22 febbraio, 2008

La pace.


Del cuore, suppongo. E dell'anima, anche. Pace e basta. Pace che inghiotte, che circonda e che annega, un pochino, pace e silenzio, ma anche no, se vogliamo, la pace non si misura dal rumore e dalla musica, la pace si sente, anche solo girando la chiave nella porta, sbirciando dalla finestra. La pace dei giorni, se vuoi, la pace che è dentro, di sotto e tutt'intorno, che ti fa crollare di peso su una poltrona e dire, ok, qual'è la prossima cosa da fare, ma intanto c'è pace, si sente di già, c'è un'ovatta invisibile, una specie di day after, di dopo la tempesta, che è quiete, lo sanno tutti, ma di quella quiete accesa che ci piace tanto, instancabile, che non si ferma, la quiete in una vita così complicata eppure così semplice, pensieri fermati, con l'illusione di colorarli un pochino. La pace, una musica di sottofondo, la caffettiera che gorgoglia e sibila e un pò sbuffa, i rumori di casa, che si conoscono a memoria, non troppo forte ma che si sente appena, un profumo di niente e di tranquillità, rosmarino e vaniglia, pane e borotalco, che non si spiega ma che c'è, un porto sicuro dopo una maestralata. E di scossoni e tempeste, buriane e burrasche, di onde e di raffiche, questa barca, per favore, basta così. Almeno per un pò.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La pace ovattata
la pace avvolgente
è fatta di niente ,
di odor di caffè ;
bevuto in cucina
guardando là fuori
pensando a un futuro
che buio non è.

Manu.

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