30 maggio, 2014

We Own The Night.

Se stasera sono qui.
E' perchè m'è presa secca.
E' perchè se corro mi cascano i pensieri dappertutto, li perdo proprio e non li trovo più. Per fortuna.
E io che non ci credevo.

Grazie a Elena Braghieri per l'ispirazione e l'incitamento.

E grazie a Silvia e Marialuisa, che sono con me come sempre, e mi soccorreranno se quando soccomberò.
Non credo che riuscirò a finirla, anzi, ne sono sicura, ma io corro scialla, mi guardo in giro, magari mi fermo pure a prendere un gelato, che so, o a guardare una vetrina. In ogni caso, le mie compagne di squadra sanno già che se perdono le mie tracce, mi trovano al NikeStore, mi porto i ferri e faccio due giri di maglia, per dire.

Sarà una bella festa.
Mi ci voleva, mi ci voleva proprio.






29 maggio, 2014

La Cretina Ortensia.



Il suo nome non le piaceva.
Troppo altezzoso, troppo altisonante. Complicato.
La Cretina Ortensia viveva nell'aiuola delle ortensie, e dove se no?, ed era quel che si dice una testa matta. Accanto a lei, la siepe delle ortensie più anziane e più giudiziose l'avevano più volte avvertita, ma lei nulla. Era un buona ortensia, alla fine, di gran cuore, perfino simpatica qualche volta. 
Se non fosse che quel maggio si era messa in testa di fiorire prima delle altre.

E mentre tutte erano ancora agglomerati verdissimi di fiorellini senza senso, lei no, lei si pavoneggiava un sacco con quei suoi fiorini rosa acceso, con quelle sue foglie lucide, con quel suo fare altezzoso, altisonante e complicato, proprio come il suo nome.

Ma la Cretina Ortensia sapeva il fatto suo.
Lei fioriva quando le pareva e le piaceva, non ne voleva sapere un bel nulla delle Regole del Giardino, e cioè che le ortensie fioriscono tutte insieme, appena dopo la pioggia dei petali del Ciliegio, che si deve stare buone e composte, rispettando le ortensie più grandi, quelle della siepe nuova, quelle sulle quali  nessuno ci avrebbe scommesso, arrivavano dal giardino del vicino dove avevano abitato per anni, e in molti pensavano che non avrebbero retto al trasloco, e invece no.
La Cretina Ortensia lo sapeva. e lo sapeva bene.

Ma le regole, ogni tanto, andavano in qualche modo sovvertite, sennò, che divertimento c'era, e che sì, lei  sapeva la storia,  che bla e bla e bla, ma in fondo non faceva proprio male a nessuno, aveva voglia di fiorire e fioriva, prendendosi tutto i rischi del caso, tutte le complicanze, pure le smerluzzate dei gerani, per dire, che non perdevano occasione di farle la predica e dirle come ci si doveva comportare, che non era quello il modo.Ma si sa, i gerani son filosofi, e te la spiegano, sempre.

La Cretina Ortensia lasciava dire.
E fioriva, a dispetto del mondo, del Pratino, del Ciliegio e di tutte le altre ortensie dell'Aiuola.
Fioriva, per trovare il coraggio, per fare un respiro lungo e andare avanti, fioriva a dispetto delle erbacce che si abbarbicavano sul suo stelo, che sembra siano solo campanule bellissime e invece sono  infestanti e pericolose, velenose perfino, beh non esageriamo, lei, la Cretina Ortensia, fioriva e fioriva, e diventava da rosa acceso a fucsia brillante, bellissima.

Il geranio, da lontano, nonostante la filosofia e le menate, guardava e sorrideva.

23 maggio, 2014

Di quando il Caprifoglio si innamorò del Geranio.

Erano sempre stati vicini.
La siepe del caprifoglio stava proprio lì, rasente il davanzale dei gerani, i vasi vecchi provenienti da un'altra casa, un pò sbrecciati ma pieni di storia e di storie, con ancora sul fondo i cocci di una vecchia teiera, non si sapeva bene bene a cosa servissero, ma erano sempre stati lì e lì rimanevano.

La siepe del caprifoglio fioriva improvvisa, senza avvisare,  non che avesse prima foglie, poi boccioli e poi fiori, no, arrivava così, un mattino  uscivi e, Toh Guarda, E' Fiorito il Caprifoglio.
In realtà, lo si sentiva anche dalla finestra, quel profumo di limone e pulito e vaniglia, anche, che entrava dolce dalla finestra socchiusa, insieme a quello delle rose, non si sapeva dei due quale fosse il più seducente, il più inebriante, il più romantico.

Quella mattina, il Caprifoglio si innamorò.
Non delle altezzose rose dell'Aiuola di Là, ma del Geranio, il primo della fila, quello che si innaffiava per ultimo, quello più vicino al davanzale.
La scintilla era scoccata, si suppone, la notte stessa, quando fra un pensiero e una chiacchiera, il Caprifoglio scoprì che il Geranio era sì di un bel colore fucsia acceso, aveva sì foglie verdissime e vellutate, era sì in un vaso coi ghirigori che era passato di in casa in casa, ma aveva anche bisogno di essere un pò abbracciato, un pò tenuto vicino.
Ti Regalo Un Pò del Mio Profumo, gli disse, e spinse i suoi rametti sottili e teneri fra le foglie vellutate, in un abbraccio delicato, ma intenso. Dolcissimo.

Il Geranio ne fu felice.
Li trovarono così, la mattina seguente, abbracciati sul davanzale, il profumo del Caprifoglio era tutt'intorno. Le rose, ammutolite a guardare.

Non importa che rivoluzione sia in atto lassù nella Casa in Collina.
Non importa se è tutto così scompaginato e confuso e sparso.
Non importa che viavai di valigie e progetti e biglietti aerei e tirar sù col naso di nascosto,  per non farsi vedere i lucciconi
Sarà sempre tutto bellissimo, se sul  mio davanzale potrò assistere alla storia d'amore tra il Geranio e il Caprifoglio.
Le storie d'amore alla fine, vincono sempre.


20 maggio, 2014

Piove appena.

Gocce alla rinfusa, per niente convinte, come me, forse, gocce sparse, piccolissime, in disordine come i miei cassetti.
Piove poco, piove a tratti, giusto per farti piegare la tovaglia a quadretti sul tavolo di fuori, per non farti stendere, piove solo per non farti mettere gli occhiali da sole, piove per farti un dispetto, piove che nemmeno lui sa perchè piove, ma lui chi?, lui nessuno, è un modo di dire, il tempo, il giorno, chi lo sa.

Se a maggio piove non va bene.
Perchè le rose stanno fiorendo in tutta la loro sfacciata bellezza, il pratino è una delizia, e queste due stupide gocce non possono arrivare così, a rovinare la festa.

Sono giorni di cose accatastate, alcune belle e alcune no, sono giorni di pensieri difficili e di progetti ambiziosi, giorni di cose così belle da non immaginare, giorni di figlioli avanti e indietro da casa, piccole vittorie, grandi notizie dette così, come per caso, Ah, Sai, Ho Deciso Che. Ma come.

Piove così poco che nemmeno piove ha un significato.
E non so se volere un acquazzone o un sole a picco, un mare infinito o una pozzanghera, non so niente di niente questa mattina, che forse sono pioggia stupida anche io, anche io che non so che fare, che non so da che parte girare per essere sicura di essere dalla parte giusta, che non so nemmeno se continuerà a piovere o se smetterà, se uscirà il sole più bello del mondo o se arriveranno tuoni e lampi e fulmini e non so cosa augurarmi, non so davvero che cosa sperare, pioggia scema anche io, goccia insignificante e inutile, che goccia sei se non bagni, che goccia assurda sei se nessuno o quasi si accorge di te, goccia scema di maggio, goccia che non fai rumore, goccia che non sai nemmeno tu da dove arrivi, e allora aspetta sì, aspetta e vedrai, anche la pioggia stupida, lo sai, può diventare un temporale.



12 maggio, 2014

Con la Luna e le Rose.

Non è piena.
Non è quarto.
Sa soltanto quello che non è.
Se ne sta lì, nel cielo di maggio, quando il buio ancora non è passato a trovarla, Sono Il Buio, Passerei a Farti Un Saluto.
c'è un momento perfetto, nelle sere di maggio, quando puoi decidere che cosa farne della sera che ti resta, delle ore che ti avanzano prima di andare a dormire. Leggeresti, finiresti quel mini maglioncino con quella lana fatta di nuvole. 
Ma il richiamo del giardino è più forte di tutto, e dal giardino il cielo si vede così bene, lo puoi studiare, se vuoi, stelle non ce ne sono, non ancora, ma puoi indovinare dove spunterà la prima, proprio lì, sopra l'acero, più o meno.
La Luna Timida, intanto, guarda giù.
Gelosa delle mie rose, che sono esplose in un giorno appena, gelosa di quel profumo di maggio che forse da lassù non si sente e che fa tutto più bello, più leggero e morbido, smussa gli spigoli, trasforma la carta vetrata in velluto pregiato, e i sassi in rubini purissimi.
Ho avuto giorni di spigoli e sassi e carta vetrata.
Non ci vuole un genio, a capirlo. Se da qui sto lontana, se nemmeno ho il sentimento di mettere in fila i pensieri e regalarne un pò, se nulla ho, da dare a nessuno, allora me ne sto sola, scelgo un angolo e mi metto lì, Passerà, mi dico, sono stata sempre così brava a dire Passerà, a dire Massì Che Non è Niente.

Stasera,è il profumo di maggio che mi ha chiamato fuori, e questa luna, che non sa nemmeno chi è e cosa fa, e cosa ci sta a fare in mezzo al cielo, se non sei piena, se non sei mezza e nemmeno un quarto, ma dimmi, che luna sarai mai.

Lei non se la prende.
Lei sa che l'adoro, non si scompone.
Anzi diventa, per me, più luminosa via via, man mano che il buio si avvicina col suo carro, e il cielo passa da celeste a blu, senza quasi darmi il tempo di accorgermene.

Nemmeno la luna resiste al profumo delle sere di maggio, a quest'aria liscia e senza vento, ce n'è stato tanto ieri, e ha spazzato tutto, le nuvole, i pensieri, la malinconia e gli schizzi.
Nemmeno la luna resta indifferente a tanta beatitudine, a tanta pace, a tanto misterioso sentimento.

Io, meno di tutti.




05 maggio, 2014

Make a Wish.

Sono stata in un posto bellissimo.
Non iniziano così anche i temi delle medie?
Sono stata due giorni un pò fuori dal mondo, fra ulivi e specchiere frantumate da un colpo di vento, e vecchi servizi di piatti da perderci la testa, spartiti consunti e tovaglie e posate e cestini da picnic perfetti per i Giorni da Prato.
Ho avuto due giorni di una specie di vacanza, una specie di festa, anche se  freddo, la pioggia, il vento, e a scrutare nuvole nerissime in un cielo che non prometteva nulla di buono,ma invece sì, alla fine.
Amo le cose vecchie, quelle dei rigattieri, dei solai, i divani rovinati, le zuppiere sbeccate, le scatole arrugginite dei biscotti.
Ho avuto due giorni di abbracci e di ridere e di niente, un Bellissimo Niente, maiuscolo, questa volta, quel Niente che ritrovi dopo un pò e che ti fa sorpresa e contenta, ma sì che lo sapevo.
Il Bellissimo Niente nelle cose semplici, in A. che mi si avvicina sorridendo, occhi cerulei e sguardo limpido, Lo Sapevo Che Eri Tu, e che mi racconta di quel suo Amore che è lì, a me, a me che legge ogni mattina, a me che sa, a me che conosce così bene, anche se non mi ha mai visto.
La meraviglia.
Il Bellissimo Niente sono tutte le cose che messe in fila fanno giorni perfetti di carezze, vere o virtuali è di poca importanza, giorni perfetti di piccole soddisfazioni, un cucchiaio di ambrosia, spalmata sulle gallette di riso, così, a rendere un giorno qualunque un giorno speciale.

make a wish.

Il mio desiderio è tenere tutto qui, vicino a me, appiccicato a me, le persone che mi sono care, le persone che con me dividono cose e sensazioni, e sentimenti e progetti e deliri, anche, perchè no.
Voglio che questo maggio profumato porti solo cose belle, e bei momenti e abbracci come quelli di ieri, e belle storie da raccontare, bei disegni da fare, bei cuori da attaccare a un fico sulle colline, in mezzo a tutti c'era anche il mio, che sorrideva.

Il mio desiderio di oggi è di avere sempre il cuore lucido, rosso e semplice,  la mente non è indispensabile,
 Make a Wish and Give it Wings, se il cuore vola, è un privilegio.

Grazie A., di quell'abbraccio.

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...