24 ottobre, 2006

Il frullatore.



Non è mistero. Vorrei comprarmi un frullatore nuovo. O un robot da cucina o un impastatore o uno modello Alì Babà che faccia tutte queste cose insieme e che all’occorrenza dia anche il bianco alle pareti e stiri i fazzoletti. Lo desidero. Ne ho bisogno. E già sto facendo qualche giro di ricognizione e raccolta informazioni presso le mie amiche, più addentre, ancora per poco, bellezze, all’affascinante universo della cucina home made. Quello che non volevo era, nel frullatore, di finirci io. E’ quanto mi è successo questa mattina. Capita che uno si sia svegliato in una qualunque mattina a scelta, si sia fatto una bella doccia rigenerante e preparatoria, e lì, sotto il getto trepidino, avesse ripassato mentalmente tutte le cose, non poche, signora mia, non poche, da portare a termine non già nell’intera giornata ma nell’ancor più breve lasso di tempo che copre la sola mattinata. In linea di massima non erano le solite 15 da compiere entro la una, diciamo soltanto sei. Peccato che, alle ore 8 e 40 erano già diventate quarantacinque. Nessuna preventivata, nessuna preparata. Bel colpo. Sicuramente c’è di peggio, la miniera, per esempio, o le piantagioni di cotone. Però, arrivate le 13 uno si chiede se e come arriverà all’ora di cena. Ci si consolerà. Del fatto che l’attività rende scattanti e pimpanti, tonifica chiappe e cervello, non permette ai neuroni di addormentarsi sbadigliando annoiati. E poi, comunque, la doccia di stamattina a qualcosa è servita. Saremo pure state frullate dagli eventi non previsti, avremo fatto la spesa a razzo che è finito il detersivo della lavastoviglie e non se ne era accorto nessuno, saremo anche andate a sentire dai professori del liceo che il tuo figliolo, miracolo, sembra aver messo la testa a posto, e tu non hai avuto cuore di chiedere se per caso si stessero confondendo, avremo gestito 3 o 4 grane noiosissime, ma avremo fatto tutto ciò e un centinaio di altre corbellerie, avvolte in un aurea di frutti di bosco che ci ha reso invitanti e appetitose come un cesto di more di gelso. Che, se ci annusiamo il braccio, un po’ si sente ancora. Cose da non credere.

1 commento:

Sandra ha detto...

Ma signò.. allora sto frullatore lo vogliamo comprare, che lo dobbiamo battezzare!!! ;-DDD
baci

Odore di dicembre.

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