30 agosto, 2008

Là sarò.

E mica a gironzolare fra gli stand come gli anni scorsi, a guardare i ricami, le perline, ad incantarmi davanti a quella signora che insegnava il chiacchierino, come la mia mamma mi ci faceva i collettini per la scuola. o meglio sì, magari gironzolerò anche, tra un diritto e un rovescio. Ebbene sì, il Knit Cafè di Manualmente 2008, care le mie belle signore troppo avanti, che avete passato l'estate a impratichirvi con lane e cotoni, che sapete tutto o quasi della lana Noro, che i ferri circolari per voi non hanno alcun mistero eccetera, ecco, il Knit Cafè di Manualmente, è No-stro!!!!Nostro di chi? Ma di Knitaly, per cominciare, e di Arte-à-Porter, per finire. E mio, e che ve lo dico a fare! Allora, nessunissimo impegno per quei tre giorni.

Manualmente
Lingotto Fiere Torino
dal 25 al 28 settembre


Presentissime, nei secoli fedeli, tutte le amiche degli incontri di Alessandria, forse anche le milanesi e da qualunque parte del globo terracqueo ci vorranno colà raggiungere e incontrare. Il programma è più che degno. Oltre al solito Knit Cafè di chiacchiere e di compagnia, qualche lezione, di scialli e di ponchi a cura di Ferrida Olivieri, alla quale sono già iscritta, lì, proprio nel primo banco, insieme, lo so già, alle mie Amiche, di Perle, Provette e Pastiere, e pure Biancaneve, mi sa che sarà dei nostri. Presentazione da red carpet Cuore di Maglia. E poi lezioni di maglia e uncinetto per principianti, anche per bambini, perchè no, come fare un cuoricino, per esempio, e poi ancora, per le prime della classe, le cose più complicate e macchinose, naturalmente a cura dell'Ing. Knitaly. E poi scambi di opinioni, di indirizzi segretissimi dove trovare la lana più bella, i ferri più colorati e trendy, le borse da lavoro le più fantasiose e uniche. Sù, sù, non fate le timide. Prendetevi un giorno intero, un pomeriggio, qualche ora soltanto e recatevi senza indugio, cercate il nostro stand, è voilà, il gioco è fatto. Segnare in agenda, però, e con la penna rossa. Appuntamenti di questo genere è un peccato mortale lasciarli scappare!

29 agosto, 2008

La lunga estate.


Come tutte le estati. Malinconica e lenta, un pò decadente, quest'aria di fine di qualcosa, ma che cosa poi, si mette via, si lava tutto, si piega per bene, si fa così. Si impilano le pentole, con quell'ordine perfetto che si fa soltanto quando si sa che non si useranno per un bel pò. Si piegano lenzuola pulite, parei, asciugamani, si lavano fodere di divani, strofinacci da cucina, ogni cosa. E le valigie, che prendono forma via via, giorno per giorno, questo qui lo porto a casa pulito, già, dove mai ti servirà un costumino tutto brilli se non qui? Si lasciano negli armadi solo le cose prettamente marine, gonnine minuscole, camiciole impalpabili, caftani a piccolissimi coralli. Anche la vita di mare subisce, aiutami a dire, una specie di involuzione. Tanto per cominciare il mare si vede dalla spiaggia e non viceversa. E poi, che orari dilatati, che indolenza sottile, che femminile pigrizia, che assoluta tranquillità. Si fa tesoro di questi ultimi ritagli di estate, e si prepara uno scrigno immaginario dove conservare ogni cosa: sassolini, piccole conchiglie, legnetti. E i passi sulla sabbia, da imprimere per bene in testa, quando si camminerà fra pozzanghere e nebbiolina. E il calore del sole, da immaginare ad occhi chiusi al primo brivido dell'inverno che arriverà, ossì che arriverà. E stringendoci addosso quel cappottino smilzo tanto cool sorrideremo di nascosto, alzando un pò il bavero, magari, a ricordare il profumo di cocco, la granita all'amarena, quel pareo coi pesci, e quella volta che. Un'altra stagione e un'altro capitolo, tutta da scrivere, tutto da inventare, crucci e gioie, magoni e risate. L'inverno? E che sarà mai.

27 agosto, 2008

Deserta.


E silenziosa. Senza nessuno. Senza neppure il gatto. Senza nessun rumore, fruscio, urlo, risata, parolaccia, canzone. Solo la PrinciFigliaUnicadiMammaSingle e la scrivente. Partiti tutti, riederà qualcuno tra qualche giorno per l'ultima settimana di questa non facile estate. Il Liceale Riparatore non troppo convinto delle sua preparazione, arriverà al suo banco biondino e abbronzato. Gli altri verso le loro vite cittadine, una laurea in autunno, una matricola, la patente, le cose normali. Noi due, qui, ci organizzeremo. Abbiamo a noleggio una Fiat 500 Giallo Sole, possiamo andare su è giù per la costa come e quanto ci aggrada, rosolarci al sole, mangiare anguria al chiosco della spiaggia, dormire o non dormire, leggere o chiacchierare. Far finta di nulla, insomma. Dacchè la chiassosa sarabanda di fratellipapàamicifidanzategatto ha lasciato l'Isola ci sentiamo un pò sole. E sono passate solo poche ore. Certo, non si sta male. E' tutto così in ordine, così perfetto, lindo e pulito: certo, c'è ancora qualche calzino spaiato, qualche Gazzetta dello Sport abbandonata al suo mesto destino, un costume con le farfalle che non ha trovato il suo legittimo proprietario. La Princi ed io, qui siam: possiamo metterci smalti ad ogni ora del giorno, soffiando un pò sulle dita per farlo asciugare più in fretta, farci le trecce, gli impacchi di balsamo per tutta la notte, insomma, siamo un pò più libere. Però. A questo libero silenzio, a questo libero ordine, a questa libera casa sovradimensionata per noi due soltanto, beh, più che libera preferirei essere ancora prigioniera.

24 agosto, 2008

L'incazzatura.

Del tutto inutile fare finta di niente. Arriva, eccome se arriva. Mi arrabbio poco, di solito, lo trovo tempo perso, e in genere le mie arrabbiature durano quei cinque minuti e via, già passate. Questa no. Lenta e inesorabile, o improvvisa e accecante non saprei dire. So che la sono, e molto. L'incazzatura di genere A è quella che ti fa sbattere le cose e urlare come posseduta dal demonio, di breve durata. L'incazzatura di genere B è quella sordida, che ti fa stare silenziosa e stizzita, una specie di professoressa di matematica acida, zitella e con le calze riposanti, immobile ma pronta a una deflagrazione. Basta un nonnulla, un fruscio, una parola detta storta appena appena ed ecco che esplode in tutta la sua devastante potenza, travolgendo qualsiasi cosa si venga malauguratamente a trovare sul mio cammino. Può durare anche un giorno intero. Vedrò di farmela passare. Saltellerò qua e là per il web alla ricerca di qualcosa che non so, le ultime sfilate, magari, un bel libro su Amazon, un pò di gossip vacanziero, una ricetta orientale, lo schema di qualche sciarpa da knittare nel freddo inverno che sarà. Incazzata sì, ma dalle mille risorse. E che ve lo dico a fare.

21 agosto, 2008

Riflessi.


Di solito, mi piace questo periodo dell'anno. E' ancora estate piena, certamente, ma si annusa qui e là, spruzzata a caso da un flacone invisibile, un'aria strana di fine di qualcosa. Non amo i cambiamenti, mai, ma quello che accade alla fine di agosto suppergiù è l'unico che mi piaccia un pochino. C'è un pò della vita che sarà, tra qualche tempo, le mie non è che si possan dire vacanze, piuttosto che sposto la mia vita e i miei affetti e le mie più piccole cose da un'altra parte, per un pò. Vivo qui, insomma, in una girandola di figli e amici e chiasso e silenzi, e qualche lacrima quest'anno, di quei magoni improvvisi che ti cadono addosso come sassolini, pensieri, tristezze sconfinate, malinconie feroci, che stridono con il sole che c'è qui e l'azzurro che c'è qui e la vita che c'è qui. Semplice, in fondo, senza troppi orpelli e fronzoli ed inutili corbellerie. Una cosa naturale. Settembre è capodanno, i quaderni nuovi, i cappotti nelle vetrine, il chiudere l'estate in una scatola da riaprire dopo mesi. Rifletto e penso. Organizzo e penso. Programmo e penso. E i miei pensieri confusi sono sassi in fondo a un mare trasparente, sono conchiglie troppo profonde, stelle cadenti, schiuma e sabbia, erba seccata e scogli che graffiano, alghe che scivolano e nessun rumore, e rovine e abbandono e quella luna vanesia che fa la scema col mare, riflessa, anche lei, in un nero lucido di onde minuscole, appena appena, che non si vedono quasi.

17 agosto, 2008

Io non so.

Non so i misteri dell'alba. L'avvicendarsi del buio e della luce, della luna e del sole, le stelle, poi, non me le spiego da sempre. Non capisco, le correnti, le maree, le eclissi, i meccanismi, giganteschi o infinitesimali, le formule dei numeri, l'infinito, l'immenso, le cose. Se prego non so, se sto zitta non so, se volessi dire e non dire, se pensassi chissà, se succedesse a me, a mio marito e a me. Ho parole confuse proprio lì, ho silenzi e tristezza, ho pensieri per sua moglie e per le sue figlie. Ho il rammarico di non poterle abbracciare, per quel che servirebbe, di non poter dire, coraggio, di non poter fare niente, da qui, col pensiero che nemmeno da lì qualcosa si può fare. Improvviso e irrimediabile, insondabile e incomprensibile, come la magia della vita e il mistero della morte. Che cosa fare non lo so. Non farò niente, infatti. Ma tu Gianni, morire così...

Diciotto.


16 agosto, 2008

La presona.

Personaggi ed interpreti, in ordine di apparizione. Nuvoloni grossi come case, wind of the forc, pioggia a secchi, freddo da felpa. Con la straordinaria partecipazione di un gomitolino di cotone di violabiancolillino e nessun progetto chiaro in mente. Si inizia in tondo e si và. Un ferragosto alternativo, tutti rintanati, ognuno preso dai fatti suoi, che alla spiaggia oggi, ma mi vuoi dire che cosa ci vai fare? Certo, il mare se piove ha il suo fascino, ma nessuno-ti giuro-nessuno vuole muoversi di qua. Così, attività varie. Nails painting, che la Bruna Fanciulla ha una manciata di brillantini da appiccicare allo smalto, coi quali, c'è da dirlo, ha conquistato la PrinciBiondissima, e anche la scrivente e ci conquista vieppiù, con cuoricini e fiorellini colorati. Perciò, una seduta di manicure improvvisata, le uniche tre femmine di questa magione vacanziera. E questa cosa qui, venuta fuori senza un vero progetto, nè un motivo, nè una necessità vera e propria. Troppo grossa per essere una presina, troppo piccola per essere una tovaglietta. Però, carina. Servirà per la colazione, un sottotazza vintage, che presto sarà sbrodolata di caffelatte, ma in fondo che importa, per una presona dalle origini confuse va bene anche così.

Selvatica.

Se dovessi proprio scegliere, in un cesto pieno zeppo di aggettivi, uno soltanto per definire questa estate zerootto, essendo in prima battuta indecisa tra chiassosa, disordinata, trasparente e tranquilla, alla fine la definerei con uno soltanto: selvatica. Sì, selvatica perchè quest'anno, io rifuggo. La confusione, lo scontato, il quello che fanno tutti. Non solo perchè logisticamente, qualche volta proprio un gioco da ragazzi non è, mettere a piombo tutti gli occupanti di questa casina: si hanno orari così differenti, qualche volta, al desco della colazione qualcuno si aggiunge intorno alle 7, latte, croissant, bacino e bacino, dice buonanotte e se ne va a dormire, dacchè riede testè dalla Costa. E capita anche che, a tuonare dalla cucina Chi Vuole La Pasta? si incontrino occhi smarriti e lievemente nauseati con un baffo di Nesquik, No Grazie, educati e compunti, svegli da 8 minuti eppure sono quasi le 2 del pomeriggio. Se vacanza deve essere, che vacanza sia. Ci si inventano perciò itinerari alternativi, il mio Capitano e io medesima stessa, che si scappa solinghi in una spiaggia deserta, lasciando il resto della truppa al suo destino. Che si sveglino quando vogliono, che facciano, nei limiti della decenza e del legale, un pò quello che vogliono, ancora per un pò. Tempo ci sarà per orari, esami di riparazione, iscrizioni all'Università, alla patente di guida, alla sveglia ogni santa mattina eccetera. Dal canto mio, rilassata ma vigile, riposata ma con cinquecento progetti autunnali, vivo serena, scanso temporali, nuvoloni e ventaccio della forca, non ho alcunissima (!) velleità mondana, se non un salto alla libreria di Santa Teresa e a quel negozio di vestitucci indiani, e rifletto. Ma come. Nemmeno una vetrina luccicante? Nemmeno un aperitivino in piazzetta della Casbah? Il nulla del nulla? Oh, yes. Mi accontento di questa vista, di andare a curiosare i lavori del G8 , la base americana di Maddalena metà in abbandono e metà in fermento, mi diverto a schivare con grazia i luoghi affollati e il chiasso, che ne ho già tanto qui, mi aiuti a dire, mi beo, voce del verbo bearsi, riflessivo, di tutte queste cose che ho qui, i miei ragazzi, i miei amici, la semplicità, il mirto, il pane, i miei pensieri, il basilico nel vaso, il mare laggiù, beata, selvatica. E felice.

13 agosto, 2008

Crochet à voile.

E no che non si perde mica tempo, sa? Nel prigro meriggiare al sole, che tutti si rosolano o leggono, o dormicchiano, o stanno a mollo, o guardano sotto con la maschera o girano in gommone e fanno gli scemi, ma nessuno, proprio nessuno ha voglia di andare via di qui, e allora stiamo pure, che un'acqua così turchese tutta per noi ma mi vuoi spiegare dove la troviamo, che sono tutti ammassati alle Isole questa settimana? La medesima trova ben il tempo di andare in soccorso della sua Amica della Pastiera, che la spinosa vicenda le ha affidato: confezionare a tempo record uno zuccottino rosa caramella, più fucsia, direi, meglio, geranio, per una nipotina di appena un anno. Che fare? Fai che lo fai, nel senso intrinseco della frase, ovunque tu ti possa trovare in questi giorni. Così, dopo averlo fatto e disfatto, che è pur sempre un lavorare, ecco che lo zuccottino per la picci prende forma. Il prossimo però, lo farò turchese. Sapesse come non si abbina il fucsia col turchese!

Senza parole.

....e se lo avessi soprannominato Karamazov?

Corse e ri-Corse.

La strada dell'orto, suppergiù. Ci si va quando si ha voglia di qualcosa di selvaggio, un pò fuori mano, non compreso nei soliti giri del turismo veloce. La si prende comoda, si guardano le previsioni, si può fare, un bel vento leggero, nè troppo nè troppo poco, si carica sù la famiglia al grandissimo completo, ivi compresa l' Ingegnera promessa al Giovane Holden, anche lei catturata da questo reticolo di affetto e attenzioni e fratelli e amici e sorelle. L'essere al super completo comporta per la scrivente una felicità senza pari, una vera beatitudine, e niente mi fanno le tonnellate di pasta e le quintalate di frutta e i chili e chili di merende, croissant, stuzzichini e pizze croccanti sfornate in mezzo al mare. Guardare le stelle come sotto una scodella di blù tutta cucita di perline, insieme alle persone che sono la tua vita tutta è quanto di più bello possa esserci. E a quella stella che cade, così grande che è durata un bel pò, che la scia si è vista come un fuoco d'artificio, che tutti hanno fatto ooohhhhhhh!, beh, proprio non saprei che cosa chiedere.

09 agosto, 2008

Cobalto.

Nient'altro che questo. Pigrissime giornate, per meglio dire lente, che pigri in questa casa, mi aiuti a dire, proprio non si potrebbe essere seppure volendolo. Lente, quindi, silenziose, un pò sottotono, neppure una vetrina di quelle cool, se non il mercatino serale, anelli di conchiglia e spilloni per capelli e chignon, che è così in auge quaggiù. Neppure una seratona di quelle in Costa, per carità, ma solo chiacchiere liquide a cena con gli amici, a quel ristorante di solo pesce che c'è da perderci la testa. Neppure una mise da combattimento, se proprio vogliamo esagerare un abituccio nero leggerissimo e un pò di tacco, massì, un 10, signora mia che non si sbaglia mai, e che sulla gamba abbronzata e tonica ha sempre il suo bel perchè. Si son fatte le due, ier sera, mi sentivo come a Capodanno, io, che vado a letto presto e mi sveglio giusta, prima grande nottata di questa estate così normale che neppure sembra. Il mare, da là, sembra darmi ragione. E' di quel blu che stende, dopo un giorno agitè, e a me basta guardarlo e guardarlo e seguire il filo ingarbugliatissimo dei miei pensieri, e farmi carezzare da questo vento profumato al quale non mi abituo, che spazza il mare e lo colora col pennarello, che mi sorprende ogni volta e ogni volta mi fa dire ma che bello che è.

05 agosto, 2008

Il vento che porta.


Passa. Veloce e maleducato, all'improvviso, a raffiche più o meno costanti, a sprazzi, schiaffi e carezze, uno di qua, uno di là. E' un vento che profuma, che sa. Sa di rosmarino, di sabbia e di mirto. Sa. Le cose che gli racconti, i pensieri che ti ruba quando sei lì, distesa, e ti passa sopra e ti scompiglia, i capelli e i pensieri e le cose che hai, ti solleva la gonna, fa giocare le tende e sparpaglia le nuvole e rende impossibile farsi una treccia. Sa. Di mattino, di colazione calma, lentissima, esasperata persino, si gira piano il caffelatte, si guarda in là, si respira a fondo. Un balsamo, un'ambrosia, una medicina portentosa. Il vento cura e protegge, spazza in un secondo la malinconia, la salsedine, il raffreddore, confonde i gabbiani, modella gli scogli della costa, li fa sembrare massi di luna, strane forme da set, un film di alieni, di mostri, di deserti immaginari. Il vento ti coccola, massaggia il cuore, complice. E se non hai più pensieri da pensare, nè musica da suonare, nè canzoni da cantare o sogni da sognare, nè storie nuove da raccontare, il vento, sempre lui, ne porterà di nuove, ne conosce così tante, le nasconderà tra le foglie del limone e soffio dopo soffio, raffica dopo raffica, le farà danzare per te.

04 agosto, 2008

Ode alla Galletteddas.

Se ne stava buono buono nello scaffale del discount. Un pacco insignificante, nessun colore sgargiante che richiamasse la benchè minima attenzione, nessuna immagine colorata e accattivante che ne invogliasse l'acquisto. Uno scatolone semivuoto, di quelli aperti malamente e un pò sbrecciati. Curiosa, agguanto ed esamino. Una scritta in corsivo Galletteddas di Fonni, Marchio Registrato. Dalla carta trasparente occhieggiano composte, in fila per una, delle cose che a chiamarle ciambelline si fa errore, e chiamarle biscotti pure, dei fiorellini di pasta frolla che sembrano discreti. Una vera donna di casa sa riconoscere al volo che cosa può valer la pena di comprare per la sua famigliola, non lo pensa anche lei? E sottoposte all'esame durissimo dei partecipanti alla mio umile desco, esse, ricevono una standing ovation. La Galletteddas è più di un biscotto, più di un pasticcino, più di qualsiasi cosa al mondo. Leggera, friabile, di quel gusto un pò limone e un pò vangilia tipico dei biscotti fatti in casa, quando i biscotti ti riescono bene, s'intende. La Galletteddas ha rubato la scena a numerosi altri biscotti, sia da colazione che da dopocena. Nel senso che da queste parti, che colazione sarà mai se non intingi la Galletteddas nel caffelatte. E che dopocena di chiacchiere tranquille sarà mai , se non tuffi la Galletteddas nel bicchierino del mirto, avendo cura di spezzarla in due e di raccogliere poi col ditino le briciole lì intorno sparpagliàtesi, che lasciarle sarebbe peccato. In qualunque modo la si intenda, Essa è da copertina, da primissima pagina, pure da web, visto che la puoi ammirare persino nel suo sito. Diavolo di un dolcetto: innocente o alcoolica, da alba o da notte fonda, da sole alto o da luna a spicchio. Mantenga!

Odore di dicembre.

  Che non è pino, non è neve, non è gelo, non è niente. Non c'è dicembre in questi giorni, non c'è niente del genere, non ci sono le...