06 agosto, 2006

Se piove, stiro.


Così, a naso, suona come una parolaccia. O un mantra, da non ripetere nemmeno una volta. In effetti, oggi è una di quelle giornate in cui anche pensare il da farsi diventa una fatica, ma una fatica. Sulla tavola sono allineate in ordine sparso, tazze della colazione, focaccia al rosmarino, nutella, prosciutto, frutta fresca e briciole di pane guttiau. Si leggono i quotidiani, la tabellina del 7 per restare in esercizio, un torneo di playstation osteggiato fortemente dalla scrivente. Non c'è altro. Il cielo è indaco chiaro, nuvole e mare ostile. Vento, pochissimo, il che dona un senso di assoluta immobilità a tutta la vicenda. Certo, potrei stirare, lanciando un pensiero irripetibile alla fantesca peruviana che dovrebbe farlo al posto mio. Oppure potrei leggere, ricamare, perdere il mio sguardo oltre il mare, su Guardia Vecchia, pensando a quel che mi va, a chi mi va, alla mia amica che compie gli anni domani, alla lista dei libri che vorrei, le cose che dovrò fare quando rientro. Rientro? Forse, è proprio meglio che stiri. Troppe parolacce, stamattina. Non sta bene.

1 commento:

Anonimo ha detto...

parolacce o non ... mi sei mancata
un bacio
cizeta

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