30 agosto, 2006

Ode alla formaggella.

Acquistata tiepida, di ritorno da una gita di sei chilometri sulle alture di Santa Teresa, e quindi meritatissima. La formaggella è, in sè e per sè, un dolce semplice. Ricotta, zucchero, uvetta e scorza d'arancia. Bella scoperta. ma è lo scrigno di pasta frolla, che frolla non è, a farne una vera delizia. Ho spiato dal bancone fin dentro il laboratorio la pasticcera, un donnone con gli avambracci possenti e un sorriso limpido, ma non sono riuscita a carpirne nessun segreto di preparazione. Solo, la generosa spolverata di zucchero, appena sfornata, che fa pensare al luogo dove il suddetto zucchero si posizionerà, se sul fianco o sul sedere, ma nulla ci fa. A sciocca insalatina e triste pollo penseremo al rientro. La formaggella è adatta a una colazione tranquilla, una merenda improvvisata, un fine cena, un bicchierino di mirto. La fortezza croccante della pasta intorno svelerà ben presto il morbido interno. Calorie? Tremila, credo. Ma l'aspetto più esaltante di questo sublime dolcetto, è la complicità. Essa infatti, comprendendo bene il peccato che rappresenta, si lascia consumare senza lasciare traccia. La formaggella non sbriciola. Il che, è già qualcosa.

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