03 maggio, 2006

Grazie, ma no.

Una rielezione mal si confà. Ha detto proprio così, no grazie, carissimi, troppo gentili, ma non farò più il Presidente della Repubblica. Mi dispiace. A me, Carlo Azeglio ispirava. Il suo accento strascinato e mai celato, tanto che, nei discorsi ufficiali, mi aspettavo da un momento all'altro una saetta, un'esclamazione tipica toscana, irripetibile, perlopiù. La sua grisaglia impeccabile, quel suo piglio un pò da nonno un pò da maestro elementare. Uscito da Cuore, ecco. E poi, la first lady, ma ne vogliamo parlare? I tailleurini di lana bouclè, il mezzotacco e la calza riposante, la spilla importante e 4 giri di perle. Impagabile, quando a Giovanni Paolo II, appena uscito dal Gemelli, la sciura Franca se n'è uscita con quel Santità, Si Riguardi, come si direbbe al bidello, all'amministratore del condominio, al commercialista. Che donna di semplice classe, di bonario umilissimo rigore, mai fuori posto, sempre due passi dietro l'Illustre Marito, ma sempre lì. La signora Franca che guarda la Tv e la commenta. E passa il dito, me la vedo, sui quadri preziosi del Quirinale, per vedere se son spolverati bene, con questo smog, cara la mia signora, non si finisce mai. Il capello cotonato di fresco, l'occhiale fumè, il rossetto rosa corallo. E ora, che farà? Si occuperà della casa, andrà in vacanza alla Maddalena, come sempre, preparerà ribollita e cantuccini col vin santo, nel dopocena. E ricorderà, senza ombra di rimpianto i suoi giorni ai Passi Perduti. Dove transitava con le pattine, per non lasciare quei segnacci sul pavimento. Illustre, ancorchè.

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