono stata a fidarmi io, che stamattina all'alba ero moribonda e febbricitante nel mio umile pagliericcio, in preda a laceranti sofferenze, sì, un pò di raffreddore, grazie, alla fine, una bomba di vitamine e intrugli misti gusto fragola e ben pimpante mi sono avviata ad iniziare la settimana. Che di per sè, è già cominciata strabene. E' finalmente arrivata la bicicletta, ma non una bici qualsiasi, una pieghevole, nemmeno tanto piccola e non con le ruotine, nera, elegantissima, che si può piegare in scioltezza e sistemare nel baule dell'automobile, in mongolfiera, in treno, tenerla sotto il letto, una bici da passeggio in città, per non girare e girare in cerca di parcheggi, per star dietro ad Afef quando viene al mercato, insomma, una bici da cinema. Mi sono cimentata con brugole e cacciaviti, confesso che mi ha pure aiutata il Liceale, e poi mi sono fatta un giro intorno al tavolo, così, per festeggiare. Vi ho già apportato una serie di piccole, deliziose modifiche, vi ho installato un cestino in vimini, staccato una serie di inutili adesivi, messo un antifurto color prugna che è un amore. Domani verrà inaugurata in pieno centro, già mi vedo a scorrazzare sù e giù per le vie cittadine, e la cosa mi piace. I bei giorni di sole ti cambiano, è vero, ti regalano piccoli piaceri insperati che l'inverno sotterra nel gelo e nella nebbia, ti fanno guardare con occhi golosi i cespugli dei fiori, ti fanno venir voglia di un gelato, di una chiacchiera su una panchina, sedute di sbieco a gambe incrociate, di stendere fuori, per dire, di metterti i sandali, una cesta di paglia, un foulard. Laudati siano i giorni così chiari, così normali, così di sole speciale, così di venticello, di fiorellini villani cresciuti nei fossi, di gerani da piantare, e il raffreddore è uno sciocco malanno di stagione, di bella stagione e allora, laudata sia, essa pure.

30 marzo, 2010

C'ha pure le ruote.

Proprio non ho resistito. Potevo forse lasciarlo dov'era? Mi succede spesso, sono quella degli acquisti scellerati, delle cose totalmente inutili e totalmente assurde. Già con questa qui non mi avevano compresa, non avevano colto il mio raffinatissimo gusto, la mia sottilissima ironia, la mia metafora, il mio intrinseco, eccetera. Ieri, sono arrivata con lui. E' un cestino da lavoro, abbèlla, lo avevamo capito. Ma è un cestino da lavoro anni 50, con tanto di cassettini interni, che vanno sù e giù, è di legno ma non so quale, ha le sue belle maniglie in orozecchino tutto tempestato di pietre preziose, un bel ripiano in fondo, e, meraviglia, c'ha le ruote. Questo particolare me lo ha fatto adorare pressochè da subito. Come, le ruote? Mai visto un cestino da lavoro con le ruote. La mia amica Nicoletta, che di queste cose se ne intende, e infatti, arriva proprio dal suo negozio, dove io mi perdo ogni volta, ha capito subito. Al mio OOOOHHHHH di giubilo non ha potuto far altro che aggiungere, Ok, Prendilo. Tanto, sapeva che sarebbe finita così. L'ho pulito con la massima cura, lucidato no, perchè ha quell'aria saggia e austera e un pò passata che mi piace tanto, ho lucidato con delicatezza le maniglie e le ruotine, e ho cominciato a riempirlo. ora, il mio cestino da lavoro nuovo di zecca fa bella mostra di sè nella mia cucina, proprio accanto al divano. Il resto degli abitanti della casa in collina, manco a dirlo, l'hanno guardato con sospetto prima, e con noncuranza poi. A Cosa Serve. Che Roba è. Ussignur. Questi i commenti. Stavolta, nemmeno la Princi mi ha dato manforte. Ma Mamma, è Da Zia. Vedi, bambina, io zia son del suo scellerato cugino e quindi, già ci siamo. E poi, fossi una zia con le calze riposanti, la lacca e lo smalto perlato, capirei. Ma ancora lontana sono da quegli orpelli, in grazia di Dio, e poi, tu sai, la tua mamma si fa dei viaggioni, soprattutto quando va da Nicoletta e vede cose e cose che provengono da case e case, e allora immagina, inventa, lo sai, questo cestino magari era di una signora coi capelli raccolti e la gonna di tweed, ci teneva le sue cose del cucito accanto a una poltrona di velluto verde, ascoltava la radio a valvole nel salotto buono, mentre rammendava calze con l'uovo di legno dentro e ricamava cuscini a piccolo punto. Suo marito insegnava filosofia all'Università, lei dava lezioni di pianoforte. La sera, sul tavolo della sala, portava una zuppiera bianca col bordo dorato, ascoltava i figli, chiedeva loro della scuola, e lanciava loro certe occhiate se non sistemavano con cura il tovagliolo in grembo e poi...e poi...Ok, Mà, Vado Di Sopra, Carino 'Sto Coso. Ingrata figliola.

19 febbraio, 2009

Il caos.


...gomitoli, schemi, forbici, giornali, ferri, cappellini, pon pon, bigliettini, fascette, scontrini, appunti, traduzioni, spille, sacchetti, rocche, centimetri, campioni, fili, scarpine, ferri, copertine, cuoricini, cose...
Se da tutto questo nasce questo...allora, vuol dire che va bene.
A tutte, grazie.

08 febbraio, 2009

Un regalo.

Non potevamo esimerci, certo che no. E dico CI siamo in due, perchè è la primissima volta che scrivo un blog a quattro mani. Io e lei, voglio dire. Perchè lei è la precisione e io la confusione, io il delirio, lei la ragione. Qui troverete proprio tutto. I punti, le copertine, le scarpettine e come farle, la lana che ci vuole, le cose che abbiamo già fatto, quelle che faremo e quelle che stiamo facendo. Ora, Cuore di Maglia ha una casa tutta sua. Un bel regalo, a me, a noi. Soprattutto a loro.

22 gennaio, 2009

Io ringrazio.

Da dove cominciare non lo so, ma so che non dimenticherò nessuno, anche se i grazie da dire sono tanti, ed è una parola che ho imparato presto e insegnato, anche, che di grazie se non se ne dicono mai abbastanza, e che è una parola così bella e così facile e veloce, grazie, detto bene, con la mia z un pò romagnola, grazie, così, un pò slittata, come la r tonda che ho ma che non me ne sono mai accorta finchè non sono arrivati i miei figli a parlare come me, e la mia Amica delle Parole, moglie a quell'Artista, che me lo ha fatto notare, che strana z e che strana r, ma pensa un pò. Grazie. A tutte le cose che ho letto sulla mia posta e anche qui e che ho sentito, al telefono o dal vivo, grazie, davvero. Grazie. Alle mie Amiche, che mi hanno seguito e assecondato e che sì, è vero, gliel'ho detto tante volte, ma come glielo, se sono tante si dice ho detto loro ma non importa, non correggo e andrà bene anche così, con qualche errore, cosa importa, che gliel'ho detto tante volte che senza di loro, le storiche, questa cosa qui non sarebbe incominciata, o meglio, forse sì, ma come avrei fatto ad andare avanti e fare le cose, e come avrei fatto a farmi conoscere, in tutta Italia, da Bologna a Cuneo, da Torino a Firenze, a Roma, e come avrebbero fatto ad arrivare le coperte da Boston e dall'Olanda e da Philadelphia, quelle che Clarissa in Fuga ci porterà a febbraio, come avrei fatto, come farei se no? Grazie. Alle dottoresse degli Ospedali, alle infermiere, alle caposala, a quel papà che ieri accarezzava il suo bambino con le mani infilate nell'incubatrice, grazie, grazie di permetterci, di permettermi di fare qualcosa di buono, di buonissimo, di più grande di me, che non credevo diventasse così grande e così bello, proprio io, che so fare così poco e che sono sempre stata oca e vanesia e ribelle e un pò fuori e un pò scema, grazie, grazie di pensare che anche dalle oche e dalle sceme viene fuori una rosa profumata e un giglio candido, grazie delle cose belle che dite, grazie di amare le cose che faccio, sopratutto questa, grazie del tempo che passate sulle Fragole, grazie di cercare lana ed Ospedali e contatti, e grazie, di essere così come siete, di starmi vicino, di stare con me, e grazie, e grazie, ma adesso, che mi vengono i lucciconi e che sono una mammola, ben meglio sarà che mi soffi il naso e che vada ad apparecchiare e a imbastire un pranzo, dacchè riedono tra poco i miei bambini, che minimo sono un metro e quaranta e che massimo un metro e settantasette, e che sono belli come i gigli e le rose, e che poi oggi, anche voi, oggi c'è il primo Knit del duemilanove e vi aspetto, colà vi si aspetta, come dico sempre io, al BioCafè di Vicolo dell'Erba dalle 3 in avanti, e che è vero che è il primo del duemilanove ma che mai, mai, Knit Cafè sarà più bello e più atteso di questo e allora, grazie, grazie davvero e grazie di tutto, col cuore, davvero.

21 gennaio, 2009

E dire che.


E dire che non era previsto. O meglio, sì, Cristiana ed io avevamo questo appuntamento da un pò, lo aspettavamo, e non sappiamo mai bene se siamo noi a trovare loro o loro a trovare noi, loro a mettersi sul nostro cammino. E dire che erano giorni che programmavo, il ghiaccio, la nebbia, speriamo che non nevichi, devo vedere la mia Amica del Mare, ma non del mare di adesso, di quello di prima, non la vedo da secoli, che bello sarà ritrovarla. E dire che sì, avevo voglia di un giorno così, di questa trasferta nella città che è stata la mia per tanto tempo e dove mi piace sempre tornare, un giro di shopping, mia mamma, le amiche mai perse. Clinica Universitaria del ospedale Sant'Anna di Torino, ho uno strano magone, è proprio qui che sono nati i miei due maschi, e questa scala me la ricordo bene, e quella scritta, e la vetrata invece, no che non c'era. E dire che questo Cuore di Maglia era nato così in sordina, sì, va bene, mi piacciono i bambini e mi piace fare a maglia, che male c'è a mettere insieme le due cose? E dire che ci hanno accolto così bene, e abbiamo lasciato anche qualche copertina già pronta e le scarpine da ballerina e quelle a topo, che alle dottoresse sono piaciute così tanto. E dire che credevo di essere coraggiosa, quando ci hanno detto, Volete Visitare la Terapia Intensiva? ho detto SìCertoComeNo. Poi. Mi sono infilata in quello scafandro verdino, chi mi scalfirà così protetta. Li ho visti. Sono entrata in un mondo di silenzio. Di bisbigli. Di penombra. Di sorrisi. Di occhi chiusi. Di tenerezza. Di respiri impercettibili. Di tubicini. Di culle termiche. Di lucine verdi. Di battiti amplificati. Di bambini. Di speranza. Di lotta. Di vita. Li guardavo. Manine minuscole, piedini da indovinare, boccucce disegnate da una bambina distratta, testoline nascoste, corpicini cortissimi, infagottati, accoccolati in un guscio morbido che li scalda, che li fa ricordare quello che hanno perso troppo presto, così ha detto l'infermiera. Li guardo. Cammino come in punta di piedi, una marziana in un mondo fantastico, di folletti, di bambini dormienti senza sonno, abbracciati da un amore che non si può dire, tanto è grande e sconfinato, amati anche da me, che non sono nessuno, che li vedo ora per la prima volta e già li amo di un amore tenero e improvviso, tutti. Li guardo. E so che farò, che faremo per loro una quantità di cuffiette e scarpine e copertine, che li faranno sentire così caldi e così amati, e daranno loro la forza di lottare, ancora e ancora, per crescere sani e forti, e grandi e andare a scuola, a giocare a pallone e guardare i cartoni alla Tv. E dire che non era previsto. E dire che non lo sapevo. E dire che credevo di essere così forte. E dire che adesso so per certo che questo Cuore di Maglia, no che non è nato per caso. Proprio no.

10 ottobre, 2008

Il gomitolo.


E' un autunno un pò così. Tiepido e gentile, spietato per certi versi, noioso a tratti e troppo complicato in altri. Noi quassù, nella casa in collina, ci si arrabatta, ci si prova a districare, a nuotare fuori, qualche volta si urla, si lanciano sedie di design contro qualche figliolo, si cerca di fronteggiare alla meno peggio, ci si prepara a che cosa non si sa, e si vive, tranquilli è una parola inadeguata, ma insomma. L'espressione la vita scorre non mi appartiene per niente. Qui la vita non scorre affatto, altro che fiume tranquillo, qui è tutto un susseguirsi di burrasche e buriane e maremoti e inondazioni, no che non scorre placida, forma cascate e onde anomale e tempeste perfette. Perciò ci si deve trovare, come ho avuto modo di dire in molte occasioni, un modo per salvarsi un pochino. Un gomitolo è la salvezza. Non mi estraneo, ma ci vado vicina. Mi si può parlare, rispondo anche, tranne quando devo contare e allora tutti che rispettano, come in una sorta di tempio, un silenzio un pò forzato, La Mamma Sta Contando, e invece magari, penso a tutt'altro. E' una piccolissima rivincita, un minuscolo inganno per dire, dai, lasciatemi stare per un pò, ho rassettato e fatto il pane e il sugo e la spesa, ho steso e raccolto e piegato e diviso, andata sù e giù dalla city un paio di volte, foderato libri e sentito poesie, lagnanze e discussioni, gestito lamentele e firmato verifiche e giustifiche e permessi e sistemato due armadi e trasportato piumoni e trapunte e riordinato, era ora, bikini e parei con un sospiro di mestizia. Adesso, basta. Ho un gomitolo qui, qualcosa ci farò, la tv mi annoia e non ho testa e concentrazione per leggere nulla, al momento. E' un filo sottile che mi porta dove voglio, basta che scelga, se al mare, da Tiffany o sul set di un bel film, non so mai bene se sono io a seguirlo o se è lui, il filo, che segue me. Ed è così bello inventare qualcosa, sia fuori che dentro, mi invento un viaggio a Parigi mentre faccio una mantella per la PrinciCheSuona, un giro da Harrod's e vien fuori una cuffietta, un capitolo del mio libro ed ecco due scarpine. A tutto il resto, penserò tra un pò. E poi, ci sono piccoli regali come questo, a farmi stare così bene. Tutto nasce da un gomitolo, da passione e inventiva,amore e fantasia. C'è tanto da fare e lo farò, ma adesso, lasciatemi qui col mio gomitolo, coi mie pensieri e le mie storie inventate, lasciatemi contare che se sbaglio devo disfare e disfare proprio non mi va.

29 settembre, 2008

Morale della favola.

E' una storia che inizia dalla fine, che si legge al contrario, che và un pò dove vuole. E' una storia che ha mille personaggi e mica si può star qui a citarli tutti. E' una storia che è nata da mille entusiasmi, di un pò di fatica e da qualche timore, da quando ci guardavamo e ci chiedevamo E Adesso?, da quando eravamo assediate da bambini, mamme, curiosi, uomini che storcevano il naso, vecchiette con la mail, furbastre, arraffone, sciure inanellate, sciure ammirate, sciure maleducate, ragazzine affascinate, giovanotti divertiti, bambine artiste, nonne nostalgiche, nuore annoiate, mammine in attesa, mammine con lattanti, mammine con pupi. Il delirio, in ogni sua forma forma e colore, ha abitato per un pò allo stand E114, che non è la sigla di un colorante. Di colorato c'eravamo noi, fili e ferri e cotoni e lane, israeliane, australiane, giapponesi e di Cantù, noi a raccontare di quel Cuore di Maglia che ha sorpreso e intenerito e che è piaciuto così tanto, noi a insegnare e ad imparare, a chiacchierare, un pò stordite da tutta quella gente e quel successo, ma che adesso ce la tiriamo anche un pò, dai, solo un pò, che ce lo meritiamo. Però grazie. Grazie a chi è passato di lì, e si è fermato, a chi ci ha guardato da lontano, a chi ci ha preso un pò per matte. Grazie ad Ursula e alla sua torta, alla delegazione milanese che ci ha supportato, con pancia al seguito, grazie a Silvia per il suo massaggio antistress. Grazie, a quell'angelo custode che ci ha coccolato con ogni genere di leccornie, grazie a Viola, e a tutti quelli che sono venuti lì per vedere le nostre facce, e a dire, Ma Tu Sei...? Sì, Sono Io. A noi, voglio dire brave. A Cristiana voglio dire cose che non dirò qui, ma solo che è stata una valida, perfetta, precisa partner in questa delirante avventura e che il resto glielo dirò a voce. E' stata una bella cosa. La morale in fondo non c'è, da adesso inizia un bel viaggio per Cuore di Maglia, sù e giù per l'Italia, con le sue copertine colorate e con le buffe, minuscole scarpine per piedi piccini. E' una cosa che scalda. E che dice che sì, in fondo la morale c'è per davvero: non importa la fatica, il tempo sottratto, i chilometri , i treni e le autostrade: le buone idee sono ancora più buone se fatte col Cuore. E se questo è di Maglia, aiutami a dire, scalda anche di più.

24 settembre, 2008

The allestiment.


Sìsìsìsì, il giorno X, l'ur-giorno, il giorno e basta. Domani, per la precisione. Armatevi. Di ferri e gomitoli. O di un bel niente. Ma recatevi colà. Lì saremo, lì sarò. Già, ma dove, di grazia?

Manualmente
Lingotto Fiere
Dal 25 al 28 settembre

In the frattime, noi là vi si attende trepidanti.



22 settembre, 2008

Vivement dimanche.

Massì, che un pò ci piace. A lamentarsi son capaci tutti, e di nuovo la scuola, e di nuovo l'ufficio e di nuovo da capo, ma un pò ci piace, dai, le domeniche così, i fine settimana lenti e gli amici, ancora, e. E la paella per 15, Ma Come, Così Pochi, squittisce pensierosa la mia Amica della Pastiera, che tutti proprio tutti ci ha invitato sulle sue colline, per un sabato alternativo, a ricreare il gruppone delle vacanze, un pò allargato, che già abbiamo famiglie complicate e chiassose, e ora si aggiungano il Piccolo Lele, che dicono mai citato in questa sede, che è una specie di altro figliolo, la Biondina Boccolosa, e la Bruna Ingegnera, noi, signori miei, ci si sposta con fidanzate al seguito, mica scherziamo, noi, sa? E che divertenti le presentazioni: Ciao, Mi chiamo Irene, sono figlia di Lui, ma non di Lei. Ciao, Mi chiamo Enrico, sono figlio dell'altro Lui e dell'altra Lei. E io, invece, non sono figlio nè di Lui nè di Lei. Un bel grattacapo. Ma in fondo, che importa. Siamo sempre tanti e stiamo sempre così bene, e si fanno partite di calcio estemporanee, il mio Sposo in porta, una panchina piena di figliole sospiranti, e noi a casa, si apparecchia e si spettegola, che male c'è. Ho immortalato tutto: la cucina verde, il cesto delle verdure dell'orto, i fidanzati che si baciano sotto la tettoia, il gamberetto sulla paella, i sorrisi, i gol. Peccato aver scordato la macchina fotografica lassù. Ma si sa, si scordano le cose dove si vuole ritornare, e io, modestia a parte, e con me tutta questa delirante, affettuosa, schizzata Comunità Viaggiante, ossì che ci vogliamo ritornare. Grazie, Luisa, per essere così come sei.

05 giugno, 2008

Accontentatevi.

Delle foto un pò mosse, intendo. oggi, gran giornata per Cuore di Maglia. Nessuna pubblicità all'evento è stata data da queste pagine, per il semplicissimo motivo che mi sembrava troppo. l'obiettivo è stato raggiunto, 35 copertine (trentacinque) e un'infinità di cappellini e scarpottine (infinità) che hanno fatto brillare gli occhi non solo al Primario Nuovo di Zecca, ma anche e soprattutto alle caposala, alle volontarie dell'Avoi e, non ultime, alle dottoresse, convenute alla cineteca dell'ospedale per assistere all'evento. Che è durato pochissimo, eravamo in un ospedale, mica in una sala da ballo, tanto che dopo poco, anche il Primario Nuovo di Zecca ha dovuto correre in reparto, che era arrivato testè un bimbino piccino picciò da accudire, da trattare come dicono loro. Ma c'è stato il tempo. Di tirar fuori dalle scatole le nostre, le vostre meraviglie, ma quante erano, accidenti, da non sapere dire in scioltezza quale fosse la più bella. Di raccontare di Cuore di Maglia, e di tutte le cose che questo delirio ha comportato, di tutte le persone che hanno fatto in modo che tutto questo diventasse vero e realizzabile. L'elenco è piuttosto lungo, ma è ben chiaro. E siete tutte qui, custodite come si fa con i tesori preziosi.
Eravamo tutte emozionate e un pò stordite da tutti quei colori, e quella morbidezza e così felici di aver fatto qualcosa di così bello e importante. Perciò, grazie. A tutte, tutte, proprio tutte di Cuore di Maglia, da Cuore di Maglia. E da tutti i bambini che avvolgeranno nelle nostre coperte e avranno le nostre scarpine. E se la foto è mossa, ma ditemi un pò che importanza ha.

07 maggio, 2008

CdM Day.

Che tradotto vuol dire Il Gran bel Giorno di Cuore di Maglia®. Domani, 8 maggio, dalle ore 15 e fin verso sera, ci troviamo tutte, ma proprio tutte, per fare il punto della situazia, gran bella situazia, come diceva la mai compianta abbastanza ancella Olga. Ordunque,domani si conteranno tutte le scarpine, tutte le cuffiette, e io l'ho fatta così e tu l'hai fatta cosà, si apporrà ad ogni copertina, che sono una quantità insperata, il suo bel cuoricione che dice che sì, anche questa coperta è stata fatta da Cuore di Maglia. Ai primi di giugno la consegna ufficiale all'Ospedaletto, ma per adesso ci beeremo di tutti quei fili, di tutto quel calore, di tutti quei punti, uno in fila all'altro, che hanno dato vita alle cose che abbiamo fatto in questi giorni. Lì, sul tavolo di Josephine, ci saranno le cose che si vedono. E anche quelle che non si vedono ma che si sentono, si sentono eccome: la grande collaborazione, l'entusiasmo, la precisione e la determinazione con cui tutte indistintamente hanno aderito a questo progetto, nato un pò in sordina un pomeriggio qualunque e poi scoppiato come un fuoco d'artificio, di quelli che fanno un botto da paura, la sera della festa del santo patrono, a fine spettacolo. Il più gigante, il più spettacolare, certamente il più luminoso.

Special Knit Cafè
Special Guest
Cuore di Maglia®
Giovedì 8 maggio
dalle 15 fino al tramonto
A Casa di Josephine
Via Parma 10
Alessandria
Photo from: The Purl Bee

21 aprile, 2008

Pagina Cinquantaquattro.


Ma no che non lo sapevo, giuro, beh, sì, certo che avevo scritto, ma scrivo talmente tante cose che insomma proprio perdo il conto. E poi, ieri pomeriggio, in una domenica uggiosa, l'sms della mia Amica dei Tessuti, ma come, si parla di te e nemmeno me lo dici? Ma se non lo so. E invece, eccomi qui. La mia mail pubblicata su Elle, signora cara, non proprio sul giornalino della parrocchia. E poi, l'indirizzo delle Fragole, ossì, pure quello, e la cosa più importante e più bella è che parlano di lui, del mio Cuore di Maglia. E tutto questo, tutte queste righe mi hanno fatto saltare come un grillo salterino, perchè si sa che è una bella cosa, le prime cento pagine di un mensile sono quelle più importanti, ma lo sanno anche i bambini, come fa a non saperlo lei? Tutto questo mi fa sentire così felice e orgogliosissima e soddisfatta e se non fosse che mi vergogno mi darei una bella pacca sulla spalla, ebbrava, e mi stringerei la mano e mi direi ma guarda un pò tu che cosa che hai combinato. E ringrazierei, una ad una, tutte le persone straordinarie che hanno reso possibile questo progetto, la Filatura di Crosa in primis, tutte le mie Amiche del Knit Cafè che si sono tuffate con me in questa avventura bellissima. E a tutte quelle che non conosco, che mi hanno scritto con la voglia di esserci anche loro. Grazie, grazie, grazie. Per i ringraziamenti dei diretti interessati, si sa, bisognerà aspettare qualche anno. Ma in fondo è bello così. Sarà una festa che non finisce mai, di quelle che se ne parla per mesi e mesi, e sapere che i piccini sono lì, nei loro lettini speciali e trasparenti, con le cuffiette glamour, le scarpine corte mezze pavesino e le coperte, sono il regalo più bello. Grazie, Elle. Anche da chi non parla ancora.

18 aprile, 2008

Tenerezze.

L'unità di misura è il pavesino. Queste scarpottine morbidissime, con un pon pon che è la misura più piccola possibile in assoluto, ma che applicato du di esse appare gigaenorme, misurano appunto mezzo pavesino. Suppergiù. La suola di queste calzature per elfi del bosco e del sottobosco, è corta cm 5. E non è che me lo sono inventato, sa? Ho il mio bel documento. La dottoressa mi ha fornito un bello schema, l'impronta, presa direttamente dall'incubatrice, la misura giga e la misura mini, molto più frequente. Queste qui vanno a pennello. Per lei e per lui, con tacchetti regolamentari e vezzoso fiorellino. E sono chiccosissime. Mezzo pavesino di amore e di calduccio per dei piedini che, lo so, diventeranno da ballerina. O da calciatore. Con tutto il Cuore.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...