18 settembre, 2006

Stasera.


Molti queste cose le detestano. Non ci vanno, semplicemente. Personalmente, non è che ne vada pazza, certo che no, come potrei. Ho già dato, come si dice. Ma volevo essere lì. A dire una preghiera, non importa se è un bisbiglio o è ad alta voce, e ho dimenticato anche a casa il mio rosario di vetro. Non serviva, lo so. Sono qui, per lei. Che non si gira, che ogni tanto guarda a terra, e che ha le lacrime lì, sul bordo degli occhi, ma che un pò si sforza e quasi, sorride, stanca e smarrita.Conosco fin troppo bene come sta, perché ho provato tanto tempo fa, e so che tutta la gente che le va incontro e l’abbraccia e la bacia e le dice coraggio, le dà un leggero senso di nausea, e si chiede, lo so, ma quand’è che se ne vanno via tutti. Io non so bene cosa fare. Ma mi avvicino, senza parlare e la guardo. Leggo nei suoi occhi le cose che so già, che porto cucite nel cuore da ventisei anni, tra poco. Non serve a nulla, ma nel mio abbraccio c’erano le cose che volevo dirle, che ci sarò se lo vorrà e quando, se piangerà o se vorrà parlare d’altro, o se vorrà solo stare in silenzio ma non da sola. Per quel che serve, io ci sarò.

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